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Mats Gustafsson

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1. Hank Mobley, Hank Mobley (Blue Note, 1957).

Il disco jazz definitivo?! È tutto perfettamente bilanciato in questa supersession. Il sax tenore è poetico e la tromba di Art Farmer non è mai stata così lirica ed emozionante. Art Blakey è un genio dello swing e la foto di copertina è una delle mie preferite. Questo disco è un must che ogni amante del jazz dovrebbe possedere. Quando riuscii ad avere una copia della prima stampa mono fu uno dei giorni più felici della mia vita di collezionista di dischi. Lo ascolto quasi tutti i giorni.

2. Bitch Magnet, Ben Hur (Glitterhouse, 1990).

Un classico! Lento e poetico, duro e rumoroso, epico. Jazz o no? Chi se ne frega. Un flusso pazzesco di bellezza che ti arriva dritto, riff sovrapposti e distorsioni creano un meravigliosa bestia strumentale.

3. Brussels Art Quintet, Brussels Art Quintet (BAQ, 1968).

Un raro e meraviglioso 7" del primo free jazz spirituale europeo. Il sax tenore di Babs Robert si muove espressivo e carico di emozione su di un background ritmico carico di groove. Successe nel 1968. Liberate il jazz e preferibilmente nel formato 7"!.

4. Yosuke Yamashita Trio, Montreux Afterglow (Frasco, 1976).

Di tutti i grandi album in trio di Yamashita questo spicca in modo particolare! Akira Sakata suona frenetico come non mai e l'interazione del trio è ai massimi livelli. Il trio di Yamashita è uno dei gruppi più sorprendenti ancora in attività. La versione dell'ayleriana "Ghost" è da paura. Questo disco è sul piatto del mio giradischi almeno una volta alla settimana, ne ho assolutamente bisogno. Intensità e bellezza da un altro pianeta..

5. Codeine, Barely Real (Sub Pop, 1992).

Un altro tipo di energia lenta e inesorabile a cui non posso e non voglio resistere. Bellezza distorta. Lo ascolto regolarmente durante colazione da due mesi a questa parte.

6. Louis Moholo-Moholo, Spirits Rejoice (Ogun, 1978).

Uno dei miei dischi preferiti in assoluto. Viaggio sempre con una copia al seguito! Ha tutto: swing, libertà, bellezza melodica, estasi. Evan Parker suona come non mai, Mongezi Feza ha un'intensità pazzesca ed il ruggito ritmico di Moholo è supportato da due straordinari bassisti come Johnny Dyani e Harry Miller. E con arrangiamenti geniali. Album di un altro pianeta. Un must per ogni amante della musica creativa.

7. Serge Chaloff, Boston Blow up! (Capitol, 1955).

Un capolavoro del jazz. Ho diverse copie di questo album, mono, stereo, stampa giapponese, etc, e me le ascolto sempre in tutte le versioni. Improvvisazioni su progressioni armoniche in modo assolutamente libero. Rilassato e ricco di tensione allo stesso tempo. Chaloff è una delle ragioni per cui ho iniziato a suonare il baritono, le altre due sono John Surman e Lars Gullin. Chaloff potrebbe fermare il tempo. Potrebbe creare il tempo. Ascoltate "What's New" e chiudete gli occhi. C'è tutto lì dentro. Un classico.

8. Göteborgs Musikkvartett, Göteborgs Musikkvartett (SJR, 1974).

Una bomba del free jazz svedese. Ove Joahnsson al massimo della forma. Brutale, espressivo ma anche melodico. Il materiale proviene da diverse culture popolari e viene manipolato in un modo che solo questo gruppo è in grado di fare. Ho trovato questa copia la scorsa settimana e sono felice tutte le volte che la ascolto. La tradizione free jazz scandinava degli anni sessanta e settanta è piuttosto spettacolare e assolutamente da approfondire!

9. Paul Bley, Closer (ESP,1966).

Ho trovato questa stampa con una copertina mai vista in precedenza, senza nessuna informazione, proprio di recente. Disco sorprendente. Lirismo ed emotività in perfetto equilibrio. E che trio! Interplay meraviglioso tra Steve Swallow, Bley ed un giovane Barry Altschul! L'iniziale "Ida Lupino" è pura bellezza. Il resto dell'album è abbastanza sperimentale e ancora estremamente interessante nella sua ricerca. Album da rispolverare con frequenza.

10. Lee Konitz, Tranquility (Verve, 1957).

Cosa posso dire che non sia già stato detto? Meravigliose, intricate interazioni tra linee orizzontali e i misteri verticali della materia. La musica fluisce e fluttua in un modo che suona come una musica di... sottofondo, perfetta e bizzarra con un senso estremo del dettaglio e di micro tensione. Narrazioni che comunicano realmente qualcosa. Free the jazz!

Foto: Luciano Rossetti

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