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Maurizio Giammarco: Una musica che ci rende più umani

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Il sassofonista Maurizio Giammarco ha presentato 11 Gennaio in prima assoluta al Teatro Studio Borgna il suo nuovo lavoro dal titolo Only Human nell'ambito del Recording Studio, la rassegna che dà la possibilità al pubblico di assistere alla registrazione dal vivo dei dischi prodotti dell'etichetta Parco Della Musica Records.

Il titolo del disco Only Human si ispira al concetto di alienazione dell'uomo moderno provocata dai nuovi mezzi di comunicazione che si sostituiscono ai nostri rapporti personali "assorto in estatica contemplazione della presunta infallibilità dei suoi giocattoli tecnologici," come scritto nel programma del concerto in cui i titoli dei dieci brani in scaletta sono seguiti da brevi testi a firma dallo stesso Maurizio Giammarco, come ci spiega lui stesso "sono dell'avviso che è meglio dare più informazioni possibile al pubblico in maniera concisa. I brani che scrivo in qualche modo riflettono un'idea o una suggestione, che però sono molto labili."

Il disco è il secondo registrato con il progetto Syncotribe, con il pianista Luca Mannutza e il batterista Enrico Morello, "il primo dal titolo So to Speak" ci racconta Maurizio Giammarco "era in trio con l'organo, formato da mie composizioni originali con una direzione un po' crossover, non nel senso più comune del termine, ma in quello di trovare delle strade diverse dove confluiscano influenze di vario genere, vagliate dai miei gusti personali e dalla mia cultura musicale. Questa è una formazione diversa, la presenza di altri due musicisti mi offre un dettaglio di possibilità molto più variegato."

L'aggiunta della chitarra suonata da Paolo Zou e del contrabbasso suonato da Matteo Bortone ha permesso al sassofonista di aprirsi a nuove sonorità e timbriche rispetto al lavoro precedente "Il criterio di scelta è musicale, avvalermi di musicisti che secondo me funzionano per un progetto in particolare: Luca Mannutza è uno dei pochi pianisti in Italia che ha una tecnica spettacolare con una profonda conoscenza del jazz insieme a una veloce lettura dello spartito e in più suona anche l'organo. Enrico Morello e Matteo Bortone sono una ritmica molto affiatata suonando insieme anche in altri gruppi. Enrico Morello è un batterista come se ne trovano pochi in Italia, non solo per quanto riguarda l'abilità tecnica ma soprattutto per la sua mentalità, suona nello stile dei batteristi americani che vantano ancora un certo grado di superiorità rispetto alla controparte europea. Paolo Zou è un giovane chitarrista uscito dal Saint Louis College of Music, leader del gruppo Dumbo Station formato con altri tre ragazzi con cui suona una musica molto aggiornata. Mi sono interessato a lui perché suona la chitarra in modo differente da come solitamente la suonano i chitarristi di jazz, usando gli effetti e tutto il potenziale dello strumento."

Only Human è un lavoro poliedrico nel quale Maurizio Giammarco amplia la sua prospettiva personale guardando con sempre maggiore interesse all'aspetto compositivo della sua ricerca musicale, a prescindere da quello puramente sviluppato al sassofono "cerco semplicemente di tracciare un percorso con le mie composizioni, con i brani al servizio del mio modo di suonare, i due aspetti sono sempre collegati. Più che la sperimentazione cerco un percorso, un'identità compositiva che si diversifica in base alla mia profonda conoscenza del jazz, all'ascolto del rock con cui sono cresciuto e all'ascolto di molta musica contemporanea di tutto il novecento e di compositori moderni." Una visione che traspare dalle tracce del disco presentate in concerto a partire dal brano che dà il titolo al disco "Stavo scrivendo in realtà qualcosa per un lavoro che non si è realizzato, questa idea ha preso forma nel brano con una frase iniziale della chitarra, quasi una specie di folk, poi quando ho terminato il pezzo ho deciso di chiamarlo "Only Human." Cercavo un titolo che desse questa idea di terreno, di ancorato alla Terra e alla controcultura di qualche decennio fa, e poi ho detto 'sì questo titolo va bene per tutto il disco.' Nel brano che segue "Fiction-ado" invece i bassi degli accordi non sono le note principali dell'accordo come succede spesso, quindi si crea un effetto di politonalità, il bassista suona in una tonalità e il solista che improvvisa in un altra, questo succede in vari punti del brano ma non in tutti" e continua "il brano dal titolo Stangetzin nasce da una frase all'interno della melodia che mi ricordava Stan Getz; il titolo "Stangetzin" era provvisorio ma poi è rimasto perché il mood tendente al lirico del brano va alla fine in quella direzione. Lui è un punto di riferimento per qualsiasi tenorsassofonista, anche se le figure del jazz per me sono tutte importanti: Sonny Rollins, John Coltrane, Lester Young, Bud Freeman, Dexter Gordon eccetera, sono tutti musicisti che raccontano la loro storia attraverso la musica."

L'ultimo brano diviso in due episodi "Blues Today Part I -II" è il finale che non ti aspetti, il trait d'union fra le svariate anime espressive dell'intero progetto, come ci racconta il sassofonista "i due brani nascono dalla passione per la musica contemporanea e il blues con cui sono cresciuto, ma è anche un brano polemico, una metafora rispetto a come un certo dato culturale si è perso," e continua "la seconda parte del brano è una partitura semi-aleatoria in cui i musicisti si inseriscono con interventi precisati ma con delle durate approssimative. All'interno di questo percorso i quattro musicisti, tranne il batterista, hanno tre frasi di blues famose a testa nelle dodici tonalità diverse, che emergono in una situazione di caos nella quale sono isolate. Sono le uniche che hanno una connotazione idiomatica, il resto sono suoni astratti all'interno di una situazione nella quale non c'è un tempo, un'armonia e una regola seriale di esposizione musicale, presente invece nella prima parte che, a differenza della seconda, è completamente scritta con una tecnica di cromatismo totale che non segue una sequenza seriale dodecafonica classica."

Il format proposto dal Parco della Musica Records è sicuramente un'occasione per immergere il pubblico in un'atmosfera intima che, come spiega lo stesso Maurizio Giammarco, "ti permette di suonare accanto agli altri musicisti, cosa che non succede nello studio, e inoltre il posto ha una ottima acustica."

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