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Jimmy Giuffre 3 & 4: New York Concerts
ByMa a questo si aggiunge lo straordinario valore artistico dei documenti, che fotografano aspetti fondamentali del processo creativo di Giuffre. Da più di dieci anni il musicista esplorava con tenacia e originalità vie di astrazione per il jazz: geometrie asimmetriche, forme di contrappunto scritte e improvvisate, contrasti tra scrittura e improvvisazione, tra densità e rarefazione, tra suoni e silenzi. Le tappe sono numerose: dal lavoro con Shelly Manne e Shorty Rogers negli anni Cinquanta, al trio con Paul Bley e Steve Swallow nei primi anni Sessanta.
Certo è che il periodo rimasto privo di documentazione fu fertilissimo per la definizione del lavoro di Giuffre e fu nel contempo ignorato da produttori ed etichette. A queste gemme ritrovate dei New York Concerts si aggiunge, secondo quanto ricorda Philipp Carles nel suo contributo all'eccellente libretto che accompagna il disco, l'attività concertistica che coinvolgeva tra gli altri Gary Peacock, Don Pullen, Andrew Cyrille, Milford Graves. Giuffre era attento ai musicisti più creativi e arditi dell'epoca, non è certo un segreto.
Dai tempi delle sperimentazioni con Shelly Manne, Giuffre era interessato al contributo melodico della batteria: lo strumento entrava nel dialogo contrappuntistico con gli altri strumenti in modo denso, filigranato. Nel caso di questi due concerti troviamo con lui Joe Chambers, batterista coinvolto in quel periodo in numerose registrazioni Blue Note moderatamente innovative, il cui apporto si sviluppa qui nella pienezza delle sue potenzialità. In questo contesto ricco di contrasti dinamici, pause espressive, varietà timbrica, la batteria di Chambers sviluppa in modo completo il senso del respiro narrativo, il gusto melodico, la finezza dinamica e timbrica del suo approccio originalissimo. La sua capacità di scomposizione tra gli elementi dello strumento, che rappresenta essa stessa un lavoro di contrappunto, è valorizzata ed esaltata. L'approccio del trio con Richard Davis al contrabbasso, registrato alla Judson Hall in un concerto senza pubblico, è di grande libertà contrappuntistica. I tre strumenti interagiscono creando una trama di intensità tenace, di forza cameristica.
L'altro CD, registrato qualche mese prima alla Columbia University davanti a un pubblico, aggiunge all'organico il piano di Don Friedman, che si muove su coordinate molto vicine a quelle di Paul Bley, con un'articolazione splendidamente cristallina. Al contrabbasso c'è in questo caso Barre Phillips, e il confronto tra le due date, in cui molti brani si ripropongono, è tutta da scoprire e centellinare. L'unico brano non scritto da Giuffre, "Crossroads," esce dal paniere di Ornette, e a tale proposito ci piace concludere con le parole di Paul Bley, inserite nel libretto e tratte dal suo volume autobiografico Stopping Time: Paul Bley and the Transformation of Jazz : "Le due figure più importanti agli esordi del jazz d'avanguardia erano ambedue compositori e solisti di ance: Ornette Coleman e Jimmy Giuffre." A questo vogliamo aggiungere la definizione che di Giuffre dà George Russell, sempre contenuta nel ricchissimo libretto e riportata dalla moglie, Juanita: "A Quiet Storm." Una tranquilla tempesta. Che continua ancora oggi a muovere le onde dell'emozione.
Track Listing
CD 1: Syncopate; Intro; Crossroads; Drive; Quadrangle; Angles.
CD 2: Syncopate; Quadrangle; Three Bars In One; Cry, Want; Angles; Drive.
Personnel
Jimmy Giuffre
clarinetJimmy Giuffre: sax tenore, clarinetto; Joe Chambers: batteria; Richard Davis: contrabbasso (CD 1); Barre Phillips: contrabbasso (CD 2); Don Friedman: pianoforte (CD 2).
Album information
Title: New York Concerts | Year Released: 2014 | Record Label: Elemental Music
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