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Cecil Taylor: Mixed to Unit Structures Revisited

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Cecil Taylor: Mixed to Unit Structures Revisited
La pubblicazione di Mixed To Unit Structures, nella meritevole collana Revisited Series della Ezz-thetics, sotto-etichetta della svizzera Hat Hut, riunisce due date di registrazione importanti nella vicenda di Cecil Taylor, distribuite tra l'ottobre 1961 e il maggio 1966. La prima, composta dai tre brani "Pots," "Bulbs" e "Mixed," era stata pubblicata dall'etichetta Impulse! nel disco Into the Hot, a nome di Gil Evans. I successivi quattro pezzi costituivano il disco Unit Structures, siglato originariamente da Blue Note.

Si tratta di un abbinamento fondamentale per la lettura del percorso artistico di Taylor, in quanto fotografa il passaggio immediatamente successivo alle prime registrazioni con il nucleo ritmico di Buell Neidlinger al contrabbasso e Denis Charles alla batteria, in cui apparivano tra l'altro qua e là Steve Lacy e Archie Shepp. Un passaggio dove si configurano le collaborazioni importantissime con Jimmy Lyons, Sunny Murray e Andrew Cyrille. Si aggiunga il fatto che, nei quasi cinque anni trascorsi da una registrazione all'altra, le documentazioni discografiche del lavoro di Taylor furono scarsissime: praticamente riconducibili solo al disco Nefertiti, the Beautiful One Has Come, registrato dal vivo in Danimarca nel novembre del 1962, in trio con Lyons e Murray.

La scarsità di tale documentazione, dopo la relativa copertura da parte di varie etichette dal 1956 (anno di Jazz Advance) al 1961, si spiega con l'accoglienza problematica di un lavoro che sovvertiva radicalmente i canoni musicali, non solo nell'ambito del jazz. Gil Evans, scegliendo di ospitare i tre brani di Taylor nel succitato disco a proprio nome, dimostra quanto la musica del pianista fosse presa in alta considerazione da menti illuminate. Ma d'altra parte, come ci ricorda A.B. Spellman nel suo testo fondamentale Four Jazz Lives, in prima pubblicazione nel 1966 (e in traduzione italiana del 2013 per Minumum Fax), si registrava pure la reazione irritata di tanti proprietari di club e di musicisti. Ad esempio, Miles Davis, Dizzy Gillespie e Sarah Vaughan manifestarono il loro disappunto in un concerto del pianista al Birdland, negli ultimi anni Cinquanta. Unico ad apprezzare, in quell'occasione, fu Erroll Garner, con grande piacere di Taylor.

La riflessione che ci sentiamo di evidenziare è che due musicisti uniti da profonda sintonia come Evans e Davis potessero reagire in modo così divergente alla musica di Taylor. Forse nella scelta di Evans, senza dubbio musicista illuminato, c'era pure lo zampino di Lacy, che nel 1957 aveva registrato con il grande direttore d'orchestra il disco Gil Evans Plus Ten e nel 1959 Great Jazz Standards. Lo sappiamo: tutta la grande innovazione nell'arte ha sempre provocato effetti contrastanti, reazioni iperboliche. E una musica così radicale, così potentemente fuori dai canoni come quella di Taylor, attenta a quanto si andava sperimentando nel campo accademico contemporaneo, ma allo stesso tempo pronta a scavare in profondità nella tradizione nero- americana, fino a trarne le estreme conseguenze, poteva ferire in modo brutale chi non fosse in grado di accettarla mettendo da parte i preconcetti. Taylor, per parte sua, rispose qualche anno dopo a Davis con elegante severità: "Miles Davis? Non suona male, per essere un milionario."

Il dibattito era serrato. Altri grandi musicisti, come Mary Lou Williams, Max Roach e Marian McPartland sostenevano Taylor. Il critico Howard Mandel, nel suo Miles, Ornette, Cecil. Jazz Beyond Jazz, pubblicato nel 2008, ne sottolineava (in modo positivo) l'inafferrabilità, scrivendo: "Ho conosciuto Cecil Taylor, ma non posso dire di conoscerlo. Ho ascoltato la sua musica assiduamente per quarant'anni, ma non sono ancora del tutto sicuro di averla del tutto sentita. In effetti, ho la certezza che ci sia di più, molto più di quanto io abbia potuto assorbire." Ribadiamo: Taylor conosceva profondamente la tradizione afroamericana, ma pure quella occidentale, appresa nei suoi studi prima al New York College of Music, poi al rinomato New England Conservatory di Boston. Tornando nella sfera di Miles Davis e al testo di Spellman, pure il giovanissimo Tony Williams apprezzava molto Taylor, nei primi anni Sessanta. E chissà cosa si sarebbe potuto ascoltare, se il batterista avesse collaborato con lui.

A noi basta però annotare il rapporto del pianista, in quello stesso periodo degli anni Sessanta, con due batteristi quali Murray e Cyrille, così come è presentato nel CD in questione. In effetti, l'avvicendamento dei due musicisti accompagna in modo evidente i due momenti accostati nel disco. Nei tre brani del 1961, la musica di Taylor aveva raggiunto già una consapevolezza e un'articolazione notevoli, approfondendo la propria intrepida ricerca. Resta un saldo rapporto con il blues, inteso nella sua accezione espressiva, non certo riferito alla sua forma classica. Tutti i tre brani, nella loro combinazione multitematica, presentano inflessioni e frammenti melodici intrisi di blues, audacemente disposti e associati a figure ritmiche libere. In questo lavoro, la scansione sciolta, dinoccolata di Murray ha un ruolo fondamentale.

"Mixed" presenta un climax cameristico articolato, che sarà approfondito in molti episodi del successivo Unit Structures. Qui la libertà strutturale, una struttura che diventa unitaria, come recita il titolo, attraverso la convergenza empatica delle personalità coinvolte, giunge al proprio compimento. La navigazione prende decisamente il mare aperto, come è confermato nell'album Conquistador!, registrato pochi mesi più tardi. L'organico strumentale si allarga, giungendo al settetto con tre fiati (nella precedente registrazione, un solo brano era in settetto, con l'aggiunta di Roswell Rudd e Ted Curson): ancora Lyons, poi Makanda Ken McIntyre, presente al sax alto ma pure all'oboe e al clarinetto basso, e il trombettista Eddie Gale. Ma soprattutto con due contrabbassisti, Henry Grimes e Alan Silva, e con Cyrille.

Quest'ultimo interpreta magistralmente una delle caratteristiche peculiari della musica di Taylor, l'elemento danzante, intrecciando il proprio lavoro a quello del pianoforte in un intenso intreccio. Cyrille, perfezionista come un metronomo, al contrario delle aritmie di Murray, costruisce con Taylor un tessuto ritmico che danza, in costante empatia/contrasto con il pianoforte. D'altra parte, lo stesso batterista ci confermò in un colloquio di qualche anno fa l'importanza, nella sua formazione, del lavoro accanto a danzatori: aspetto evidente nel suo stile. A questo si aggiunge l'altra sintonia profonda, quella con Lyons, che trascorrerà la propria carriera, dal 1961 fino alla scomparsa nell'86, accanto al pianista: "Suonare con Cecil mi portò a pensare la musica in modo completamente differente," disse il sassofonista a Valerie Wilmer nel suo As Serious as Your Life.

"Quasi l'unico modo per apprezzare questa musica è ballarla," dice Brian Morton nelle note di copertina di questa edizione, rimasterizzata con cura. Ballarla anche con la mente. Non l'unico, ma senz'altro uno degli strumenti più efficaci per esplorare senza pregiudizi e godere le meraviglie della musica di Cecil Taylor.

Album della settimana.

Track Listing

Pots; Bulbs; Mixed; Steps; Enter, Evening (Soft Line Structure); Unit/Structure / As Of A Now / Section; Tales (8 Whisps).

Personnel

Jimmy Lyons
saxophone, alto
Archie Shepp
saxophone, soprano
Henry Grimes
bass, acoustic
Eddie Gale
trumpet
Alan Silva
bass, acoustic
Additional Instrumentation

Cecil Taylor: piano; Jimmy Lyons: alto saxophone; Archie Shepp: tenor saxophone (1-3); Ken McIntyre: bass clarinet (4-7); Ted Curson: trumpet (3); Eddie Gale Stevens Jr.: trumpet (4-7); Roswell Rudd: trombone (3); Henry Grimes: double bass; Alan Silva: double bass (4-7); Sunny Murray: drums (1-3); Andrew Cyrille: drums (4-7).

Album information

Title: Mixed to Unit Structures Revisited | Year Released: 2021 | Record Label: Ezz-thetics

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