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Aruán Ortiz: Créole Renaissance

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L'avevamo sentito recentemente dal vivo in vari contesti, dal duo con Don Byron al Pinocchio di Firenze fino al quartetto con James Brandon Lewis al Jazz&Wine of Peace 2025 (dove non a caso era stato il vero protagonista), ma l'occasione in cui ci aveva maggiormente colpiti era stato in solitudine, ancora al Pinocchio Jazz, nel marzo del 2025. Ed eccolo qui, il raffinatissimo pianista cubano Aruán Ortiz di nuovo in solo nella sua ultima registrazione, nella quale esplora e reinterpreta le proprie radici artistiche e umane, riprendendo il discorso intrapreso in un suo precedente lavoro per piano solo —Cub(an)Ism (Intakt, 2017)—e spingendolo più avanti.

Le dieci tracce di questo Créole Renaissance sono infatti ispirate dal movimento della Negritudine, che segnò il risveglio della consapevolezza razziale degli intellettuali di pelle nera di area francofona nella Parigi tra le due guerre. Un movimento che ebbe il suo inizio nel 1935 con la rivista "L'Etudiant noir," che presta il titolo al brano di apertura, e proseguì poi con altre, tra le quali quella che presta il titolo al terzo brano, "Légitime Défense." Che la riflessione pianistica di Ortiz vada in questa direzione è lui stesso a ribardirlo in "From the Distance of my Freedom," durante la quale si accompagna con una narrazione parlata che, pur fatta di concetti che si addensano, è una sorta di manifesto.

Attraverso queste ispirazioni extramusicali quel che il pianista ci offre in questo disco è una musica raffinatissima, nella quale ispirazioni provenienti dal jazz, dalla musica classica novecentesca e dalle avanguardie cubane convergono in un personale percorso di ricerca nel quale meditatività, scomposizione ritmica e lavoro sui registri estremi della tastiera la fanno da padroni, guidando un lavoro fondamentalmente improvvisato. Ciò emerge in tutta la sua elegante suggestione nei due brani che omaggiano le storiche riviste—in quello d'apertura il gioco contrapposto di registro alto e registro grave è magnifico —e che si ripresenta in "Seven Aprils in Paris (and a Sophisticated Lady)," dove lo stile pianistico viene applicato a una sorta di sognante omaggio a Duke Ellington.

La breve, ritmica "Première Miniature" è fondamentalmente un gioco di scivolamento sulla tastiera, con contrappunti sulle note gravi, mentre "The Great Camouflage" esalta il versante meditativo della ricerca di Ortiz, riportandoci più da presso nella musica novecentesca. Di nuovo ritmica la "Deuxième Miniature," la quale esalta invece l'approccio percussivo alla tastiera, che emerge anche nel successivo "We Belong to Those Who Say No to Darkness," il brano più astrattamente di ricerca: frammentario, ricco di pause e con interventi sulle corde, alcune delle quali "preparate."

"The Haberdasher" ci riconduce al contrasto timbrico tra toni gravi e acuti, che qui si fa narrazione giocando con le pause e le variazioni di velocità degli arpeggi, mentre il conclusivo "Lo que yo quiero es Chn Chan" torna all'andamento meditativo, nel quale la frammentazione è interstiziale e le pause meno intense, così da conferire alla narrazione maggiore lirismo.

Un disco affascinante e per certi versi spiazzante, un'interpretazione del piano solo decisamente personale e ardita, ma al tempo stesso sempre godibile e a suo modo "classica." E un artista, Aruán Ortiz, che a cinquantadue anni deve essere considerato uno dei maggiori pianisti sulla scena internazionale.

Disco della settimana.

Track Listing

L'Etudiant noir; Seven Aprils in Paris (and A Sophisticated Lady); Légitime Défense; From the Distance of my Freedom; Première Miniature (Créole Renaissance); The Great Camouflage; Deuxième Miniature (Dancing); We Belong to These Who Say No to Darkness; The Haberdasher; Lo Que Yo Quiero es Chan Chan.

Personnel

Album information

Title: Créole Renaissance | Year Released: 2025 | Record Label: Intakt Records

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