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Albert Ayler: Live Greenwich Village to Love Cry Revisited

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Albert Ayler: Live Greenwich Village to Love Cry Revisited
Nel 1996, quando fu pubblicata la prima edizione della sua biografia dedicata ad Albert Ayler, Spirits Rejoice!, il contrabbassista e musicologo tedesco Peter Niklas Wilson scriveva nella prefazione: "La sua musica resta controversa: per alcuni fu un profeta, per altri un ciarlatano. (...) Ayler resta oggi tanto controverso quanto esile è la base per una discussione obiettiva sul suo contributo alla musica degli anni Sessanta." Anche tra i colleghi musicisti c'era chi ne apprezzava la potenza innovativa e propulsiva e chi nella migliore delle ipotesi lo ignorava ostentatamente. John Coltrane non nascondeva di avere imboccato la strada del free anche sulla base della suggestione di Ayler. Cosa che tra l'altro qualcuno, attratto da ascolti più rassicuranti (certamente, degni di grande attenzione), considera tuttora una scelta funesta.

Oggi l'atteggiamento generale su Ayler non è molto cambiato: si attesta ancora, e forse in modo ancor più tenace, su polarità contrapposte. L'una mostra di essere condizionata da disattenzione e distrazione cronica. Dall'altra parte provengono appassionati motivi di valorizzazione dell'eredità del musicista, il cui contributo si proietta ben oltre i pochi anni in cui operò, dal 1962 al 1970, anno nel quale il suo corpo senza vita fu rinvenuto nell'East River di Brooklyn. Vogliamo ricordare l'apprezzamento di tanti, tra cui spiccano Amiri Baraka, Paul Bley, Gary Peacock, Milford Graves, Leroy Jenkins, Bernard Stollman, John Szwed. Non ultima, la fotografa e scrittrice Valerie Wilmer, che nel suo splendido, fondamentale testo As Serious as Your Life, dedica ad Ayler concetti pregnanti. E poi coloro che vennero dopo, spesso musicisti molto significativi, che non avrebbero trovato quella loro strada, senza Ayler: Charles Gayle, David S. Ware, William Parker, Ken Vandermark... solo per citarne un pugno.

Per chi voglia prendere in considerazione l'opera e l'eredità di Ayler, oggi il materiale discografico e biografico è comunque abbondante, e culmina nel cofanetto di nove CD della Revenant Holy Ghost e nella recente biografia di Richard Koloda, pubblicata nel 2022, che porta lo stesso titolo e il cui sottotitolo è The Life and Death of Free Jazz Pioneer Albert Ayler. A questo, si aggiungono le periodiche, costanti uscite dell'etichetta ezz— thetics, che nella collana Revisited propone edizioni in cui si accostano nello stesso CD lavori pubblicati in precedenza, opportunamente rimasterizzati e corredati di note ampie e approfondite. Si veda ad esempio Albert Ayler: Summertime to Spiritual Unity Revisited.

Questo Live Greenwich Village to Love Cry Revisited riunisce appunto una scelta dallo storico album registrato dal vivo nel 1966 e '67 al Village Vanguard e al Village Theatre, già pubblicato dalla Impulse! in doppio CD, e propone nella sua interezza il disco Love Cry, registrato in studio tra il '67 e il '68, pubblicato dalla stessa etichetta come prima uscita con Ayler. Questa edizione ezz-thetics porta il sottotitolo Last sessions with Don Ayler. Il trombettista fratello di Albert, dopo la registrazione del 1968 tornò nella nativa Cleveland, Ohio, e non apparve più in altre registrazioni, fino al 1981.

Il CD presenta un momento cardinale della breve, fulminante vicenda artistica di Ayler. Ne focalizza tanti elementi e ne evidenzia un periodo di grande fervore creativo, sulla soglia di un passaggio verso una certa regressione. Con la complicità forse della nuova etichetta, da un lato, dall'altro dell'influenza di Mary Parks, che in quel periodo sembrò ottenere grande credito nelle scelte dell'artista.

Comunque, qui siamo ancora a livelli stratosferici. La parte live, in sestetto con i contrabbassi di Henry Grimes e Bill Folwell, e la batteria di Beaver Harris, inizia con la varietà tematica e cromatica di "Truth Is Marchin In": denso l'incedere di passacaglia, ripetuto fino allo stemperarsi in divagazioni sempre più free, con l'irruzione della marcia, da cui scaturiscono gli assoli, in un clima sempre più arroventato. Come nella consuetudine dei brani di Ayler, tra un solo e l'altro ricompare il tema di marcia, quale ritornello in parte straniante. Altro lungo e intenso brano è quello dedicato a Coltrane, che sarebbe scomparso pochi mesi dopo, con Ayler che abbandona il sax tenore per il contralto.

Dopo i quattro estratti dal live, inizia il gruppo di pezzi più significativi della seduta di Love Cry, con formazione che comprende Call Cobbs al clavicembalo (anche elettrico), Alan Silva al contrabbasso e soprattutto di Milford Graves alla batteria. Sei brani si risolvono ognuno in un arco attorno ai tre minuti e nella loro brevità mettono in risalto gli elementi tematici che si saldano nella fervida fantasia affabulatoria di Ayler, dove incontriamo fanfare, canti dei pigmei, venature di calypso caraibico, elementi popolari danzanti, cantilene infantili, profili di spiritual. Gli interventi solistici sono naturalmente ridottissimi, ma ne guadagnano gli insiemi eterofonici, gli impasti timbrici, i contrasti di masse sonore, la drammaturgia del dialogo.

Un dialogo condotto magistralmente dal contrabbasso di Silva, ma in particolare nell'apporto davvero superlativo della percussione di Graves: ricca di articolazioni, di suggerimenti, chiaroscuri, energia vitale. Pulsante in modo ramificato, sempre in empatia e intricata dialettica con la musica. Così, quello che forse nelle intenzioni della casa discografica avrebbe dovuto essere un assortimento di brani adatti alla diffusione radiofonica, si rivela una serie di piccole perle esplosive. Ampiezza e profondità. Questo si incontra nella musica di Ayler, fatta di intervalli ripetuti in modo giocoso, di scardinamenti del prevedibile, di incursioni nel sacro e di candide divagazioni nel profano. Di istinto e di sapienza artigianale.

Album della settimana.

Track Listing

Truth Is Marching In; Our Prayer; For John Coltrane; Change Has Come; Love Cry; Ghosts; Omega; Dancing Flowers; Bells; Love Flower; Zion Hill; Universal Indians.

Personnel

Albert Ayler
saxophone, tenor
Donald Ayler
trumpet
Bill Folwell
bass, acoustic
Henry Grimes
bass, acoustic
Alan Silva
bass, acoustic
Additional Instrumentation

Albert Ayler: tenor saxophone (1-2, 4, 6-10, 12) alto saxophone (3, 5, 11) voice (5, 12); Donald Ayler: trumpet (1-2, 4-7, 9, 11-12); Michel Sampson: violin (1-2); Bill Folwell: double bass (1-2); Henry Grimes: double bass (1-2); Beaver Haris: drums (1-4); Alan Silva: double bass (3-12); Joel Friedman: cello (3-4); Call Cobbs: harpsichord (7-8, 10-11); Milford Graves: drums (5-12).

Album information

Title: Live Greenwich Village to Love Cry Revisited | Year Released: 2024 | Record Label: ezz-thetics

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