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Coltrane, il frastornante riflesso dell’universo

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John Coltrane—Tranesonic o il riflesso dell'universo
Aldo Gianolio e Piercarlo Poggio
129 pagine
Tuttle Edizioni
2024

Bisogna ammettere che negli ultimi anni l'offerta editoriale italiana di argomento jazzistico è tutt'altro che avara di proposte. Merito del lavoro lodevolissimo e disinteressato di tante case editrici, per lo più piccole e amatoriali ma non solo, che con grande motivazione propongono libri sui personaggi e sui temi più disparati: da Gato Barbieri a Abbey Lincoln, da Paul Bley a Sidney Bechet, da Andrea Centazzo a Enzo Pietropaoli, da suggerimenti sui dischi fondamentali del jazz europeo a discografie incentrate sull'attualità italiana...

Se John Coltrane, come Miles Davis e pochi altri, è stato spesso sotto i riflettori degli autori e degli editori è perché si è sempre riconosciuto in lui il protagonista assoluto di un certo periodo storico e il creatore incontrastato di una tendenza che estende le sue influenze fino ad oggi. L'eterogenea vastità della sua produzione discografica e la drammatica fatalità della sua scomparsa hanno poi fatto sì che su di lui convergesse una specifica attenzione del mercato editoriale. D'altra parte qualsiasi contributo su questo maestro, specialistico o divulgativo, non risulta mai inopportuno in quanto aggiunge sempre qualcosa di nuovo, di stimolante.

I due autori di questo libro singolare, tutt'altro che puramente didascalico, si sono suddivisi i vari capitoli, riprendendo anche articoli già pubblicati in passato, ma rivedendoli e integrandoli; la narrazione tuttavia si concatena con coerenza, partecipe, organica e con rimandi interni, puntando a far emergere la figura complessa del protagonista. Il prologo recupera un racconto di Gianolio tratto dal suo libro Il trombonista innamorato e altre storie di jazz (Robin, 2019). Come il disegno riportato in copertina, sempre a firma del critico reggiano, il breve testo tocca toni parodistici ed esilaranti, risultando però del tutto veritiero nel sintetizzare i leitmotiv che hanno caratterizzato l'esasperata ricerca di Trane nella sua breve parabola artistica. I nove capitoli che seguono ripercorrono le tappe della sua carriera, partendo dal proficuo tirocinio sostenuto sotto la guida di Davis, di Monk e in misura minore anche di altri leader. Ci si sofferma poi su alcuni dischi fondamentali, da Soultrane fino ad Ascension, che hanno marcato gli atteggiamenti estetici dei vari periodi attraversati dal sassofonista; ovviamente a fianco di queste opere emblematiche non si tralascia di citare tutte le altre incisioni, in studio o live, nessuna delle quali inutile.

Soprattutto, i due autori sono sempre molto puntigliosi nel distinguere le date delle sedute d'incisione dei vari brani dalle date di pubblicazione dei singoli dischi, districandosi nella selva delle edizioni postume e delle riedizioni. A tale proposito viene messo in evidenza come il sassofonista, quasi maniacale nel controllare la qualità delle incisioni da editare, difficilmente avrebbe approvato molti dei numerosi dischi messi in commercio dopo la sua morte, a volte per interessamento della vedova Alice. Certo il valore acustico o estetico di queste pubblicazioni è altalenante, ma spesso è elevato e comunque non viene mai meno il valore documentario, che permette confronti, scoperte e indagini inedite. Una testimonianza per tutte, sconcertante, è il CD The Olatunji Concert—The Last Live Recording, -inciso il 23 aprile 1967 dal nuovo quartetto integrato da Pharoah Sanders e da un paio di percussionisti, ma edito dalla Impulse! solo nel 2001—che ci restituisce una performance travolgente per l'improvvisazione inesausta e magmatica che esprime.

La conclusione è affidata a un'appendice che chiarisce la proiezione di Coltrane verso l'India, i suoi incontri con Ravi Shankar, l'esigenza di cambiare rotta prendendo un semestre sabbatico per approfondire i segreti della musica indostana; progetto vanificato purtroppo dal suo improvviso e prematuro decesso. In tutto questo stringato e prezioso libretto i testi dei due autori sono accomunati da un minuzioso approccio analitico, a volte fin troppo insistito, ma anche da spunti di critica folgoranti, da approfondimenti musicologici, da annotazioni storico-biografiche; soprattutto, l'atteggiamento passionale che li anima non solo è in sintonia con il personaggio studiato, ma al lettore risulta palpabile e coinvolgente. Tutto ciò quasi inevitabilmente conferisce uno stimolo a intraprendere verifiche personali, a riascoltare con senso critico le incisioni di Coltrane, o ad ascoltare ex novo dischi trascurati in passato, ricevendo emozioni sorprendenti e facendo scoperte insospettate. Guai a dare per scontata (soprattutto da parte dei fan più inesperti, in verità da parte di tutti, anche dei più profondi conoscitori del jazz) la conoscenza di un creatore instancabile come Coltrane, protagonista di un'epoca eroica che l'attualità di oggi tende a far dimenticare.

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