Home » Articoli » Live Review » Merano Jazz Festival And Academy 2025

Merano Jazz Festival And Academy 2025

Merano Jazz Festival And Academy 2025

Courtesy Ewald Kontschieder

By

View read count
Merano Jazz Festival and Academy 2025
Varie sedi
Merano
8-13 luglio 2025

Il jazz a Merano ha mostrato alcuni dei suoi molteplici volti. Quello dell'orgoglio, della denuncia sociale e della teatralità afroamericana intrisa di soul con il quartetto We Exist! guidato da Dee Dee Bridgewater. Quello eclettico, ricco di humor e intelligenza, articolato e metropolitano del Sex Mob di Steven Bernstein. Quello acrobatico, mainstream con venature melodiche tutte italiane di Fabrizio Bosso e del suo We4.

Giunto sulla soglia che vede ormai prossima l'edizione numero trenta, nel 2026, MeranOJazz prosegue con la formula consolidata e vincente che coniuga pochi appuntamenti concertistici di pregio con l'attività didattica svolta nell'arco di una settimana intensa, affidata a insegnanti selezionati a livello internazionale, provenienti soprattutto dall'area italiana e germanica. Uno scambio culturale tra aree geografiche e linguistiche che è tra i punti forti del festival e dei corsi della Academy diretta da Franco D'Andrea ed Ewald Kontschieder.

Sia nel concerto, che nella masterclass per gli allievi dell'accademia, Bridgewater ha mostrato inesauribile vitalità. Ci piace partire da quest'ultima occasione, dove l'artista ha impiegato tutta la propria sensibilità per consigliare le allieve di canto, avvicinandosi a loro con grande familiarità e con la ricchezza della propria esperienza. Affrontando aspetti pratici come l'utilizzo del microfono e la postura, o sostanziali come la necessità di conoscere profondamente il testo per raccontare realmente una storia e il bisogno di trovare "il proprio spazio di comfort, il proprio carattere" per esprimere pienamente se stessi. Parla con voce tranquilla, comunica riflessioni incisive: "Improvvisazione è saper entrare in una canzone e uscirne allo stesso tempo." Una persona saggia, che si rivolge a figli e nipoti.

Al concerto nella cornice dall'atmosfera un po' caraibica del Teatro Kimm, Bridgewater ha dunque dato fondo alle proprie doti di consumata teatralità. La voce tocca eccessi di rabbia, di alta temperatura emotiva. Ponendosi nel solco di alcuni modelli iconici della musica afroamericana, come Ray Charles con "Danger Zone," Roberta Flack con "Tryin' Times" e "Compared to What" (composto da Eddie Harris e Les McCann), Nina Simone con ben tre brani, Abbey Lincoln con "Throw It Away." Compare perfino il Bob Dylan stregato dal gospel di "Serve Somebody." A questo punto, la platea si alza e balla, applaude, grida.

Il messaggio di Bridgewater è duplice, da un lato rivolto all'orgoglio di presentare un dinamico gruppo tutto al femminile, con l'ottima Rosa Brunello che pulsa al basso elettrico e ricama al contrabbasso, con Carmen Staaf che insegue Ray Charles e McCoy Tyner al pianoforte e tastiere, con la baldanzosa Shirazette Tinnin alla batteria. Dall'altro lato rivendica la dignità di essere nera e di presentare musica nera a tutto campo, con buone dosi di soul e di rhythm and blues. Black music che sottolinea la propria forza di ribellione, nei testi e nella incredibile veemenza dell'espressione. Ricordandoci come, nelle radici di questa musica, grondino sofferenza e spettacolo. Facendo pure qualche opportuno riferimento anche alla situazione drammatica di oggi.

Musica a tutto campo, dove le venature di una tentacolare storia del jazz impregnano ogni possibile direzione, è quella presentata da Bernstein con i suoi degni comprimari: Briggan Krauss al sax alto e baritono, Tony Scherr al basso acustico ed elettrico, Kenny Wollesen alla batteria. Musicisti che nei trent'anni di attività in Sex Mob hanno raggiunto un tale confidenza da affrontare con scioltezza la scrittura articolata del leader, contribuendo anche con propri brani. E giostrando negli snodi con la spavalda sicurezza di chi cammina sul filo, considerando la possibilità di inciampo ma non di caduta; in costante contrasto tra virtuosismo, ironia, rispetto, stile.

Si parte con la "Amarcord Suite" che infila una serie di umori, toccando il jungle stile ellingtoniano e lo spirito frammentato della metropoli, facendo emergere come un'epifania il tema di Nino Rota. Si chiude il concerto con la sorpresa di un "Ruby Tuesday" scanzonato più dei Rolling Stones. Passando dal tema scattante, saltellante di "King Tang" e da un blues sanguigno e irriverente, fino all'inedito "Merano Eagle," la tromba a coulisse di Bernstein e i sax di Krauss si amalgamano e si scartano con arguzia, mentre il contrabbasso di Scherr detta la scansione e la batteria di Wollesen costruisce arcate, colonne e contrafforti come un architetto rinascimentale. A parte le esagerazioni, chi ascolta resta ammaliato, ma è anche costantemente stimolato nelle connessioni, nelle associazioni di senso e di stile, nell'uso dell'intelligenza.

Il concerto di Bosso e We4 ha senz'altro catturato l'interesse di chi cerca il jazz nella sua versione più garantita e brillante. Vi risaltavano la fluidità di gruppo ben calibrata, un'atmosfera di fondo che coniugava bop e pennellate di melodia all'italiana ("Estudio Misterioso," "Bakarak"), di ritmo sommessamente latino, di repentini raddoppi del tempo e capriole della tromba tra i registri e le frasi. Il brano vessillo del quartetto, eponimo del gruppo e dell'album pubblicato nel 2020, ne rappresenta uno degli esempi più evidenti, con una fisionomia che sembra scaturire dai Jazz Messengers dell'indimenticabile Art Blakey, con la tromba che insegue e attualizza i grandi hardbopper. Elegante e ricco di sfumature l'apporto di Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, a guidare una ritmica perfettamente lubrificata e reattiva.

Due parole ancora merita l'attività dell'Accademia, che quest'anno vedeva impegnati un'ottantina di allievi, dai nove anni agli ultra settanta, con un gruppo di insegnanti tra cui spiccavano i nomi di Roberto Gatto, Bebo Ferra, Kaya Meller, Francesca Bertazzo Hart, e oltre a Bridgewater, lo stesso Bosso in una propria masterclass. Naturalmente, Franco D'Andrea, la cui masterclass affrontava quest'anno la tematica delle combinazioni intervallari, cardine su cui si impernia tanta parte della sua straordinaria avventura musicale. Ospitata nello splendido edificio della Scuola Musicale meranese, la cui aula magna apre le vetrate sulla corona di montagne che affascinava Roswell Rudd (e non solo lui), quando fu Artist in residence di Merano Jazz, l'Accademia ha avuto i suoi momenti significativi nella serata di jam session tra insegnanti e allievi, e nei concerti finali delle classi coordinate dai docenti.

Tags

Comments


PREVIOUS / NEXT



Dee Dee Bridgewater Concerts


Support All About Jazz

Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

Go Ad Free!

To maintain our platform while developing new means to foster jazz discovery and connectivity, we need your help. You can become a sustaining member for as little as $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination vastly improves your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

Near

More

Popular

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.