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Luciano Linzi: ripartire dal Festival "CdJ Reloaded"

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Questa nuova stagione ha voluto essere una scintilla per riaccendere la luce di tutto il mondo del jazz italiano
A marzo, durante i momenti peggiori della pandemia, nessun avrebbe scommesso sulla ripresa nel breve termine della programmazione dei festival jazz. Un percorso arduo e non privo di incognite affrontato—come nel caso della rassegna "Casa del Jazz Reloaded" prodotto dalla Fondazione Musica per Roma —con decisione, organizzazione e una buona dose di ottimismo.

Il palco allestito nel meraviglioso parco di Villa Osio a Roma, sede della Casa del Jazz, è tornato ad essere il catalizzatore di emozioni condivise tra musicisti e pubblico, azzerando le distanze virtuali create in rete nei mesi di lock-down. La Casa del Jazz si riconferma un luogo ideale per la fruizione di ottima musica dal vivo, e per la promozione del Jazz come forma di cultura accessibile a tutti.

Il programma del Festival CdJ Reloaded ha visto l'inserimento di giovani promesse accanto ad artisti affermati. Nonostante un certo timore iniziale, dovuto alla pur sempre persistente pandemia, la risposta del pubblico è stata positiva, premiando l'attenzione ai più disparati stili e declinazioni jazzistici.

Dai primi di Luglio si sono esibiti sul palco del festival, tra gli altri, Enrico Pieranunzi, il giovane pianista Simone Maggio, Rosario Giuliani, Fabrizio Bosso e Javier Girotto con il loro progetto Latin Mood, il duo Rita Marcotulli e Dado Moroni, Roberto Gatto, Danilo Rea con il progetto Tre per Una dedicato a Mina, con la partecipazione del figlio della cantante Massimiliano Pani, Franco D'Andrea con il progetto New Things, Ettore Fioravanti, ma anche artisti stranieri, residenti in Europa, come lo sciamanico pianista cubano Omar Sosa e il duo Michael League/Bill Laurence, componenti del gruppo americano dei Snarky Puppy.

Abbiamo intervistato Luciano Linzi, consulente artistico della Casa del Jazz, per saperne di più sulla rassegna romana che andrà avanti fino alla fine di settembre con i concerti promossi dal festival franco-italiano "Una Striscia di Terra Feconda."

All About Jazz: Quale significato assume la storia della "Casa del Jazz" in un momento difficile come quello che sta vivendo il jazz italiano ed internazionale?

Luciano Linzi: Ad aprile la Casa del Jazz ha festeggiato 15 anni di vita, durante i quali questo luogo ha voluto proporsi alla comunità del jazz italiano ed internazionale come un punto di riferimento, con una concenzione unica al mondo. Questo luogo è stato immaginato come un centro che dovesse servire a rappresentare il jazz attraverso le esibizioni degli artisti più celebrati, così come di quelli meno conosciuti. Volevano un centro che mettesse in campo anche iniziative dedicate alla divulgazione culturale del jazz con incontri, proiezioni, workshop, seminari e presentazione di libri e dischi, un corollario di iniziative finalizzato ad arricchire non solo gli appassionati ma anche ad attirare un pubblico nuovo, semplicemente incuriosito da questo tipo di musica. Si è pensato all'inizio degli anni Duemila che la Casa del Jazz potesse essere una celebrazione del Rinascimento del Jazz italiano, in un periodo nel quale gli artisti stavano raccogliendo consensi e prestigio a livello internazionale. Una scommessa vinta, anche grazie al sostegno della Fondazione Musica per Roma, alla quale è stata affidata, da parte del Comune di Roma, la gestione della Casa del Jazz, affiancandola a quella precedente dell'Auditorium Parco della Musica, altro importante centro culturale della Capitale. In questo difficile momento dobbiamo fare in modo che questo luogo ritorni ad essere quello di prima. Per questo motivo dopo la sospensione delle attività a Marzo, a causa dell'epidemia, non appena c'è stata la possibilità di una ripresa, abbiamo studiato un programma di rilancio e conseguente riapertura dando vita alla stagione "Casa del Jazz Reloaded."

AAJ: A causa della pandemia da Covid-19 la stagione ha subito dei drastici cambiamenti.

LL: A seguito dell'annullamento di tutte le tournée internazionali da parte di artisti stranieri, il calendario è stato riformulato con un maggiore spazio agli artisti italiani, di diversa estrazione, forma e stile. Si è cercato, secondo la tradizione della Casa del Jazz, di mettere in campo un compendio del meglio del Jazz italiano. Volevamo dare un segnale di ripresa e rinascita per l'intera comunità jazzistica italiana formata per la maggior parte da artisti che vivono del loro lavoro quoditiano e per i quali l'interruzione dell'attività concertista è stato un evento drammatico. Siamo voluti essere la prima istituzione culturale a dare questo segnale, non solo per gli artisti coinvolti, ma anche nei riguardi del pubblico e di tutti i lavoratori del settore. Dietro ai protagonisti, che salgono sul palco ogni sera, ci sono tutte quelle maestranze, dai tecnici, ai facchini, impiegati e così via indispensabili per la riuscita dei concerti in programma. Questa nuova stagione ha voluto essere una scintilla per riaccendere la luce di tutto il mondo del jazz italiano. È difficile perché il pubblico deve riabituarsi alla socialità, all'uscire di casa per andare a vedere uno spettacolo. Credo che in tal senso la "Casa del Jazz" offra le condizioni migliori per riavvicinare il pubblico alla musica. Un concerto dal vivo non può essere sostituito con un live-stream da guardare sullo schermo di un telefonino, tablet o computer. È qualcosa di totalmente diverso.

AAJ: Come si è sviluppata l'organizzazione del Festival "CdJ Reloaded" tenendo conto delle norme dettate dal Governo per il contenimento del virus?

LL: Siamo stati agevolati dal fatto di avere a nostra disposizione quasi due ettari di Parco all'interno di Villa Osio. Questo ci ha permesso di disegnare una platea conforme alle norme richieste dal Governo per quanto riguarda il distanziamento tra le file, tra le sedute in platea formata da quasi 1400 sedie, delle quali 640 ottenibili. Il pubblico si è dovuto adeguare a una tempistica piu lenta per l'ingresso alla struttura dovuta alla misurazione della temperatura, all'autocertificazione dei propri dati anagrafici e via dicento... ma c'è stata da subito una grande disponibilità sia da parte del pubblico che degli adetti ai vari servizi, al fine di svolgere le varie operazioni in tranquillità e sicurezza.

AAJ: Non solo musica ma anche teatro grazie alla partnership della Casa del Jazz con l'associazione "I Concerti Nel Parco," organizzatrice negli anni passati di rassegne nei più bei parchi di Roma, in particolare nella cornice di Villa Doria Pamphili.

LL: È una collaborazione nata cinque anni fa, che ci ha permesso di ospitare nel parco della Casa del Jazz, le stagioni promosse appunto dall'associazione "I Concerti Nel Parco" in precedenza presenti in altri siti della Capitale. Una stagione con un livello qualitativo importante, con degli elementi jazzistici al suo interno, ma che presenta nel suo insieme un cartellone molto variegato tra teatro, musica classica, canzone d'autore e altro. Abbiamo pensato che potesse essere interessante avvicinare, agli spettacoli proposti dalla nostra struttura, un pubblico affezionato che, da molti anni, segue gli eventi di questa storica associazione. Una tipologia di pubblico sovrapponibile a quello che segue, con altrettanta fedeltà, la Casa del Jazz, affini per il gusto degli spettacoli proposti. Abbiamo avuto come ospiti per la rassegna "I Concerti Nel Parco" il trio di Danilo Rea, il quartetto di Francesco Cafiso e il duo di Omar Sosa insieme al percussionista Ernesttico.

AAJ: I concerti proseguon nel mese di settembre con il festival franco-italiano "Una Striscia di Terra feconda": come è stata ideata la programmazione della seconda ed ultima parte del "CdJ Reloaded"?

LL: Con le stesse caratteristiche della prima parte, ossia ampio spazio agli artisti italiani e l'inserimento come ospiti, all'interno del programma, di due rassegne già esistenti, una "Una Striscia di Terra Feconda" diretta da Paolo Damiani e Jammin' organizzata dalla scuola Saint Louis di Roma. Abbiamo integrato la nostra offerta alla programmazione di queste due rassegne, potendo così offrire un ulteriore significativa parte di concerti: musicisti internazionali che vivono in Europa come i chitarristi Kurt Rosenwinkel e Ralph Towner ma anche uno sguardo alla scena jazzistica romana, legata alla tradizione delle origini della storia del jazz, con Giorgio Cuscito, Luca Velotti, Marcello Rosa e altri. Inoltre, la storica rassegna "Una Striscia di Terra feconda" offre la possibilità agli artisti italiani di dialogare sul palco con musicisti francesi, anche poco conosciuti nel nostro Paese, proponendo produzioni originali. È ormai un legame solido quello creatosi dal 2005 con la rassegna franco-italiana, che ci rende orgogliosi.

Foto: © Fondazione Musica per Roma. Immagini di Musacchio/Ianniello/Pasqualini.

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