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Art Ensemble Of Chicago: The Sixth Decade: From Paris to Paris

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Art Ensemble Of Chicago: The Sixth Decade: From Paris to Paris
Parigi è città fatale per l'Art Ensemble of Chicago: nel 1969 fu traguardo del prodigio artistico e umano preparato negli anni precedenti da Roscoe Mitchell, Malachi Favors e Joseph Jarman, che avevano incrociato le proprie esperienze dapprima al Wilson Junior College di Chicago, nel 1961, poi nel lavoro con la Experimental Band di Muhal Richard Abrams, che dal '66 vide anche la partecipazione di Lester Bowie. Infine, nella formidabile attività musicale, didattica e sociale dell'Association for the Advancement of Creative Musicians (Aacm), dal 1965.

Con il nome Roscoe Mitchell Art Ensemble, un quartetto che riuniva Mitchell, Bowie, Favors e il batterista Phillip Wilson (ma in certi casi Thurman Barker o Robert Crowder) aveva realizzato incisioni con l'etichetta del produttore Chuck Nessa, nel biennio 1967/68.

Quindi Chicago come primo punto focale, ma Parigi come città scritta nel destino dell'Art Ensemble. Al punto che un capitolo del fondamentale testo di Paul Steinbeck, Message to Our Folk: The Art Ensemble of Chicago, tradotto in italiano per i tipi di Quodlibet nel 2018, il terzo capitolo, si intitola proprio "The Art Ensemble of Paris." Chiare le parole di Bowie al proposito: "Tutto ciò che avevamo pensato e progettato cominciò ad accadere a Parigi." Importante fu la complicità del contesto culturale francese, attento e stimolante, con il supporto di persone come Claude Delcloo, batterista e organizzatore che ebbe un ruolo fondamentale nell'invitare a Parigi i quattro fondatori dell'Art Ensemble e altri membri dell'Aacm, come Anthony Braxton, Leroy Jenkins, Wadada Leo Smith.

Proprio nel giugno del 1969, dopo una serie di concerti che avevano impegnato il quartetto quasi ogni sera, l'etichetta Byg, di cui Delcloo era direttore artistico, registrò a Parigi A Jackson in Your House, a soli ventun giorni dall'arrivo dei musicisti nella capitale francese. Seguirono, nel giro di poche settimane, Message to Our Folks e Reese and the Smooth Ones, ma pure dischi registrati da altre etichette, come The Spiritual e Tutankhamun, pubblicati successivamente da Freedom, e soprattutto lo straordinario People in Sorrow, per la Pathé, ristampato da Nessa Records. Questa attività fervente coinvolgeva altri musicisti delle avanguardie statunitensi, tra cui Don Cherry e Archie Shepp, a dimostrazione dell'interesse profondo e della ricerca di sintonia del mondo culturale francese.

È significativa, ora, la pubblicazione di questo doppio vinile (ma anche on line su Bandcamp), che propone un concerto svoltosi al Festival Sons d'hiver, a Créteil, sobborghi di Parigi, nel febbraio del 2020. Era dunque iniziata la sesta decade, da quel primo, fortunato soggiorno parigino, come si recita nel titolo dell'album, The Sixth Decade—From Paris to Paris, pubblicato ancora una volta da un'etichetta francese, Rogue Art, attenta oggi, come quelle di allora, alle eccellenze del jazz contemporaneo. Il collegamento diretto più recente è quello con l'altro fantastico documento inciso poco più di un anno prima dall'AEoC, in parte registrato in studio, in parte dal vivo: We Are on the Edge.

Dopo la scomparsa di Bowie, nel 1999, di Favors nel 2004 e di Jarman nel 2019, ai timoni dell'Art Ensemble sono rimasti Mitchell e Famoudou Don Moye, ma un folto gruppo di musicisti, in gran parte presenti nell'album precedente, sono accanto ai due membri del quintetto originario. Spiccano tre vocalist, il soprano Erina Newkirk, Moor Mother di Irreversible Entanglements, il basso Roco Córdova. Ci sono poi tre bassisti, con la nostra Silvia Bolognesi, tre archi, con Tomeka Reid al violoncello, quattro percussionisti, tra cui Dudu Kouate. Hugh Ragin, Nicole Mitchell, il pianoforte di Brett Carson rimpolpano un organico strumentale che tende a mettere in scena le opposizioni timbriche e di registro, come piace a Mitchell.

Come sempre nella musica dell'Ensemble, i contrasti anche dei materiali e dei generi messi a interagire giungono a una sintonia profonda, ma in continuo movimento, anche acrobatico. Gli elementi urbani si mescolano a quelli etnici, le melodie pregnanti sono incrociate da sciabolate dissonanti. La vena colta si incrocia con quella popolare, combattiva e intensamente poliritmica. Questo documento, che fa buona coppia con quello precedente del 2018, rispetta e continua a rivitalizzare le istanze fatte proprie dall'Ensemble. Il concerto francese mette in luce uno stato di grazia nella mescolanza e coerenza narrativa, con l'innesto mirabile delle varie suggestioni e anime di questa avventura formidabile, non solo musicale.

Dignità e lucida convinzione proiettano sul lavoro di AEoC la loro potenza, modellatrice di un oggetto artistico e umano. Ne è un bell'esempio l'incipit, con il brano di Mitchell "Leola," elegia recitata e cantata che si dipana da un solenne accordo orchestrale tenuto a lungo, come un mantra introduttivo del concerto, dal quale scaturisce la potenza di una scrittura densa per archi, voci e fiati, che porta l'inequivocabile impronta del sassofonista. Il sopranino di Mitchell compare in tutta la sua lacerante drammaticità, con stridori, strozzature, stralunati avvitamenti, nell'introduzione a "Cards," dove il dialogo con il trombone di Simon Sieger è vertiginoso.

Episodi e atmosfere differenti si innestano con coerenza e la scrittura si avvinghia all'improvvisazione in una serie di brevi episodi che seguono, tra cui "Kumpa," "Jigiba," "Bulawayo Korokokoko," che evocano onomatopee e suoni africani. Elementi inscindibili del bagaglio di AEoC, qui dosati con sapiente senso narrativo. Nel secondo disco spiccano in particolare ancora tre brani: "We Are on the Edge," "Variations and Sketches from the Bamboo Terrace" e "I Greet You with Open Arms." Erano presenti anche nell'album del 2018 e lasciamo a chi ascolta il gusto di fare i confronti tra le versioni. Ci limitiamo a dire che, in questo caso, l'apporto nel primo brano di una evidente sezione di percussioni esalta il contrasto tra la parte cameristica contemporanea e l'episodio etnico—combattivo, affidato alla voce assertiva e accesa di Moor Mother. E che un intervento pregevole del pianoforte arricchisce il secondo, dove ancora è mirabile la scrittura orchestrale di Mitchell, diretta magistralmente da Steed Cowart. Ma non dimentichiamo "Funky AECO": c'è l'anima di Lester Bowie.

Album della settimana.

Track Listing


CD 1:
Leola; Introduction to Cards; Cards; Improvisation One; Ritual "Great Black Music"; Kumpa / Stormy Weather; New Coming; Jigiba / I Feel Like Dancing; Bulawayo Korokokoko.
CD 2:
We Are on the Edge; Variations and Sketches from the Bamboo Terrace; I Greet you with Open Arms; Funky AECO; Improvisation Two.

Personnel

Art Ensemble Of Chicago
band / ensemble / orchestra
Roscoe Mitchell
saxophone
Moor Mother
poet / spoken word
Hugh Ragin
trumpet
Silvia Bolognesi
bass, acoustic
Junius Paul
bass, electric
Jaribu Shahid
bass, acoustic
Eddy Kwon
viola
Jean Cook
violin
Additional Instrumentation

Simon Sieger: trombone, tuba; Roco Córdova: vocals (bass); Erina Newkirk: vocals (soprano); Dudu Kouaté: percussions; Enoch Williamson: percussions: Babu Atiba: percussions; Doussou Touré: percussions; Steed Cowart - (direction).

Album information

Title: The Sixth Decade: From Paris to Paris | Year Released: 2023 | Record Label: Rogue Art


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