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Maria Borghi ci parla della We Insist!

La We Insist!, con sede a Cernusco sul Naviglio, è un'etichetta piccola e giovane, ma molto selettiva, mirata e motivata nell'incrementare il proprio catalogo. Nata nel 2018 con l'edizione di incisioni del collettivo Pipeline diretto da Giancarlo Nino Locatelli, il suo orientamento è quello di documentare il lavoro di alcuni sperimentatori soprattutto lombardi, ma non solo, attivi prevalentemente nell'ambito di un'improvvisazione aperta a diverse influenze. Tanti i nomi che ricorrono nella quarantina di dischi pubblicati da allora ad oggi: Alberto Braida, Gabriele Mitelli, Cristiano Calcagnile, Sebi Tramontana, Luca Tilli, Gianmaria Aprile, Tito Mangialajo Rantzer, Andrea Grossi, Manuel Caliumi, Enrico Fazio... Non mancano poi leader o sidemen stranieri, da Joëlle Léandre a John Edwards, da Barre Phillips a Steve Beresford.
A mio parere, fra gli album della We Insist! spiccano alcune perle che meritano un'attenzione particolare: innanzi tutto Axes dell'Andrea Grossi Blend 3 + Jim Black, disco di estrema compattezza e intensità edito nel 2024, che si è collocato nelle primissime posizioni dei referendum indetti da riviste specializzate. Notevoli anche i due lavori del sestetto Antonio Borghini & Banquet of Consequences, l'ultimo dei quali, Resta chi va, è appena uscito. Il contrabbassista-leader, che da molti anni vive a Berlino, ha ingaggiato collaborazioni con una serie di importanti improvvisatori di altre nazioni, proponendo una musica capace di passare da un variegato tessuto timbrico free a temi melodico-ritmici molto efficaci.
Ne abbiamo parlato con Maria Borghi, fondatrice dell'etichetta assieme a Giancarlo Nino Locatelli e responsabile del graphic design, oltre che di altre funzioni organizzative e promozionali all'interno dell'etichetta lombarda; l'agile intervista che ci ha concesso chiarisce alcuni aspetti e i caratteri costitutivi della We Insist!
All About Jazz: Chi decise e che cosa determinò nel 2018 la nascita dell'etichetta, in un periodo difficile (già da decenni) per il mercato discografico? Quali furono gli obiettivi e i criteri di fondo?
Maria Borghi: Io e Nino (Giancarlo Nino Locatelli) discutevamo già dal 2012 attorno all'idea di fondare un'etichetta discografica. Nel 2018, grazie anche al prezioso contributo di Gianmaria Aprile, abbiamo deciso di intraprendere questa avventura. L'obiettivo principale, allora come oggi, è quello di sostenere l'attività di un gruppo variabile ed eterogeneo di musicisti che fanno parte dell'ensemble Pipeline, documentando le loro attività sia come gruppo che come singoli attraverso la pubblicazione del maggior numero possibile di lavori.
AAJ: Il nome scelto fin dall'inizio è già di per sé esplicito!
MB: Il chiaro riferimento a We Insist! Freedom Now Suite di Max Roach è per noi un omaggio a un'opera e a musicisti intramontabili. Allo stesso tempo rappresenta un modo per richiamare all'attenzione temi ancora oggi attuali, cercando di esplorare tutti gli aspetti e i significati del termine "insistere," un concetto che per noi ha valenze politiche e sociali ma anche personali e individuali, tutte ugualmente importanti.
AAJ: Cosa ha determinato il passaggio dell'etichetta allo stato giuridico di Fondazione?
MB: Proprio perché il progetto nasce con una chiara idea di fondo, abbiamo ritenuto che la forma giuridica di Fondazione rispecchiasse al meglio la nostra identità e i nostri valori. Il passaggio nel 2022 è stato quindi una naturale evoluzione, coerente con la nostra visione e con la volontà di tutelare e dare continuità nel tempo al patrimonio editoriale della Fondazione.
AAJ: Considerata la sua collocazione geografica e il suo catalogo, si può sostenere che la We Insist! rappresenti il lavoro di un collettivo di area per lo più lombarda, con una certa connotazione estetica?
MB: È vero che molti dei musicisti coinvolti sono lombardi, ma nel collettivo ci sono anche artisti come Luca Tilli, molisano residente a Roma, e Sebi Tramontana, siciliano che vive a Monaco. Penso sia naturale che persone di una stessa area geografica s'incrocino con più facilità. Inoltre, come ho già detto, il gruppo è molto eterogeneo, riunisce musicisti che hanno provenienze, storie e gusti molto diversi. Non abbiamo, credo, una precisa connotazione estetica; siamo attratti da musiche e musicisti che si spingono oltre, aperti alle sorprese e che accolgano il rischio, senza appartenere ad un'area stilistica particolare.
AAJ: Come nascono e si sviluppano di volta in volta i rapporti decisionali e organizzativi con i vari musicisti e i relativi progetti?
MB: Il tutto avviene sempre lentamente, in modo naturale, per contatto e conoscenza diretta e approfondita. Non andiamo alla ricerca di "talenti nascosti" da produrre. Quando qualcosa ci incuriosisce, passa del tempo prima che si arrivi a prendere qualsiasi decisione.
AAJ: Tutti i vostri dischi attribuiscono la produzione a We Insist!, senza nominare un responsabile di produzione. Questo cosa significa nel concreto?
MB: Non c'è una figura unica che si occupa della produzione nel senso tradizionale del termine. Il direttore artistico è Giancarlo Nino Locatelli, io mi occupo della direzione creativa. Tutte le decisioni vengono prese insieme, sia per quanto riguarda i lavori da produrre sia per tutti gli altri aspetti come la scelta delle immagini, le note di copertina, i crediti e tutto ciò che concorre alla realizzazione del progetto discografico finito.
AAJ: Tu compari sempre come responsabile del graphic design, a volte anche della cover art di copertina; quali sono le scelte di fondo, caratterizzanti e irrinunciabili, per la veste grafica?
MB: La nostra scelta estetica è indirizzata verso uno stile piuttosto pulito, essenziale, a tratti quasi minimale. Cerchiamo sempre di dare il massimo risalto alle immagini utilizzate in copertina, fotografie, illustrazioni o opere d'arte, considerandole non solo come elementi visivi, ma come parti integranti del contenuto musicale. In alcuni casi abbiamo scelto volutamente di non inserire né il titolo dell'album né i nomi degli autori in copertina, per non interferire con l'equilibrio visivo e per rispettare l'integrità dell'immagine. È una scelta precisa e identitaria, che riflette la nostra attenzione e cura nei confronti dell'intero progetto. Oltre al ruolo di direttore creativo, mi occupo di definire il piano di comunicazione e promozione dei nostri progetti. Infine coordino e gestisco parte delle attività di ufficio stampa nazionale ed estero.
AAJ: Al di fuori dell'etichetta, svolgi o hai svolto anche un'attività artistica? Mostre personali o altro?
MB: Il mio percorso lavorativo comincia negli anni Novanta come freelance nel campo dell'illustrazione naturalistica e del graphic design, attività che mi porta a collaborare con case editrici e agenzie pubblicitarie milanesi; sul finire degli anni 2000 ho fondato la MAOBI design, agenzia di comunicazione in ambito tradizionale e digitale. Parallelamente ho coltivato la passione per la musica diplomandomi in flauto traverso e per dodici anni ho avuto l'opportunità di insegnare in una scuola civica di musica dell'hinterland milanese. Nel 2020 ho deciso di dedicarmi completamente a We Insist!, un progetto che mi ha permesso di unire queste due grandi passioni della mia formazione.
AAJ: Mi sembra che curiate in modo particolare le edizioni su LP, ma anche su CD. Con quali differenze e peculiarità fra i due formati?
MB: Questo è un argomento delicato. Il ritorno dell'LP è in realtà limitato ad una piccola fetta di mercato e per contro l'oggetto è molto esigente in termini di sostenibilità. Promuovere e spedire LP è ovviamente più complicato e oneroso rispetto alla promozione di un CD. Inoltre ci sono lavori che per la loro durata, superiore ai limiti dei 40 minuti circa, non si prestano ad essere pubblicati in versione LP.
AAJ: In generale quali sono i vostri canali previlegiati di promozione, distribuzione e vendita dei dischi in Italia e all'estero?
MB: Per quanto riguarda la grande distribuzione, in Italia e nel resto del mondo, ci appoggiamo a Goodfellas. Utilizziamo anche la piattaforma di distribuzione online Bandcamp, realtà che non è da considerarsi al pari di un classico distributore ma più come un "negozio" virtuale, e che, a differenza dei grandi colossi come Spotify, riserva delle percentuali migliori da destinare agli artisti. Parte dell'attività promozionale viene svolta internamente attraverso l'invio di newsletter dedicate, promozione sui nostri canali social, pubblicità su magazine di settore.
AAJ: Quali dischi dell'intero catalogo risultano i campioni di vendite? Ci sono dei long sellers che resistono nel tempo?
MB: C'è un buon equilibro nelle vendite di tutti i numeri in catalogo. Da considerare che per ogni album stampiamo un massimo di 300 copie e che mediamente circa 70 copie vengono utilizzate a scopo promozionale; le restanti copie vengono quasi sempre vendute, tanto che alcuni titoli sono esauriti. Direi che non ci sono dei long sellers, ma cerchiamo di promuovere periodicamente anche album meno recenti, operazione che porta generalmente a risvegliare interesse e di seguito all'acquisto di album con qualche anno di vita.
AAJ: Quali piazze del mercato estero sono le più interessate alle vostre edizioni discografiche?
MB: I report sulle vendite degli album "fisici" del nostro distributore ufficiale Goodfellas indicano un buon riscontro da parte di Stati Uniti, Giappone e Nord Europa; lo stesso vale anche per le vendite digitali. La maggiore difficoltà sta nel riuscire ad intercettare i corretti canali locali di vendita e distribuzione.
AAJ: Avete stabilito, come mi sembra, un rapporto preferenziale con alcuni festival italiani?
MB: Nel tempo abbiamo avuto la fortuna di essere invitati, in diverse occasioni, in alcuni importanti festival e rassegne nazionali, quali Novara Jazz, Mediterraneo Jazz, Ai confini tra Sardegna e Jazz, Jazz&Wine of Peace, Ground Music Festival, BAO, Mantova Jazz e Area Sismica. Per noi è ed è stato un riconoscimento importante; ci auguriamo che queste opportunità continuino a crescere, così come le possibilità di nuovi incontri e collaborazioni.
AAJ: Inoltre sostenete anche iniziative autonome di promozione, come "WE INSIST! LIVE Bubù settete, 7 duetti intorno al jazz," tenutosi alla fine di marzo a Cernusco s/NMilano. Come è andata; che bilancio ne puoi trarre?
MB: Si, cerchiamo nel limite del possibile di creare occasioni live in cui presentare i nostri progetti. Sia "We Insist! Live" che "We Insist! Even at Home" vanno proprio in questa direzione. L'evento live dello scorso marzo ci ha permesso di proporre una visione ampia di quello che oggi si può intendere per improvvisazione. Ci piace mettere uno di fianco all'altro mondi musicali anche distanti e contraddittori fra loro, andando oltre ai nostri gusti personali. Siamo soddisfatti del risultato ed è normale che non tutto sia piaciuto a tutti. In questa occasione ci siamo concentrati sulla formazione del duo, chiedendo che i set non fossero più lunghi di 30' per evitare cali di attenzione e mantenere viva la curiosità, aspetto molto apprezzato dal pubblico.
AAJ: Per concludere, ci puoi anticipare alcune delle edizioni che hai in cantiere per l'anno in corso?
MB: Le uscite primaverili hanno visto il secondo album del sestetto di Antonio Borghini & Banquet of Consequences, Resta chi va, e un nuovo lavoro del duo BraidaLocatelli, In movimento. Chiuderemo il 2025 con la pubblicazione di Ahead of July, concerto improvvisato dell'ensemble Pipeline; un concerto per noi molto importante perché ha "preparato" la residenza nella quale è stato registrato il lavoro che sarà la prima uscita del 2026: A Decent Run, registrato nel luglio 2024 presso lo studio di registrazione Cicaleto, ad Arezzo, e basato su "canzoni" scritte da Giancarlo Nino Locatelli su testi di Tom Raworth.
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