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Jazz Europeo - Non di solo passaporto

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Jazz Europeo—Non di solo passaporto
Livio Minafra, Ugo Sbisà
212 Pagine
ISBN: # 979-1281664005
I Quaderni di Digressione
2023

D'accordo, il jazz non ha bisogno di passaporti. Il passaporto è la musica stessa. Piuttosto, ha bisogno di passepartout, di una chiave universale che possa aprire le porte massicce dietro alle quali si celano meraviglie spesso ardue da scoprire. Ci vuole pazienza, passione, disponibilità. Diciamo un po' di umiltà. L'ascolto attento, non solo della musica, ma dei rumori che ci circondano, perfino dei messaggi orali, non gode oggi di popolarità. L'oggetto delle nostre attenzioni deve essere accattivante, magari perfino divertente.

Ecco dunque che due docenti del Conservatorio di Bari, il pianista Livio Minafra e il critico musicale Ugo Sbisà, si trovano di fronte alla constatazione che molti dei loro allievi più giovani, diciamo pure una nutrita maggioranza, sono sinceramente spaesati davanti a nomi come quelli di Giorgio Gaslini, Misha Mengelberg, perfino Django Reinhardt e Jan Garbarek. Mettendo da parte la reticenza nei confronti dei "volumi che si proponevano come guida alla formazione della discoteca ideale," decidono di realizzare un agile manualetto, poco più di duecento pagine, per colmare certi "vuoti di memoria" che non dovrebbero sussistere nelle Classi Jazz dei Conservatori.

Nasce così Jazz Europeo—Non di solo passaporto: "centotrenta suggerimenti per accostarsi al jazz del Vecchio Continente." L'impostazione è proprio quella del piccolo manuale da portare con sé, sul modello di quelli dedicati all'ornitologia o alla flora di un certo ambiente. Come in quel caso, si nota la colorazione differente dei gruppi di pagine, qui per la suddivisione dei musicisti nelle rispettive nazioni. Per queste ragioni di spazio e agilità, il criterio è molto selettivo, secondo gli stessi autori spesso doloroso. E cronologicamente si concentra nel periodo tra gli anni Sessanta e la soglia del nuovo millennio, con qualche raro spunto avanti e indietro.

Il testo è organizzato in schede, ad ogni paginata corrisponde un musicista: con sintetica biografia sia in italiano che in inglese nella facciata sinistra e con uno o due album consigliati in quella a destra. Ogni nazione o area è introdotta da un breve testo, sempre bilingue, con belle foto a tutta pagina, tratte tra l'altro dagli archivi di Silvia Lelli e Roberto Masotti, Elena Carminati, Gérard Rouy. Ad ogni nazione o area geografica sono dedicate dalle cinque alle venti pagine. In questo caso, la sezione italiana fa la parte del leone, per scelta un tantino di parte, ma comprensibile nella logica sopra ricordata volta a colmare i vuoti della memoria. Nello specifico, si ricordano opportunamente Eraldo Volontè, Mario Schiano, Pino Minafra. Ma andando indietro, anche Gorni Kramer, che fu della stessa generazione del grande Django, e davvero importante per la diffusione del jazz in Italia.

Sfogliare il volumetto e soffermarsi in tante sue parti fa bene all'umore, anche di chi non ha proprio dimenticato. Si ritrova la straripante stagione creativa della scena europea, che in un certo momento, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, attirò pure l'interesse degli osservatori e dei musicisti d'oltre oceano. Un clima nel quale lo stesso Livio Minafra ha avuto la fortuna di sguazzare fin da bambino, accanto al padre Pino, ai tempi del Festival di Noci e di Ruvo, quando sulla scena delle rassegne pugliesi passarono i più grandi d'Europa.

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