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Harriet Tubman: The Terror End of Beauty

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Harriet Tubman: The Terror End of Beauty
Continuando l'audace cammino che solo chi conosce a perfezione tutti i meandri della musica moderna in generale può affrontare, Brandon Ross, Melvin Gibbs e JT Lewis, proseguono la strada di unire jazz, rock, blues e improvvisazione in modo esemplare.

The Terror End of Beauty segue di non molto lo straordinario Araminta uscito nel 2017, accentuando ancor maggiormente quel senso di "new psychedelia" che forse avrebbe abbracciato Hendrix se fosse ancora fra noi. In America, qualcuno è arrivato a parlare di "afro-rock" parlando di questo disco. Non so se l'interpretazione possa essere corretta ma la versatilità di questo lavoro, come forse di ogni avventura musicale specialmente di Brandon Ross, è inaudita. Noise, funk, elettronica sono sicuramente componenti fondamentali di un progetto per certi versi hardcore, capace di aprire prospettive espressive di altissima qualità.

Il trio newyorkese vola alto nei cieli ritmici con sempre ben presente alla base la storia che questo gruppo, dedicato alla figura dell'attivista statunitense Araminta Ross (il nome di Harriet Tubman alla nascita), più conosciuta dalla storia come "Mosè degli afroamericani" nota per avere combattuto per l'abolizione della schiavitù e il riconoscimento della condizione femminile, ha sempre portato con sé quale segno distintivo di lotta politica e razziale immersa nel crogiolo della creatività artistica. Da questo punto di vista il trio è veementemente proteso verso un colore ritmico ben strutturato capace di muoversi entro architetture sonore che si spingono oltre le usuali forme dimensionali del caso. Per certi versi, si potrebbe accostare Harriet Tubman in parallelo con il "Very Very Circus" o il "Make a Move" di Henry Threadgill.

Anche qui sebbene con parametri differenti, il lavoro è sul "groove," sui contrasti e sulle profonde capacità espressive portate con sé da ogni brano. Rispetto ad Araminta una scelta forse più "diretta" e forse anche più "cattiva."

Come dice Ross in una recente intervista, una sorta di "meta-comunicazione" che è poi uno degli elementi fondanti di questo progetto. La produzione è di Scotty Barnhardt, ingegnere del suono portato in palmo di mano da Teo Macero (lo storico produttore di Miles Davis) e, guarda caso, l'ispirazione generale tecnica relativa alla registrazione di questo lavoro discografico non è molto distante dalle tensioni emotive di lavori seminali di Davis quali Jack Johnson, In a Silent Way, Live-Evil e Bitches Brew.

Ancora un brano dell'intervista di Ross: "Quando lo stavamo registrando, ricordo di avere pensato molte volte alla domanda "Che cos'è la libertà?" Ogni volta che quel pensiero mi tornava in mente abbandonavo l'idea che stavo utilizzando sino a quel momento per affrontare un assolo. Non fisicamente, ma nel suonare il mio assolo, era come se stessi scalando una montagna, cercando di alzarmi sopra qualcosa, in modo da poter "vedere" oltre ... Questo è stato l'approccio e il suono della chitarra che ho trovato in quel momento. È una cosa di Tubman: trovo il punto debole, un'apertura in un'altra dimensione dello spazio sonoro, e mi prende ." Se è possibile citare un brano dei dieci splendidi fiori che fanno bello questo giardino, letteralmente stupenda è una particolare versione davvero impressionistica della celebre "Redemption Song" di Bob Marley suonata spesso in passato da Brandon in duo con Cassandra Wilson.

Vista l'intelligenza dei personaggi in questione, chiosa con parole di Melvin Gibbs tratte da altra intervista in occasione del lancio del lavoro discografico: "una delle cose alle quali penso quando suono con Tubman è che Cecil Taylor se n'è andato, Ornette Coleman se n'è andato e ora tocca a noi." Allora, cosa stiamo portando in tavola? Siamo futuristi e storici. Il nostro futuro include il nostro passato, include i nostri antenati. Questa è la cosa di cui questa band ha sempre parlato."

Manca solo un passo alla perfezione. La musica di questo trio è di quelle da portare nel cuore e che fanno stare bene.

Album della settimana.

Track Listing

Farther Unknown; 3000 Worlds; Prototaxite; Redemption Song; The Green Book Blues; Unseen Advance of the Aquifarian; The Terror End of Beauty; Tuljapur Handprint.

Personnel

Harriet Tubman
band / ensemble / orchestra

J.T. Lewis: drums; Melvin Gibbs: bass; Brandon Ross: guitar.

Album information

Title: The Terror End of Beauty | Year Released: 2019 | Record Label: Sunnyside Records


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