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Taylor Ho Bynum 9-tette: The Ambiguity Manifesto

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Taylor Ho Bynum 9-tette: The Ambiguity Manifesto
All'interno della generazione di musicisti che si sono formati con Anthony Braxton negli anni Novanta, studiando presso di lui alla Wesleyan University e collaborando ai suoi lavori di quel periodo, Taylor Ho Bynum spicca insieme a Mary Halvorson per versatilità dinamica e dovizia progettuale. Bynum, nel periodo in cui ha diretto la Tri-Centric Foundation, dal 2010-2018, ha pure prodotto molti importanti lavori di Braxton, tra cui due poderose opere della serie Trillium e due spettacoli di Sonic Genome. La sua esperienza giovanile con altri due colossi, quali Cecil Taylor e Bill Dixon, ha contribuito a plasmare un bel ventaglio di stimoli, che il cornettista e compositore ha messo a buon frutto.

L'ultima tappa della copiosa produzione di Bynum ci consegna, tra le cose ben documentate da svariate etichette, ove è particolarmente assidua questa Firehouse 12, un lavoro per nonetto. The Ambiguity Manifesto dimostra la predilezione del musicista per gli organici allargati, con i quali mette in risalto la sua capacità di scrittura e di organizzazione orchestrale, in costante relazione con l'elemento improvvisativo. Questo lavoro, secondo la stessa ammissione del protagonista, conclude un percorso in tre tappe, una "accidental trilogy" le cui precedenti realizzazioni erano Navigation del 2013, dove erano all'opera il Sextet e il 7-tette, ed Enter the Plus Tet del 2017, realizzato con un'orchestra di quindici elementi.

Alla base di questo nonetto c'è sempre il nucleo ben rodato del sestetto, con Jim Hobbs al sax alto, Bill Lowe al trombone basso e tuba, la Halvorson alla chitarra, Ken Filiano al contrabbasso e il batterista Tomas Fujiwara. Si aggiunge una rosa di musicisti (già presenti nel Plus Tet), che già sulla carta lascia presagire gli interessanti giochi compositivi e scompositivi, dinamici, timbrici e creativi del lavoro. Ingrid Laubrock aggiunge le proprie ance a quelle di Hobbs, Tomeka Reid e Stomu Takeishi si inseriscono nella creazione delle trame scure che spesso mettono l'orchestrazione in frangenti di potente contrasto cromatico. Tutti, inutile dirlo, sono perfettamente focalizzati nello spirito della musica di Bynum.

Nell'approccio compositivo e creativo di Bynum la tavolozza stilistica è ampia, e il brano che apre il CD ne rappresenta un esempio brillante, con il tratto funk della batteria che si affianca al vamp scandito dalla Halvorson, cui si uniscono i fiati, e che dà luogo a una serie di divagazioni e deragliamenti gustosi. Resta, a sottendere il carattere del brano, un gusto rétro di svagato rhythm and blues, in surreale precarietà acrobatica, che ricorda certe cose di Julius Hemphill e di Lester Bowie. Una perla che viene elargita già nell'esordio del lavoro.

Il secondo brano, "enter ally" (tutti i titoli di Bynum sono scritti senza maiuscole), evidenzia in meno di tre minuti la perizia improvvisativa dell'ensemble, che si presenta come un organismo unico, pulsante e ben calibrato. Gli fa eco e specchio più avanti "ally enter," dove risalta lo splendido solismo ardito e ricco di chiaroscuri di Hobbs e poi quello dello stesso Bynum alla cornetta, qui particolarmente vicino allo spirito enigmatico, allusivo di Bill Dixon. Se il citato "enter ally" proponeva un gusto rétro, il conclusivo "unreal/real (for old music)," come è recitato nel titolo, si addentra in umori ancora più lontani nel passato. Stavolta si tratta di un passato immaginifico, con il soprano evocativo della Laubrock e il percorso suggestivo costruito da un'orchestrazione enigmatica, sontuosa.

Album della settimana.

Track Listing

Neither When nor Where; Enter Ally; Real/Unreal (for Ursula K. Le Guin); (G)host(aa/ab); Enter (g) Neither; Ally Enter; Unreal/Real (for old music).

Personnel

Jim Hobbs
saxophone, alto
Bill Lowe
trombone, bass
Ingrid Laubrock
saxophone

Album information

Title: The Ambiguity Manifesto | Year Released: 2019 | Record Label: Firehouse 12 Records


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