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Sylwester Ostrowski: la musica come celebrazione della vita

Sylwester Ostrowski: la musica come celebrazione della vita

Courtesy Emma Halstead

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Adoro suonare con musicisti provenienti da Paesi e culture diverse. È il nostro modo per affermare che facciamo tutti parte dello stesso mondo.
—Sylwester Ostrowski
Il sassofonista polacco Sylwester Ostrowski non è solo un brillante musicista e produttore, ma anche un promotore culturale di grande successo. In particolare, è fondatore e organizzatore dello Szczecin Jazz Festival, un evento che si svolge nella sua città natale in Polonia. Nel momento in cui Ostrowski ha ripreso a suonare dal vivo in tutta Europa dopo la pandemia, abbiamo avuto l'opportunità di incontrarlo per discutere dei suoi progetti, sogni e visioni del mondo.

All About Jazz: Dopo il lungo e difficile periodo che ci lasciamo alle spalle, hai ricominciato a suonare dal vivo. Stai organizzando concerti con musicisti provenienti da ogni parte del mondo, e sembra che la musica dal vivo per te in questo momento rappresenti un modo per celebrare il ritorno alla vita. Come ti senti in questo momento particolare?

Sylvester Ostrowski: Mi sento molto felice. Ho iniziato a organizzare concerti internazionali, suonando con grandi musicisti del calibro di Igor Butman, Camille Thurman, Alexander Beets, Francesco Bruno, Freddie Hendrix, Jakub "Mizer" Mizeracki, Albert Bover de Soto, Endea Owens, Owen Hart Jr.. Ad alcuni di loro sono già legato da rapporti di amicizia forti e consolidati; con gli altri l'amicizia sta venendo da sé come una conseguenza naturale data dal condividere l'amore per la musica e l'idea di un mondo in cui non esistono confini. Per noi la musica è un modo per creare connessioni profonde tra le persone.

AAJ: Nel corso degli anni hai plasmato una voce unica al sax tenore, mischiando ispirazioni da culture diverse (quella americana e polacca in particolare), e facendo convergere generi musicali come la musica popolare, la classica e il jazz. Come sei arrivato a realizzare un simile percorso?

SO: Prima di tutto, io credo che lo swing rappresenti le radici della musica jazz. In secondo luogo, il mio Paese di origine, la Polonia, ha una grande tradizione di musica popolare. È stato naturale per me combinare questi due aspetti. Seguo le mie radici per creare il futuro; è il mio modo di affrontare la vita sia in quanto essere umano che come musicista. Ovunque nel mondo ci sono due tipi di musicisti jazz a mio avviso: quelli che fanno swing, e gli altri. Ci sono grandi musicisti che preferiscono sperimentare, attraverso la fusione del jazz con la musica elettronica e digitale, o con i ritmi hip-hop, ecc... Ho grande rispetto per questi musicisti, ma personalmente sento che questa non sia la mia strada. Ci sono poi altri musicisti che restano fedeli alla tradizione swing del jazz. Ecco, io sento sicuramente di appartenere a questa seconda categoria, e ne vado orgoglioso.

AAJ: Quali sono le tue principali fonti d'ispirazione?

SO: Mi ispiro sicuramente ai grandi sassofonisti della storia del jazz come John Coltrane, Sonny Rollins, Ben Webster, Lester Young, Dexter Gordon. Sia Billy Harper che Bobby Watson sono poi stati fondamentali nel mio percorso di crescita artistica. Li considero dei mentori, ho imparato così tanto da loro!

AAJ: Qual è lo stato attuale della scena jazz in Polonia? Qual è la sua dimensione internazionale?

SO: Abbiamo una lunga e importante tradizione jazz in Polonia, che risale addirittura a prima della Seconda Guerra Mondiale, anche se i più importanti musicisti sono emersi nella seconda metà del ventesimo secolo: mi riferisco in particolare a Tomasz Stańko, a Krzysztof Komeda e a Michal Urbaniak. La scena jazz odierna in Polonia è importante. Abbiamo oltre 100 festival jazz, fra cui 15 sono grandi festival internazionali. Si tratta anche di un contesto molto variegato, in cui agiscono musicisti che suonano generi diversi come il jazz classico, l'avanguardia moderna e il jazz americano.

AAJ: Qual è il messaggio che vuoi trasmettere alle persone attraverso la tua musica?

SO: Credo che gli ultimi due anni vissuti nella pandemia ci abbiano dimostrato quanto sia importante la vita. La musica mi dà l'opportunità di contribuire a migliorare la vita mia e quella delle persone che mi ascoltano. Allo stesso tempo, adoro suonare con musicisti provenienti da Paesi e culture diverse. È il nostro modo per affermare che facciamo tutti parte dello stesso mondo.

AAJ: Sei fondatore e organizzatore dello Szczecin Festival in Polonia, un evento che è molto apprezzato a livello internazionale sia per l'ospitalità che per la qualità della musica che promuove. Qual è lo spirito che anima il Festival?

SO: Penso che il segreto del successo dello Szczecin Festival sia che si tratti di un evento internazionale che al contempo promuove i musicisti e gli artisti locali. Questa combinazione di elementi locali e internazionali rende il Festival un evento molto speciale. Inoltre, c'è anche una dimensione sociale a cui teniamo molto, e che si traduce nell'organizzazione di seminari culturali e di performance dal vivo che si svolgono nelle strade e sui trasporti pubblici nei quartieri più poveri e marginalizzati della città. La nostra idea è semplice quanto innovativa: vogliamo diffondere la cultura, l'arte e il jazz internazionale e polacco tra il pubblico di massa.

AAJ: Guardando avanti, che direzione stai intraprendendo, sia in senso personale che professionalmente?

SO: Durante la pandemia ho realizzato che la cosa più importante per me è la famiglia. La mia intenzione è di mettere da parte il mio ego artistico e provare a dedicare tutta la mia vita alla famiglia. Certamente desidero essere un musicista jazz internazionale, come ogni musicista. Vogllio continuare a suonare dal vivo viaggiando in tutto il mondo, a comporre e a produrre il jazz, oltre che a promuoverlo in Polonia e in tutta Europa. Ma in questo momento la mia famiglia viene prima. La differenza con il passato è che non sono più disposto a sacrificare la famiglia in ragione delle mie aspirazioni musicali.

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