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Merano Jazz 2020

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Merano
Teatro Kimm, Piazza delle Terme
15-19.7.2020

La realizzazione del Jazz Festival di Merano ha subito quest'anno qualche esitazione, ma alla fine ha prevalso la determinazione degli organizzatori: verso la metà di giugno è stato confermato lo svolgimento della sezione didattica, denominata Accademia Jazz Mitteleuropea, dal 15 al 19 luglio sotto la direzione di Franco D'Andrea ed Ewald Kontschieder, giunta alla sua diciannovesime edizione. Una decina di giorni dopo è arrivata la certezza anche della parte concertistica, seppure ridotta a due appuntamenti, il 15 e 16 luglio, rispettivamente con Cosmic Renaissance di Gianluca Petrella, presente al festival anche in qualità di Artist in Residence dell'Accademia, e con il quartetto Open Atrio del contrabbassista trentino Stefano Colpi, che allinea in questa sua versione il sax tenore di Andrea Pimazzoni, il pianoforte di Roberto Cipelli e la batteria di Mauro Beggio.

La ventiquattresima edizione dell'appuntamento concertistico nella vivace cittadina attraversata dal torrente Passirio e circondata da possenti giogaie montuose, dove nel corso degli anni sono passati tanti artisti che hanno fatto la storia del jazz contemporaneo, ha visto una folta partecipazione alle due proposte, pur nella limitazione delle capienze al Teatro Kimm e nello spazio aperto di Piazza Terme, dove si sono esibiti rispettivamente il quintetto di Petrella e il quartetto di Colpi. Due splendidi concerti, accolti con grande entusiasmo e partecipazione, non solo per il lungo digiuno di proposte dal vivo, ma per la forza della musica.

Il quintetto di Petrella, che sviluppa una formidabile quantità di energia, con sonorità dense e magmatiche caratterizzate dalla dialettica serrata tra elettronica e suoni acustici, ha mostrato il leader in grande forma nel dirigere con lucidità e fantasia percorsi complessi ma sempre coinvolgenti, con i musicisti perfettamente sintonizzati sul progetto, spronati dalla vitalità e dalla direzione sciamanica del trombonista. Petrella si muove con autorevolezza e dinamismo sul palco, avvicinandosi ai musicisti, incitando e suggerendo le direzioni e i contrasti di una musica che ora, a quattro anni dalla prima prova del vinile di esordio e sulla soglia di una nuova seduta d'incisione, ha raggiunto una solida, dinamica maturità.

È palpabile e contagiosa, sia per il pubblico che per i musicisti, la convinzione del trombonista, focalizzata su un progetto che è forse quello più compiuto della sua vicenda artistica. La coppia in front line con il trombettista Mirco Rubegni produce impasti di forte empatia, di energia straripante nei robusti unisoni disegnati su brani di Sun Ra come "Bassism," su pezzi originali già presentati nel precedente vinile, come "Rings" e "Monday," e su composizioni nuove. Ma la bella maturazione di Rubegni spicca pure in momenti di fine impasto timbrico e contrappuntistico, come risaltava ad esempio in un episodio introduttivo di libera polifonia dai bagliori barocchi.

L'inserimento del basso elettrico di Blake Franchetto, subentrato al membro originario Francesco Ponticelli, è efficace nella varietà timbrica degli insiemi incandescenti e nella freschezza di approccio a certi ritmi molto energici, tessuti insieme alle percussioni di Simone Padovani e alla batteria di Federico Scettri. L'utilizzo dell'elettronica di quest'ultimo è eccellente, come avevamo già rilevato in altre occasioni, e si alimenta di stimoli nell'amalgama con l'elettronica di Petrella, elemento fondamentale nell'intelaiatura di questa musica. Dove potenza e sensualità si coniugano in costante dialettica e dove il trombone trova momenti di autentica grazia espressiva.

Il quartetto di Colpi ha messo in luce la ricchezza degli stimoli compositivi del contrabbassista, che ha lavorato sulla formula aperta chiamata "Atrio" fin dai primi anni del Duemila, producendo nel 2003 un CD in trio con Stefano Battaglia al pianoforte e Carlo Alberto Canevali alla batteria e successivamente altri lavori significativi con vari organici. La sua scrittura coniuga temi piacevoli, dalle melodie ben disegnate, a svolgimenti metrici e armonici ricchi di soluzioni originali. Nell'incontro con Cipelli e Beggio, che risale circa a un anno fa, la musica del contrabbassista ha trovato interpreti perfettamente sintonizzati, ma ha rappresentato una piacevole sorpresa il serrato e variegato lavoro di Pimazzoni, solista senza dubbio di valore, che coniuga con originalità riferimenti a Joe Lovano, Joe Henderson e Dewey Redman, con un timbro scuro, granuloso, e un fraseggio ricco di sorprese.

Partito da un breve, commosso omaggio a Ennio Morricone con il tema di "Nuovo Cinema Paradiso," il concerto di Open Atrio si è sviluppato su temi eleganti, come "Punta Indiani" e il ternario "Scottish," dedicato a Scott LaFaro, toccando un brano dedicato a Franco D'Andrea, "Franco Tiratore," dove le formule del pianista meranese erano sviluppate secondo nuove prospettive, con il contributo sensibile di Cipelli, prezioso in tutta l'economia della musica insieme a quello di Beggio.

È opportuno un cenno all'attività didattica dell'Accademia Jazz, dove a causa delle precauzioni sanitarie quest'anno erano coinvolti meno allievi (circa la metà rispetto agli anni precedenti), ma era presente l'intero staff di docenti: quattordici musicisti provenienti sia dall'area italiana che da quella germanofona. Anche in questo caso, Petrella ha lavorato con in modo intenso nella propria masterclass, arrivando a gestire un significativo saggio finale con un ricco organico strumentale, che comprendeva cinque fiati (cui era aggiunto il suo trombone), pianoforte, contrabbasso, batteria e percussioni.

Foto: Ewald Kontschieder.

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