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Tubolibre Quartet
ByNonostante la giovane età, Gianluca Petrella non ha più bisogno di presentazioni, sono ormai alcuni anni che vince premi (ad es. l'Eurodjango in Francia e il Critic's Poll della rivista Down Beat) e mette d'accordo la critica italiana e non.
Dopo aver collaborato e realizzato dischi con alcuni dei più importanti muscisti italiani (Rava, Salis, Di Castri, ecc.), da un paio d'anni ha raggiunto la maturità e l'indipendenza necessarie a dar vita a progetti giovani e interessanti. Quello a cui ci troviamo di fronte adesso è uno dei più recenti: "Tubolibre", un quartetto che fonde elementi della tradizione con sonorità più moderne e contemporanee.
Il quartetto è giovane ed esuberante ed è composto da Gabrio Baldacci alla chitarra elettrica, Mauro Ottolini al susafono (variante molto coreografica del basso tuba, mutuata dalla tradizione bandistica per la forte ergonomia e maggiore leggerezza) e Cristiano Calcagnile alla batteria.
A rendere speciale la serata è la presenza di un nutrito gruppo di giovani musicisti dell'area bolognese, ben rappresentata dal collettivo "Bassesfere" - di cui Calcagnile è membro stabile. La scena musicale bolognese gode ancora oggi di una notevole effervescenza (clicca qui per leggere l'intervista in cui Paolo Angeli la descrive), ma è purtroppo ancora troppo "sotterranea".
La scuola Ivan Ilich e il collettivo Bassesfere sono elementi fondamentali del panorama italiano e tramite Map of Moods fanno da trait d'union con altri collettivi, come El Gallo Rojo o Improvvisatore Involontario, portando avanti un discorso di grande qualità e ricerca grazie a musicisti come Puglisi, Scardino, Caliri, Cusa, Mosso, Marraffa e tanti altri.
Ma veniamo alla serata. Il Bravo Caffè (locale che ospita il concerto e che la sera prima aveva in cartellone Petrella con "Indigo 4" - quartetto con Bearzatti, Dalla Porta, Accardi) è gremito in ogni ordine di posto e la presenza di tanti musicisti nel pubblico rende l'atmosfera particolarmente piacevole e densa di energia.
"Tubolibre Quartet" sembra essere la formazione con cui Petrella può esprimere i propri desideri senza preoccuparsi troppo di esigenze discografiche o di critica, mettendo assieme personalità tanto diverse e un repertorio così eterogeneo.
L'inizio è melodico e la formazione si mostra subito affiatata e matura nonostante le poche date fatte assieme (una decina dall'esordio alla Salumeria della musica a Milano clicca qui per vedere la galleria di quel concerto).
Petrella nel tempo è venuto affinando l'uso dell'elettronica e appare sempre più smaliziato e divertito. Ottolini al susafono ha la precisione e la forza di un contrabbasso e tra i due si crea un bell'interplay quando, per ragioni di spazio, duettano a distanza millimetrica.
Calcagnile, sempre per ragioni di spazio, ha una batteria un po' meno attrezzata del solito, ma il suo drumming è sempre straordinariamente energico, pieno di estro e creatività, e Baldacci per lunghi tratti funge da elemento polarizzatore amalgamando e compattando il suono del gruppo.
La scaletta vede brani di diverso registro e genere musicale: si va da Jimi Hendrix a Duke Ellington passando per l'Art Ensemble of Chicago e Monk; le sonorità passano da Dixieland al blues, al funk, con qualche eco di Santana, sempre con straordinaria facilità: a un certo punto addirittura Petrella lascia il trombone e passa all'euphonium (a cilindri) per dar luogo a una marcia funebre davvero bella e riuscita.
Verso la fine Gabrio Baldacci attacca poi, con un lungo preambolo, la bellissima cover "Teardrop" dei Massive Attack, che prosegue con un sound e un'energia da brividi (unico neo: il forte chiacchiericcio del pubblico, che amareggia Petrella ma che per fortuna non altera la qualità della performance).
A seguire Petrella invita sul palco Beppe Scardino (che si conferma come uno delle voci più interessanti della scena italiana, al sax baritono) e Gugliemo Pagnozzi (sax alto e clarino) e insieme eseguono un paio di brani con grande enfasi.
Il finale è pirotecnico, Calcagnile suona di tutto col suo fare iperdinamico - piatti, vassoi -, e il suono riesce a sopraffare il rumore del pubblico.
L'interesse del progetto risiede dunque, oltre che nel fatto di essere suonato ottimamente, in questo suo muoversi tra suggestioni musicali diverse mantenendo però sempre una notevole originalità negli arrangiamenti, per cui - sebbene abbia all'attivo solo una decina di date - si mostra maturo, e c'è da augurarsi che presto vada in studio e se ne faccia un disco.
Foto di Filippo Baciocchi
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