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Swing & Strings feat. Dick Oatts at Artimino
Ognissanti Suona Il Jazz
Villa La Ferdinanda
Artimino
27.11.2022
Per la quinta edizione della rassegna Ognissanti Suona Il Jazz, la splendida Villa Medicea la Ferdinanda di Artimino ha ospitato un nuovo progetto dell'arrangiatore e direttore d'orchestra Duccio Bertini, stavolta impegnato a fondere un quartetto di jazzisti con un ensemble d'archi. Operazione non facile, come sa chi abbia qualche conoscenza di questa prassi più volte tentata, ma che solo in rare occasioni ha avuto la fortuna di ottenere esiti apprezzabili.
Consapevole della difficoltà, Bertini ha chiamato alcuni giovani jazzisti toscaniil chitarrista Francesco Zampini, il contrabbassista Michelangelo Scandroglio e il batterista Andrea Beninaticompletando la formazione con un ospite speciale: il sassofonista statunitense Dick Oatts, membro della Vanguard Jazz Orchestra ed esperienze con musicisti del calibro di Thad Jones, Ray Mantilla e Joe Lovano. Selezionata una rosa di storici standard dei più diversi autori, inclusi anche Monk ed Ellington, Bertini ha messo a punto arrangiamenti originali che permettessero l'interazione con un settetto d'archi composto da due primi e due secondi violini, due viole e un violoncello. Infine, ha diretto il composito organico, facendo in modo che i jazzisti avessero gli opportuni spazi solistici.
Come ha osservato qualche spettatore della non grandissima, ma stipata sala delle scuderie, l'effetto è stato quello di una rivisitazione della musica di settant'anni fa, sia perché buona parte dei brani avevano quell'età se non di più, sia perché il suono complessivo dell'organico richiamava quello di allora: rilassato e a tratti invitante alla danza; ora leggero, ora più intenso negli assoli; sofisticato e avvolgente negli interventi degli archi; globalmente seducente ed elegante. Tuttavia, gli aspetti di profondo interesse dello spettacolo, ben aldilà della bellezza delle arcinote composizioni prescelte e del fascino dell'orchestra, erano soprattutto tre: la succitata integrazione dei due ben diversi corpi dell'ensemble; la presenza del solista americano; gli arrangiamenti degli archi.
Iniziando dagli ultimi, va detto che il lavoro di arrangiamento di Bertini era ottimo. E ciò non solo e non tanto per la qualità degli impasti, ma perché all'ensemble d'archi non era assegnata una mera funzione di accompagnamento del quartetto jazzisticocosa che, come noto, scivola facilmente e fatalmente nel banale, quando non nel melensobensì un ruolo di vero e proprio coprotagonista, grazie alla riscrittura di intere parti delle composizioni originali esoprattuttoalla realizzazione di alcune loro variazioni, tali che a momenti persino gli archi parevano improvvisare sul tema.
Questo elemento era anche il fulcro della buona riuscita del primo aspetto, ossia l'integrazione dei due componenti dell'orchestra: grazie infatti alle partiture che emulavano il lavoro improvvisativo, la rotazione della centralità tra archi e quintetto jazz si produceva con fluida naturalità, esaltandone le diverse qualità. E ciò grazie anche alla bravura dei musicisticon Zampini che si alternava negli assoli a Oatts, mentre Scandroglio e Beninati erano maggiormente dediti a dare swing a un organico così ampioe soprattutto alla singolarità degli interventi dell'ospite d'oltreoceano.
Classe 1953, Oatts ha infatti mostrato uno stile improvvisativo e un suono assai personali: più aspro, quasi acido al sax soprano, maggiormente rilassato al contralto, ha in entrambi i casi privilegiato le improvvisazioni lente e pensierose, con un uso delle pause talvolta insistito, che andava a interagire per contrasto sia con la liricità dei brani, sia con il clima luminoso evocato dagli archi. La sua presenza ha in altre parole costituito una vera ciliegina sulla torta così ben preparata da Bertini, e ha inoltre trascinato anche emotivamente il resto dell'ensemble.
Bell'appuntamento, dunque, e un plauso agli organizzatori, capaci di dare spazio a un genere che ne trova poco anche nei festival paludati. Da sottolineare infine che Oatts il giorno successivo è partito prestissimo per gli States, dove la sera lo attendeva un concerto al Village Vanguard. Tra i tanti suoi meriti, il jazz ha anche quello di mantenere giovani.
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Instrument: Saxophone, alto
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