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Popular Music

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Popular Music

di Rosa Viscardi

2004

Edizioni Ellissi - Gruppo Esselibri - pp.414 - 20 euro

Tra i molti studi sulla pop music disponibili in lingua italiana, (ricordo Il Suono in cui viviamo di Franco Fabbri e l'ormai classico Studiare la popular music di Richard Middleton) questo volume di Rosa Viscardi (docente di Teorie e tecniche dei media all'Università di Napoli) si distingue per ampiezza ed esaustività, caratterizzandosi come un manuale enciclopedico indispensabile non solo in ambito didattico ma per chiunque operi nel settore: dagli addetti ai lavori (giornalisti, discografici, musicisti) agli ascoltatori consapevoli.

Il jazz non è specificatamente trattato, se non nel glossario in appendice, curato da Giuseppina Melis e di sfuggita in un box del testo dedicato ai race records. La spiegazione va forse trovata nel concetto di Popular Music che autrice propone all'inizio del primo capitolo: "...tutte quelle forme musicali di ascolto facile e disimpegnato, la cui fruibilità non richiede competenze particolari, che, prodotte da un settore specifico dell'industria culturale (l'industria discografica) per essere commercializzate, mediante appositi dispositivi, sul mercato dei beni di consumo, costituiscono parte integrante delle forme spettacolari proprie dell'industria culturale nel suo complesso (...) finendo col rappresentare, in perenne sinergia con l'industria culturale stessa, la "colonna sonora" dell'età industriale e postindustriale".

A dispetto di quanto pensava Adorno, questa definizione esclude gran parte di ciò che intendiamo col termine jazz in quanto forma artistica e condividiamo la scelta dell'autrice che privilegia comunque un taglio storico (sugli sviluppi dei processi produttivi applicati alla riproduzione sonora) e sociologico (sulle caratteristiche dell'industria musicale, dalla fine dell'Ottocento ad oggi.

Per gli indispensabili riferimenti musicali la Viscardi cita soprattutto la musica leggera e il rock, senza entrare nel merito se anche in quegli ambiti possano trovarsi forme d'arte. I riferimenti sono sempre appropriati e puntuali, cosa piuttosto rara in Italia tra gli studiosi accademici delle forme extracolte.

Il pregio del volume è la completezza della trattazione e la ricchezza degli approfondimenti storici.

Nella prima parte si occupa di industria e spettacolo (parte dall'editoria musicale di fino Ottocento e si conclude con uno sguardo alla musica leggera italiana); nella seconda e terza s'addentra nel sistema dei media e nell'apparato del disco (indicando ruoli e funzioni di tutti gli addetti alla produzione discografica) ed infine considera le nuove realtà che veicolano la popular music (fino all'i-pod e al fenomeno open source).

Il tutto si conclude con una bibliografia particolarmente nutrita che alla voce "generi" comprende anche qualche testo sul jazz (inspiegabile però l'assenza di molti autori importanti: Polillo, Federighi, Lombardi, Zenni, Onori, Roncaglia ecc... per restare solo in ambito italiano).

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