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Paolo Paliaga e il Questionario di Proust

Paolo Paliaga e il Questionario di Proust
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Il tratto principale della mia musica
Più che "mia" direi nostra. La forza dell'Alboran Trio risiede nel fatto di essere frutto di un lavoro collettivo in cui collaboriamo anziché competere. Con Ferdinando Farao il progetto è ripartito con grande entusiasmo proprio perché non abbiamo bisogno di parlare, spiegare e razionalizzare il lavoro. Io scrivo brani ma poi il trio comincia un lavoro di messa a punto che può durare giorni (di solito facciamo delle full immersion in posti molto belli dove ci fermiamo alcuni giorni e suoniamo dalla mattina alla sera) fino a quando ogni brano non è diventato una storia. Fanno da sfondo al progetto la dimensione melodica, che spesso è malinconica visto che siamo interpreti del tempo, e la dimensione della pulsazione che è la dimensione dell'energia, dello swing, anche se non usiamo quasi mai la pulsazione swing nell'accezione tradizionale.

La qualità che desidero nei musicisti che suonano con me
Bella domanda. Spesso tra i musicisti domina l'ego e ognuno tende a voler dimostrare quanto è bravo e preparato, così finisce che vince l'ego e muore la musica. Quello che personalmente desidero dai musicisti con cui suono è l'idea di trovare il piacere del suonare insieme ascoltandoci ed essendo al servizio della musica e non del proprio sé. Mi piace che ognuno abbia la sua personalità, ma sappia convergere per servire il suono che stiamo costruendo insieme. In fondo è come essere in trance ed accedere ad una dimensione spirituale in cui—come mi piace dire—ci facciamo suonare dalla musica, facendoci attraversare dalla forza dell'improvvisazione e sospendendo ogni pretesa razionale e di controllo sul risultato per essere noi stessi sorpresi della musica che facciamo.

Come musicista, il momento in cui sono stato più felice
Quando sul palco hai una pianoforte buono, ben amplificato, che ti permette di togliere note, ripulire da tutto il dover essere e dover suonare, e riesci ad abbandonarti totalmente insieme agli altri due musicisti, e incomincia quel misterioso viaggio interiore che sono le storie emotive che raccontiamo al nostro pubblico. Lì succede qualcosa, è come un'esperienza di livello superiore che fa accedere ad uno stato di grazia, e questo avviene proprio grazie alla musica e al fatto di condividerla con musicisti sintonizzati sullo stesso modo di sentire le cose.

Come musicista, il mio principale difetto
Potrei fare una lunga lista, ma spesso dietro ogni difetto si sviluppano in modo compensatorio delle virtù. Comunque, avendo fatto studi fino al dottorato di ricerca in sociologia non ho dedicato abbastanza tempo ad imparare a leggere bene la musica e questo mi ha spesso impedito di leggere pagine bellissime della musica del '900, giusto per fare un esempio. Un altro difetto è che faccio pochi compromessi e quindi quando un progetto musicale non rientra nelle mie corde tendo ad andarmene perché il tempo è poco e quindi ho sviluppato meno contatti con i miei colleghi rispetto alla media della comunità dei jazzisti.

La mia più grande paura quando suono
Fatico a rispondere perché forse ho molte paure nella vita, ma quando suono la parola "paura" non è tra le emozioni che sento. Forse posso dire che un timore c'è ed è quello che, se il piano non è ben amplificato, oppure non ci sentiamo bene sul palco, non si riesca a trovare la giusta dimensione per suonare la nostra musica, fatta di forte comunione e fusione di intenti. Questo lo temo ed è una frustrazione se dobbiamo finire a suonare con il coltello in mezzo ai denti, anziché rilassati scavando dentro il nostro serbatoio emozionale.

Sogno di suonare
Appunto, questa è anche la risposta: "Sogno di tornare a suonare," non importa dove, ma dove ci siano un buon piano, un buon fonico e un pubblico curioso pronto ad entrare nella dimensione del nostro concerto.

La mia fonte di ispirazione
Navigare a vela, camminare in montagna.

I miei musicisti preferiti
Cambiano sempre e non voglio dire banalità però J.S. Bach a volte mi inchioda come se fosse l'orologio dell'universo con una perfezione ultraterrena. Poi spesso ascolto cantautori cubani come Silvio Rodriguez o Pablo Milanes. Mi piace molto la musica zingara e la pulsazione dei gruppi tzigani. A volte è Alban Berg, oppure Gustav Mahler. Chick Corea, Keith Jarrett e Brad Mehldau restano come esempio di musicisti eccelsi, ma anche John Taylor.

I miei dischi da isola deserta
Facing You di Jarrett, i dischi del Trio di Bobo Stenson Trio, La sinfonia n. 5 di Mahler, For Those I Never Knew di Luca Flores, La Trilogia di Lucio Battisti, Gnu High di Kenny Wheeler, ...

La canzone che fischio sotto la doccia
"Die Nachtigall."

I miei pittori preferiti
Hieronymus Bosch, ma soprattutto Marc Chagall.

I miei film preferiti
"Hollywood Party" con Peter Seller, "Chi ha Paura di Virginia Wolf?" di Mike Nichols e "La Casa dei Giochi" di David Mamet.

I miei scrittori preferiti
Francisco Coloane, Robert Walser, Bjorn Larsson.

La mia occupazione preferita
Navigare a vela, riparare qualsiasi cosa si rompa, crescere i miei figli, viaggiare con mia moglie.

Il dono di natura che vorrei avere
L'orecchio assoluto.

Nella musica, la cosa che detesto di più
L'ego ipertrofico di molti musicisti.

Gli errori musicali che mi ispirano maggiore indulgenza
Le stecche di improvvisatori che osano e vanno a cercare in territori inesplorati.

Il pezzo che vorrei venisse suonato al mio funerale
Non so, perché io non ci sarò. Comunque un brano adeguato per un funerale potrebbe essere "Impromptu op. 14 n. 2" di Scriabin.

Lo stato attuale della mia attività musicale
Progettando il prossimo lavoro, cercando un suono che sia verticale e profondo e che abbia un'orchestrazione nuova, sfruttando tutte le potenzialità degli strumenti acustici

Il mio motto
Collaborare è meglio che competere.

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