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nBn Records: La ricerca come stile musicale - Un dialogo con Carlo Alberto Canevali

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La nBn Records è un'etichetta indipendente, con sede a Rovereto, che nei suoi due anni di vita ha prodotto nove interessanti lavori, tra loro talvolta assai diversi, ma sempre caratterizzati da una cifra originale e innovativa. Recentemente nBn ha anche pubblicato un libro - un metodo di studio e insegnamento del ritmo - mostrando in tal modo ancor più la sua vocazione alla ricerca. Abbiamo incontrato Carlo Alberto Canevali, che di nBn è l'ideatore e il factotum, per capire meglio attraverso le sue parole lo spirito che anima questa nuova realtà del vitale panorama italiano della musica creativa.

All About Jazz: Quando nasce l'etichetta nBn?

Carlo Alberto Canevali: Nel luglio del 2009, con l'uscita di Godzilla in Wonderland, che ho registrato assieme a Lorenzo Frizzera. In questo primo disco la direzione dell'etichetta è già chiara. Si tratta di una session di libera improvvisazione registrata nello studio nBn, dove abbiamo suonato, oltre ai nostri rispettivi strumenti, batteria e chitarra, anche due laptops. Ribadisco "suonato," perché il computer è stato utilizzato come strumento vero e proprio, cercando di capire e sviluppare le sue potenzialità al di là di una mera effettistica. Si tratta di un lavoro di ricerca sul timbro e sulla struttura attraverso l'uso di nuove apparecchiature in un contesto più tradizionale, ammesso che un duo chitarra batteria possa essere considerato come tale.

AAJ: A questo primo capitolo è poi seguito 5053 del Chladni Experiment Trio.

C.A.C.: Esatto, si tratta di un lavoro sulle metodologie compositive, che ho registrato assieme ad Andrea Massaria alla chitarra e Alessandro Fedrigo al basso acustico. Qui abbiamo utilizzato formule compositive non consuete, lasciando ampi spazi all'improvvisazione. Vi sono composizioni basate su sequenze intervallari ascendenti e discendenti rispetto a una nota fulcro (ad esempio, partendo da si naturale la linea melodica diviene Sib-Do-La-Do#-Lab-Re-Sol-Mib-Fa#-Mi, ovvero semitono discendente, tono ascendente, tono e mezzo discendente, due toni ascendenti etc.), con improvvisazioni anch'esse su base intervallare per espansione e restrizione. Vi sono composizioni di carattere dodecafonico, che impongono nell'improvvisazione la medesima serialità. Anche nell'accompagnamento della batteria abbiamo sperimentato l'utilizzo di tecniche seriali.

AAJ: Già questi due dischi, molto particolari, dicono qualcosa sull'identità dell'etichetta.

C.A.C.: Sì, perché nBn è nata per promuovere e sostenere più un tipo d'approccio alla musica che un certo genere musicale. E l'approccio che ci interessa valorizzare è quello della ricerca, della sperimentazione, del rischio, dell'imprevedibilità e questo nella composizione, sia essa scritta od estemporanea, nell'improvvisazione e nel timbro.

AAJ: Quando avete fatto questi CD l'etichetta aveva già una sua identità, ovvero li avete prodotti già con questa precisa intenzione artistica?

C.A.C.: Sì, li abbiamo pensati proprio come primi dischi di un'etichetta che avesse questo tipo di identità. Sono stati il giusto pretesto per far partire questa avventura.

AAJ: Mi ha colpito la tua definizione: nBn propone più un approccio che un genere. C'è un'uniformità in questo approccio, oppure ci sono anche direzioni diverse?

C.A.C.: Se ragioniamo in termini di "genere," le produzioni nBn possono sembrare assumere direzioni diverse, ma in termini di approccio tutto mantiene una certa coerenza e uniformità. Elementi imprescindibili sono la ricerca, la sperimentazione, il rischio, ovvero il lavoro sulle metodologie di composizione, lo studio sul suono, la capacità di fondere tradizione ed innovazione, l'improvvisazione, il lavoro sul ritmo, sulla melodia, sull'armonia e sulle nuove tecnologie.

AAJ: Che lavoro di editing fate?

C.A.C.: Nessuno, solo il bilanciamento dei suoni, in nessun modo correzione delle note, tagli, cuciture. Non sarebbe possibile nemmeno se lo volessimo perché si registra in una piccola stanza, fianco a fianco, senza cuffie e i rientri sono tali da non consentire alcuna forma di editing. Suona quasi come una sfida, oggi che la tecnologia consente correzioni fino alla singola nota, rendendo chiunque un abile musicista. Nelle nostre produzioni tutto ciò che viene registrato rimane così com'è; se vuoi può essere una garanzia "antidoping".

Questo vale per il lavori registrati nello studio nBn, cioè Godzilla in Wonderland, 5053, Conduction 3 e Ball-Gag. Conduction 3, in particolare, esemplifica molto bene il nostro approccio. Il titolo rimanda giustamente alle modalità compositivo-direttive di Butch Morris, ma quel che mi ha attratto del suo lavoro è stato lo studio del gesto come ricchissimo e potentissimo veicolo comunicativo. Così, se Butch attraverso un gesto esplicito e codificato conduce la produzione di suoni di una grande orchestra, in Conduction 3, con Achille Succi ai clarinetti, Yuri Goloubev al contrabbasso ed io alla batteria, la musica si sviluppa attraverso un gioco di veloci sguardi, sorrisi, smorfie, piccoli movimenti corporei e silenzi fragorosi che all'interno del piccolo gruppo indicano in modo preciso dove la musica è diretta. Si stabilisce così una vera e propria forma di conduction nel trio, dove non vi è un direttore unico, tutti, invece, sono allo stesso tempo direttori ed esecutori. Conduction 3 vuol essere un omaggio proprio a questo genere di comunicazione, non verbale, che è la condizione materiale di un forte interplay tra i musicisti. Questo è vero non solo per l'improvvisazione, ma anche per l'interpretazione della musica scritta. Spesso non ci facciamo molto caso, ma la magia che si crea tra chi esegue e improvvisa assieme è proprio il frutto delle percezioni comunicative non verbali: il fruscio della mano del contrabbassista, il battito del tempo del piede del chitarrista, il respiro del sassofonista che senti accanto a te...

AAJ: Forse i musicisti non ci fanno molto caso, ma gli ascoltatori attenti, invece, prestano molta attenzione a tutto questo, specie quando si trovino a frequentare musiche di ricerca, per le quali i tradizionali criteri di ascolto molto spesso sono più di ostacolo che d'aiuto alla comprensione. Qui la comunicazione non verbale tra i musicisti, il gesto, è spesso di grande aiuto: indica tracce da seguire che conferiscono senso ai suoni, svela almeno parte delle intenzioni che guidano coloro che stanno realizzando l'opera, e così via.

C.A.C.: Questo è il motivo per cui certi concerti "difficili" sono apprezzati molto di più dal vivo che su disco: il gesto aiuta a comprendere la musica, e consente al pubblico di vivere più intensamente il processo creativo; è reso partecipe e partecipa alla realizzazione dell'evento. Il gesto aiuta ad instaurare un rapporto più stretto anche fra chi ascolta e chi suona e questo è molto importante perché il processo dell'improvvisazione musicale è una forma d'interazione in tempo reale con la struttura di un ambiente, che è acustico, formale, culturale, incarnato e localizzato. L'interazione musicale inoltre genera struttura, che diviene parte dello stesso ambiente interattivo e viene percepita come ciò che contribuisce a questo ambiente. La musica è conseguenza di un ascolto attivo, del pubblico e dei musicisti. L'ascoltatore, capace in tale ruolo attivo, fa esplodere la categorie delle esperienze che noi chiamiamo ascoltare musica, perché consente a se stesso la libertà improvvisativa di fissare ciascun momento o ciascuna esperienza come musicale. In sostanza l'improvvisatore è sempre in ascolto e l'ascoltatore è sempre in improvvisazione.

È per questo che registrare vicini, in una piccola stanza, senza cuffie, senza pareti divisorie, crea un ambiente favorevole all'improvvisazione e allo sviluppo della musica, che inevitabilmente riflette l'ambiente che la genera e dalla quale è generato.

Pensa che ho spedito Conduction 3 in Giappone, a Tada Masanori, ex presidente dell'ECM Fan Club di Tokio, il quale ha apprezzato molto la qualità della musica e del suono, descrivendomi poi un ambiente che era esattamente quello dove abbiamo registrato. Un ascoltatore davvero attento, in grado di percepire e sentire la musica non solo con le orecchie.

AAJ: Tutto ciò si presta a riflessioni più ampie, perché il vostro approccio potrebbe apparire per certi versi tutto il contrario di quel che caratterizza la ECM, la quale fa della purezza del suono il centro dei propri progetti, anche a costo di sacrificare almeno in parte quegli elementi di imprevedibilità che dovrebbero definire il jazz.

C.A.C.: La ECM svolge un lavoro tecnico, di studio e di ripresa di primissimo livello e questo è indubitabile. È sempre un punto di riferimento, tuttavia è vero che talvolta il disco ECM è qualche cosa di diverso, seppur bello, rispetto alla performance live del gruppo in questione.

AAJ: Mi viene un parallelo con la fisica quantistica: così come avviene nella misurazione dell'elettrone, che ne modifica la traiettoria, anche qui voler intervenire sul suono modifica il modo in cui viene emesso. Così, o lo lasci sporco e ricco di imprecisioni, ma permetti ai musicisti di lavorare in un contesto di relazione ideale per la coproduzione improvvisativa, oppure lo rendi puro, privo di difetti, ma per farlo sei costretto a snaturare il set e i modi di produzione del suono. Ed è impossibile fare le due cose assieme, o l'una senza avere conseguenze indesiderate sull'altra.

C.A.C.: Esatto, ed è questo il motivo per cui i dischi dal vivo, dal punto di vista della musica, suonano meglio: perché è possibile rendere la vitalità dell'interazione.

AAJ: Ed è anche la ragione per cui l'esasperato lavoro di raffinamento dei suoni rischia di isterilire i musicisti, che possono finire per suonare sempre come se fossero su disco, trasformando un concerto in un set di registrazione e la musica jazz in un prodotto di consumo, come talvolta purtroppo capita di vedere.

C.A.C.: Il nostro approccio cerca di riportare su disco proprio ciò che è vitale nella creazione istantanea. Ciò probabilmente deriva dal fatto che la nBn è un'etichetta fatta da musicisti e per questo l'esigenza è sentita sulla propria pelle.

Dopo Conduction 3 è uscito Home, il guitar solo di Lorenzo Frizzera. Il disco può sembrare staccarsi molto dai precedenti, ma anche in questo caso c'è al centro l'idea di un lavoro di ricerca, che per Lorenzo costituiesce anche una forma di ricerca su se stesso, sulle varie parti che costituiscono la sua personalità. Nel disco ci sono brani tonali, semplici, orecchiabili e rassicuranti, ci sono altri brani più contorti, spigolosi, indefiniti, alla ricerca di un'armonia altra, che cercano di portare in armonia delle note che non vorrebbero esserlo. Ci sono anche composizioni in cui Lorenzo ha deciso di esplorare l'alterazione meccanica del suono, utilizzando la chitarra "preparata". Un lavoro che intende raggiungere un'unità attraverso l'unione degli opposti, dando un senso di consonanza a ciò che non lo è e una vena dissonante a ciò che è più consonante.

AAJ: Poi vengono però due dischi che non sono registrati nello studio nBn.

C.A.C.: Sì, perché c'è comunque la volontà di creare un collettivo in grado di esprimere un modo di fare musica, all'insegna di un'estetica comune.

Just Add Water e The Empty Bottle Market sono due dischi usciti per nBn senza essere stati registrati nel nostro studio. Il primo è del quartetto newyorkese del chitarrista padovano Nico Soffiato. Il suo quartetto nasce a Boston, sui banchi della Berklee School of Music per poi trasferirsi definitivamente a New York. L'elemento compositivo è qui supportato da ampi spazi lasciati all'improvvisazione collettiva. È un disco che mette nBn in contatto con il mercato statunitense ed è stato di stimolo conoscerne la reazione. In questo senso sono molto soddisfatto perché, oltre a essere stata apprezzata la musica da una critica che conosciamo essere severa, è stata molto apprezzata la veste del CD stesso. Il packaging è assolutamente originale ed è il frutto di uno studio per rendere giustizia anche all'oggetto fisico. Come risultato oggi la Downtown Music Gallery, il principale negozio di dischi di New York propone ai suoi clienti i CD nBn.

The Empty Bottle Market, del quartetto Fazzini, Bottos, Serafini, Marktl, è un lavoro più eterogeneo con composizioni mainstream seguite da momenti free. Il legame con la tradizione è qui più forte rispetto a tutti i precedenti lavori nBn, quasi a voler sottolineare che non può esserci vera innovazione senza un legame con la tradizione.

AAJ: Puoi dirci qualcosa di più sul packaging? Chi l'ha ideato?

C.A.C.: Il packaging nBn l'ho disegnato io stesso, per poi farlo realizzare da una ditta specializzata. L'idea è nata quasi per caso: avevo un CD senza custodia e sono andato a navigare su internet per cercare consigli nella realizzazione di una cover d'emergenza con un foglio tipo A4. Dopo varie modifiche all'"origami" di internet è nato il primo modello, quello di Godzilla in Wonderland e 5053, modificato e migliorato per i dischi usciti successivamente. È un packaging ecologico, non fa uso di plastiche, e può contenere due CD e un corposo libretto. Ho voluto in questo modo dare un valore in più all'oggetto fisico.

AAJ: Sulle ultime produzioni che puoi dire?

C.A.C.: Le ultime produzioni sono Ball-Gag e Resonance Surfers di Klan.G. In un certo senso rappresentano un ritorno al suono della prima serie. Ball-Gag è un progetto del trombettista roveretano Luca Santini basato sulla ricerca timbrica. In particolare, Luca utilizza accorgimenti che modificano l'emissione del suono della cornetta, producendo suoni grattati, a volte urlati, altre volte appena sussurrati. Completano la formazione Alessandro Fedrigo al basso acustico ed effetti ed io alla batteria e percussioni.

Resonance Surfers, con Alessandro Fedrigo e Alfonso Santimone testimonia un lavoro molto interessante dove gli strumenti musicali non sono più considerati come tali, bensì come semplici emettitori di suono. In questo senso Alessandro non è più un bassista ed Alfonso non è più un pianista e qualsiasi oggetto in grado di produrre suono può essere utilizzato per l'improvvisazione, dove l'unico parametro è il suono/rumore. Klan.G è il gruppo di esplorazione, stimolazione del punto G sonoro e questo si evince dal nome stesso del progetto, in quanto Klang in tedesco significa, appunto, suono.

L'ultimissimo lavoro uscito, il nono numero per nBn Music, è Nigredo del trio Fazzini-Fedrigo-Canevali. Nigredo è un progetto/laboratorio che prende spunto e ispirazione dalla prima fase del processo alchemico. Applicato alla dimensione musicale Nigredo è la prima fase di un progetto artistico in cui i componenti del gruppo si confrontano usando e sperimentando diverse tecniche compositive ed improvvisative, esplorando suoni e timbri eterogenei in alternanza tra dimensione acustica ed elettronica, osando proporzioni ritmiche diverse e sovrapposte, giocando con spazi armonici e melodici tra i più vari.

Di prossima uscita è Recital Live del trio Francesconi-Ghetti-Canevali, registrato a Milano il 19 febbraio 2011, durante un concerto nell'ambito della rassegna dell'Atelier Musicale curata da Maurizio Franco. Si tratta della documentazione del ulteriore lavoro svolto dal trio sul materiale già registrato in studio nel 2008 e pubblicato dall'etichetta Wide Sound di Teramo (clicca qui per leggerne la recensione). Questo trio è particolarmente interessante perché cerca di portare ad unità la concezione jazzistica americana, rivolta al groove e alla concretezza con la concezione europea, più astratta, eterea, ECM per intenderci.

AAJ: È interessante questo tuo tornare a citare un'etichetta e uno stile, quello ECM, che sembra così lontano dall'approccio nBn.

C.A.C.: Mi sono formato sullo stile ECM e non potrei mai esimermi dal prenderlo come punto di riferimento, così come non potrei non considerare il mainstream, la tradizione jazzistica per eccellenza, ma il riferimento va preso come base fondamentale per far emergere nuove voci, e quanto meno ci provo. Poi non mi preoccupo se nBn sia più o meno vicino a ECM, o a Blue Note, o chissà cosa altro. Quello che ricerco è un'espressione sincera, veritiera della capacità espressiva di ogni artista. Quello che nBn propone è la pura visione dell'artista capace di segnare in modo indelebile e senza possibilità di correzione la sua tela sonora. Quando sai che deve essere buona la prima e che eventuali "errori" rimarranno, il livello di concentrazione e presenza nella musica sarà ai massimi livelli. Per un musicista si tratta di una capacità essenziale. Da questo punto di vista ritengo nBn un momento di forte crescita per me.

Il momento formativo è così forte che è nata anche la sezione nBn Books, inaugurata con la pubblicazione del libro The Rhythm Book, Il Linguaggio del Ritmo, di Richard Hoffman. Si tratta dell'edizione italiana, da me curata, di un libro americano, che presenta un metodo molto efficace e preciso nell'insegnamento e nello sviluppo del senso ritmico, attraverso una pratica di traduzione dei fenomeni ritmici in un linguaggio preciso, capace di permettere anche una "visualizzazione" del ritmo stesso. L'approccio è rivolto ad una comprensione/riconoscimento prima mentale e poi fisico del ritmo. Questo volume ha inoltre il pregio di collocarsi in un panorama editoriale, quello italiano, in cui è quasi totalmente assente una moderna ed efficace letteratura che tratti delle problematiche relative alla percezione e alla educazione al ritmo, cosa peraltro assolutamente di primaria importanza nella musica moderna, che ha preso proprio il ritmo come parametro principale su cui svilupparsi. Anche la didattica tradizionale in Italia è inadeguata allo sviluppo della sensibilità ritmica.

AAJ: Da studioso dilettante del sassofono - per giunta con approccio anche troppo "mentale," visto che faccio il filosofo - lo capisco molto bene: la mancanza di indicazioni in merito alla visualizzazione degli elementi ritmici è sempre stata un grosso ostacolo per la comprensione dei miei limiti e, quindi, per il tentativo di superarli. Per questo il libro mi ha molto intrigato, al punto che forse sarà anche uno stimolo per farmi riprendere a studiare, dopo anni...

C.A.C.: Il metodo è basato sulla pulsazione e le sue suddivisioni, e attribuisce una sillaba a ogni attacco delle suddivisioni prese in considerazione. Fornisce così un linguaggio, un insieme di "parole" che rappresentano frasi ritmiche, permettendo un immediato e facile riconoscimento dei fenomeni ritmici, quindi una loro visualizzazione e conseguentemente scrittura. Attraverso una costante applicazione del metodo s'affina la capacità percettiva dell'orecchio al ritmo e quindi l'abilità nella trascrizione e di riflesso nell'autoapprendimento attraverso l'ascolto dei dischi e ovviamente una maggiore precisione nella performance. In sostanza il metodo consente lo sviluppo di una maggiore consapevolezza ritmica nell'atto sia performativo che uditivo e permette di confrontarsi e chiarirsi con un linguaggio chiaro e semplice con insegnanti e collaboratori.

Ogni settimana, a supporto dello studio del libro, invio a tutti coloro che lo hanno acquistato, degli audio clips di due-tre minuti, chiamati "pillole ritmiche," così da mantenere un contatto più stretto e stimolare la continuità dello studio.

Questo è il primo libro di quella che vorrei fosse una collana capace di raccogliere una serie più vasta su argomenti poco trattati, soprattutto in italiano. Vorrei, inoltre, legare questi libri ai dischi nel catalogo nBn Records, come fossero la realizzazione pratica dei concetti contenuti nei libri.

AAJ: La cosa è interessante anche perché rappresenta in qualche modo un analogo a quel "gesto" di cui sottolineavi l'importanza nell'atto della performance musicale: in questo caso è un gesto che si apre tra docente e discenti, però anche qui ha il valore di aumentare il livello di percezione e indicare il senso di una cosa che stai facendo, e questo proprio attraverso il fatto che non la stai facendo in beata solitudine, bensì in interazione con qualcuno, con persone reali e vive.

C.A.C.: Proprio in relazione all'interazione - stavolta tra musicisti e pubblico - sto sviluppando sul sito nBn delle pagine con la presenza di materiale informativo, illustrativo, esplicativo. Sono già presenti audio interviste ad Alessandro Fedrigo, Lorenzo Frizzera e Nicola Fazzini e presto ve ne saranno delle altre. Se la creazione artistica è frutto di un lungo percorso, di solito lungo diversi anni, come fa un ascoltatore o un critico a comprenderlo pienamente nell'immediato? Spiegare, guidare all'ascolto, alla comprensione del lavoro può facilitare la rottura del muro che c'è tra artisti e ascoltatori - cosa, del resto, che è tra le ambizioni dell'etichetta.

AAJ: L'ultima domanda è relativa al rapporto di nBn con quello che potremmo chiamare il "movimento di movimenti" che è diffuso nella musica italiana di ricerca e che è rappresentato da realtà come El Gallo Rojo, Improvvisatore Involontario, Amirani e numerose altre etichette indipendenti, con annessi gruppi di musicisti.

C.A.C.: nBn così come tutte le altre etichette che hai nominato non sono altro che l'espressione del momento che stiamo vivendo, del grande mutamento che il mercato discografico sta subendo, con tutto ciò che ne consegue in termini di ruoli, professionalità e modalità operative. Non a caso hai parlato di musica di ricerca. Credo che, particolarmente in questo settore, il ruolo delle etichette tradizionali sia oramai tramontato ed è diventata un'esigenza dei musicisti cominciare ad organizzare il proprio business in modo indipendente. È vero che in questo modo c'è un certo rischio di autoreferenzialità, ma è anche vero che si scatenano molteplici energie creative che entrano inevitabilmente in contatto. Probabilmente qualche etichetta chiuderà, altre cresceranno, alcune si fonderanno in qualche cosa di nuovo. Comunque si tratta di un fenomeno molto importante, che testimonia vitalità creativa ed esigenza di esprimerla direttamente. È sicuramente un bene prezioso per la musica di ricerca italiana.

Foto di Giorgio Ricci (la prima e la quarta).

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