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Il jazz espanso: intervista a Franco Ferguson

Se i musicisti incominciano da soli a organizzare i festival che succede in città?
Franco Ferguson è un collettivo di base a Roma, nato circa cinque anni fa dall'incontro di musicisti che condividono un approccio critico, creativo e non ortodosso al jazz e alle musiche a esso correlate. Insieme hanno ideato una forma di performance improvvisata chiamata improring, concepita come luogo stabile entro il quale far confrontare artisti di diversa estrazione stilistica, uniti dalla comune propensione verso la libera improvvisazione. Franco Ferguson è anche il loro sciamano metropolitano, il profeta dello stile "Kirk Douglas," che leggenda vuole sia nato a Ela Beach Road, Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, in un giorno di settembre. Grande appassionato di sport non convenzionali, della cucina e del buon vino, è un fine estimatore della buona musica, specie se si tratta di musica coraggiosa. È a lui - e ai suoi fidati collaboratori Mario Adorf e Folco Steiner - che si deve la creazione di spazi di libera e condivisa espressione, nei quali vengono abbattuti gli steccati stilistici e le categorie della musica contemporanea.

All About Jazz: Quando è nato il collettivo avete fatto riferimento a una struttura già esistente?

Franco Ferguson: Il 18 novembre 2008 si svolse il primo improring. Le avvisaglie di quello che sarebbe stato il collettivo Franco Ferguson sono però cominciate nella stagione 2007/08 in cui - durante una serie di jam session particolarmente creative che si svolgevano al Teatro Lo Spazio nel quartiere San Giovanni a Roma - si cominciò a discutere dell'eventualità e della necessità di creare un collettivo di musicisti. Non abbiamo fatto riferimento a nessuna struttura esistente in particolare, è successo piuttosto che a volte alcune delle strade percorse trovassero delle analogie in altri collettivi storici, come per esempio AACM, ma questo è sempre successo per caso; sono piacevoli coincidenze che hanno comunque aiutato a farci capire che stavamo percorrendo la strada giusta.

AAJ: Cos'è lo stile "Kirk Douglas"?

F.F.: Franco Ferguson e il suo fedele collaboratore Folco Steiner sono grandi cultori dei film del genere peplum, come il celebre Spartacus interpretato dal grande Kirk Douglas. È uno stile sovversivo e spiazzante, una propensione a mescolare elementi apparentemente insolubili e ad attingere da suggestioni molto lontane dall'estetica jazz più convenzionale. La summa dello stile Kirk Douglas è rappresentata senz'altro dalle locandine realizzate da Cristiana Farina, un lavoro di cui siamo molto orgogliosi.

AAJ: Come siete organizzati a livello decisionale?

F.F.: Semplicemente cerchiamo di vederci tutti assieme almeno un paio di volte al mese. Ovviamente non sempre è facile far combaciare gli impegni di tutti, per cui capita che a volte ci dividiamo il lavoro, ma per le questioni più importanti lavoriamo sempre plenariamente. Essendo Franco Ferguson un continuo work in progress siamo sempre aperti anche a partecipazioni di persone esterne ai membri stabili del collettivo che di tanto in tanto vengono a partecipare "a progetto".

AAJ: Ogni mese avete in programma delle serate con diverse finalità artistiche. Nello specifico, di cosa si tratta?

F.F.: Franco Ferguson è nato insieme all'improring, un appuntamento mensile d'improvvisazione collettiva in cui musicisti provenienti da stili e scuole diverse si compongono e ricompongono in una serie di set musicali dalla durata definita. L'improring viene ospitato, fin dalla sua nascita, nei locali del Fanfulla, un circolo Arci che ha due sedi nel quartiere romano del quartiere Pigneto. In realtà dire che Franco Ferguson abbia inventato l'improvvisazione collettiva sarebbe come dire che ha scoperto l'acqua calda, ma un appuntamento di questo tipo era assente da parecchio tempo dalla scena musicale romana e italiana, mentre il collettivo, insieme con altri omologhi sparsi per l'Italia, ha contribuito a far rivivere questa pratica. Col tempo si sono aggiunti altri tipi di attività, tutte incentrate sull'improvvisazione come modello primario di espressione. Oltre alla rassegna Improringin' and Amazing Concerts, ci sono state le Friday Night e le Double Night, ovvero una serie di concerti per formazioni ridotte - in duo e trio - che si sono tenute fino allo scorso anno presso la Riunione di Condominio, un altro locale romano nel quartiere San Lorenzo. Abbiamo anche le formazioni estese: la Amazing Orchestra e la Franco Ferguson Orchestra. Quest'ultima si è avvalsa della partecipazione, in veste di compositore e conduttore, del sassofonista danese John Tchicai, pioniere del free jazz europeo, recentemente scomparso.

AAJ: Avete anche registrato questi avvenimenti?

F.F.: Nel corso degli anni abbiamo cercato di documentare le attività di queste formazioni attraverso delle autoproduzioni discografiche. La serie degli Amazing Recordings e delle Amazing Compilation contengono le formazioni estemporanee createsi all'interno dell'improring e quelle più stabili nate dallo scambio tra i musicisti del collettivo, mentre la Franco Ferguson & John Tchicai Orchestra ha pubblicato nel 2011 il live di un concerto tenutosi al Moro Jazz Festival del 2009. I musicisti di Franco Ferguson hanno poi realizzato numerose incursioni musicali in spazi e occasioni diverse. Tra le altre ci piace ricordare l'occupazione pacifica degli spazi esterni della Casa del Jazz di Roma nel luglio 2010 e l'intervento dell'Amazing Orchestra al Teatro Valle nel giugno 2011. La Franco Ferguson Orchestra è recentemente tornata in azione grazie all'invito da parte del CSOA La Strada di Roma a partecipare alla rassegna La Strada in Jazz 2013.

AAJ: Cosa hanno in comune tra di loro i musicisti che partecipano ai vostri eventi?

F.F.: Tanto e allo stesso tempo ancora troppo poco. A unirli è senza dubbio la volontà di esporsi senza protezioni preliminari di genere musicale, di stile, di estetica. Questo "ring" ha contribuito a cambiare il nostro approccio alla musica, ha dato voce a un'esigenza ridisegnando il volto musicale della nostra città e non solo. Le energie messe in campo hanno un grande potenziale soltanto se continuano a circolare e ricevono vita dal contributo attivo di ciascuno di noi.

AAJ: Durante i concerti curate anche l'aspetto visuale con proiezioni video?

F.F.: Sì, abbiamo il grande VJ Loco che interagisce con i musicisti, mixando le immagini dal palco con dei videoclip da lui preparati per creare una realtà amplificata. In questo contesto anche il VJ improvvisa, diventando uno degli elementi della performance. Immagini e suoni sono ormai inprescindibili e questa sinergia aiuta il pubblico a condividere con noi questa esperienza.

AAJ: I concerti sono seguiti da un numero definito di appassionati o c'è una crescita d'interesse?

F.F.: Questo è un aspetto interessante. In genere gli incontri d'improvvisazione musicale sono un appuntamento per addetti ai lavori, frequentati per lo più da musicisti. In realtà, forse anche per la posizione strategica del Fanfulla (il Pigneto è un quartiere molto vivo e frequentato), i nostri appuntamenti mensili sono quasi sempre molto affollati. Abbiamo provato a interrogarci su questo fenomeno e la risposta che ci siamo dati è che il pubblico va all'improring perché si diverte. Segue con attenzione ed è curioso di capire come funziona l'improvvisazione collettiva. La nostra idea è che l'improvvisazione, oltre a essere un'importante pratica di ricerca e un esercizio di attenzione e ascolto prezioso per qualunque musicista, possa essere anche un momento di condivisione in cui i confini tra pubblico e musicisti si sfumano e si ridefiniscono. Il pubblico di Franco Ferguson, vario e multiforme, è attento, curioso e rispettoso e questo ci rende molto felici.

AAJ: Dal punto di vista comunicativo come riuscite a coinvolgere il pubblico che poi vi segue?

F.F.: La comunicazione si concentra prevalentemente sul web, attraverso il sito francoferguson.com e il profilo Facebook del collettivo che promuove e diffonde le nostre attività in tempo reale. Un altro canale importante è You Tube, dove sono raccolti decine di video realizzati nel corso degli anni durante gli improring: una specie di grande archivio che racconta la storia del collettivo e di tutti i musicisti che ne hanno fatto parte.

AAJ: Quest'anno, per la prima volta in Italia, avete creato una rassegna che mette in relazione anche gruppi provenienti da altri collettivi. Com'è nata e com'è stata messa in atto questa iniziativa?

F.F.: L'improvvisa attenzione che c'è stata nei tempi recenti nei confronti dei collettivi ci ha naturalmente portato a una riflessione e a un confronto interno sulla questione. Ci siamo facilmente resi conto di quanto potenziale inespresso vi sia in questa forma di autorganizzazione degli spazi musicali nazionali. Abbiamo quindi deciso di stimolare il confronto tra collettivi direttamente nel campo in cui questi lavorano, ossia nell'attività concertistica. Abbiamo cambiato, dopo quattro anni, la formula degli improring cercando di invitare di volta in volta, nei limite del possibile, una formazione nata o attiva nell'ambito di uno degli altri collettivi (El Gallo Rojo, Spazio Zero, Crossroads Improring e Mediterraneo Radicale) per partecipare come musicisti singoli a un improring al Forte Fanfulla (mescolando così musicisti che non sempre hanno l'occasione di incontrarsi) e per proporre la propria musica nei giorni successivi a Roma, al club 30 Formiche, e a Viterbo, al QB Jazz Club. La sorpresa è stata che andando a proporre, in alcuni posti che ci sembravano adatti, una programmazione annuale a cadenza mensile, mettendo in primo piano l'esigenza della circolazione dei musicisti, la qualità dei progetti proposti e la necessità di un coordinamento tra i club stessi, l'operazione è andata subito in porto. Per ora qui a Roma abbiamo creato dieci minitour di tre tappe, due in città (l'improring e il primo concerto) e uno leggermente fuori (a Roma il problema della rivitalizzazione culturale della provincia è piuttosto urgente), ma diversi gestori ci hanno contattato entusiasti dell'idea di poter far parte in futuro di una simile organizzazione. La speranza è che tutto questo lavoro stimoli una coordinazione nazionale per la creazione di nuovi spazi per la musica e una maggiore circolazione dei musicisti nella penisola.

AAJ: Economicamente, come si sostiene un collettivo?

F.F.: Franco Ferguson produce i suoi eventi e le sue rassegne finanziandosi da solo. Attraverso la vendita del materiale (dischi, eventi, magliette, DVD, amazing lighter) e il contributo di tutti i musicisti coinvolti, organizza ciò di cui ha bisogno. La crisi attuale è un momento straordinario per un collettivo di musicisti. Senza la capacità imprenditoriale di Folco Steiner tutto ciò non sarebbe possibile.

AAJ: Cosa c'è d'innovativo in quello che realizzate?

F.F.: Dare vita alle nostre iniziative consente di mantenere aperto uno spazio di possibilità. Questo spazio vuole essere un modo per rilanciare, incentivare la creazione di spazi simili in cui dare voce all'esigenza vitale di molti musicisti. Realizzando i nostri progetti diventiamo consci delle nostre capacità e della forza dell'organizzazione che vive del contributo di tutti coloro che rendono concreto un impegno collettivo. Documentare quest'attività è un compito necessario.

AAJ: Ritieni che quello che proponete in ambito underground sia recepibile in un grande festival?

F.F.: Forse la domanda da porsi sarebbe: "Cosa è ancora recepibile in un "grande" festival?". Quale ritratto della realtà musicale italiana emerge dalle "selezioni" dei grandi festival? Chi seleziona i selezionatori? Questo distillato che i "grandi" festival danno in pasto a un pubblico in cerca di un rilassante dopocena è "recepibile" dai musicisti italiani? Se i musicisti incominciano da soli a organizzare i festival che succede in città?

AAJ: Quali sono gli obiettivi che avete raggiunto in questi anni di attività e quali sono le mete che vi siete posti per il futuro?

F.F.: Sicuramente la più grande soddisfazione è stata vedere nascere nuovi gruppi i cui componenti hanno cominciato a frequentarsi musicalmente proprio sul palco dell'improring. Non abbiamo ancora le forze per creare un'etichetta musicale per poter accompagnare la storia di queste realtà, ma nel frattempo abbiamo autoprodotto tre dischi, un live dell'orchestra di Franco Ferguson diretta da John Tchicai, un doppio CD che immortala una ventina di improring registrati in studio (Amazing Recording) e l'Amazing Compilation in cui si possono sentire alcune delle migliori produzioni dei suddetti gruppi che hanno in qualche modo "omaggiato" Franco regalando alcune tracce estratte dai propri lavori. Per quanto riguarda i prossimi progetti, attualmente siamo concentrati sulla ripresa dell'attività dell'orchestra e una nuova Amazing Recording, e poi certamente una nuova stagione di Amazing Concerts continuando a coinvolgere altre realtà nazionali affini al nostro modo di pensare la musica.

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