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Don Ellis: How Time Passes to Essence Revisited

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Don Ellis: How Time Passes to Essence Revisited
Nelle storie del jazz Don Ellis è ricordato principalmente per l'innovativa big band che guidò per un decennio, dalla metà degli anni sessanta. Questa preziosa riedizione ci rammenta i suoi inizi di carriera, quando esplorava nuove soluzioni a partire dalla tromba: accoppia il suo debutto in quartetto (...How Time Passes...) dell'ottobre 1960 con alcuni brani di Essence, risalente al 1962.

Il trombettista losangelino aveva appena compiuto 26 anni e registrava il primo album accompagnato dal pianista Jaki Byard, dal bassista Ron Carter e dal batterista Charlie Persip. L'anno dopo inciderà con Steve Swallow e Paul Bley mentre Essence lo vede a capo di un quartetto comprendente Gary Peacock e ancora Bley.

Il valore dei partner rivela la stima che Ellis godeva nei circuiti dell'avanguardia di New York. Dopo il servizio militare in Germania, era tornato da qualche anno negli USA e aveva bruciato le tappe: studi classici su Webern, Stockhausen e Cage, collaborazioni con Maynard Ferguson, Charles Mingus, Eric Dolphy, George Russell e vari altri.

Nell'edizione originale Candid, ...How Time Passes... presentava il sottotitolo "Third Stream Jazz" in riferimento al brano centrale di 22 minuti "Improvisational Suite 1." Una composizione ambiziosa che prende spunto da alcune serie dodecafoniche tentando di conciliare jazz e classica contemporanea sull'esempio di Gunther Schuller e John Benson Brooks. La partitura contiene anche quadri jazzisticamente ortodossi. Pienamente conformi all'estetica afroamericana sono invece le prime quattro tracce, dove l'impronta colemaniana si lega all'hard bop avanzato di quegli anni, con una tensione ritmica mingusiana. I motivi ancora oggi rilevanti sono il basso pulsante di Ron Carter, la parte sassofonistica (oltre che pianistica) di Jaki Byard e ovviamente la tromba incalzante e carica di pathos di Ellis (anche nella ballad "Sallie").

Le ultime cinque tracce del disco sono tratte da Essence , quarto album da leader del trombettista e a lungo introvabile. Per motivi di spazio questa riedizione ha escluso tre brani dall'LP originale Pacific e dalla ristampa in CD del 2005: "Johnny Come Lately," "Angel Eyes" e "Lover," concentrandosi sulle composizioni di Don Ellis e di Carla Bley ("Donkey").

I brani sono pienamente inseriti nella sperimentazione free dei primi anni sessanta: i riferimenti all'hard bop sono quasi assenti anche la musica privilegia un ambito tonale. I tempi sono spesso irregolari e gli sviluppi dei brani sorprendenti: Peacock passa da fraseggi in unisono al classico basso walkin'; Paul Bley affianca gli interventi della tromba con ambiguità armoniche e continue invenzioni melodiche e timbriche; la tromba di Don Ellis è imprevedibile, sempre tesa all'esplorazione. La libera improvvisazione è centrale in "Slow Space" e "Irony." Riedizione imperdibile.

Album della settimana.

Track Listing

…How Time Passes; Sallie; A Simplex One; Waste; Improvisational Suite 1; Slow Space; Ostinato; Donkey; Form; Irony.

Personnel

Additional Instrumentation

How Time Passes:
Jaki Byard: piano; Ron Carter: double bass; Charlie Persip: drums.
Essence:
Paul Bley: piano; Gary Peacock: double bass; Gene Stone: drums (6,7,10); Nick Martinis: drums (7,9).

Album information

Title: How Time Passes to Essence Revisited | Year Released: 2024 | Record Label: Ezz-thetics

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