Home » Articoli » Interview » Fare, disfare, gestire 'stamusica: riflessioni a margine...
Fare, disfare, gestire 'stamusica: riflessioni a margine del festival 'namusica con Eugenio Ottieri
Dal 1985 è stato, infatti, organizzatore di manifestazioni musicali ed eventi culturali, alla direzione di Enti Lirici, Teatri, Istituzioni comunali, Festival ed associazioni italiane. Ha lavorato come consulente ed assistente alla direzione del Teatro di San Carlo di Napoli, è stato sovrintendente dei teatri comunali di Fermo ed Avellino e direttore di rassegne musicali e festival in Campania e Calabria. Direttore di ensemble musicali impegnati nella proposizione del repertorio moderno e contemporaneo, ha fondato numerose associazioni musicali ed attualmente dirige artisticamente Progetto Sonora - Network & Performing Arts. È docente di Musica d'Insieme al Conservatorio "D. Cimarosa" di Avellino.
Il punto di partenza di queste riflessioni non è certo edificante. Le politiche fallimentari regionali degli ultimi dieci anni hanno costretto a (ri)organizzare più nello specifico quelle che riguardano la musica. Bilanci a zero che impongo di (ri)formulare l'offerta culturale, musicale in primis, in termini altri, diversi, alieni a ciò che c'è stato. Ma senza buttare ciò che di positivo esperienze vissute, progettate e fatte hanno dato. Ecco perché è importante che un festival offra anche occasioni di scambio con gli addetti ai lavori e che le politiche musicali siano (ri)pensate ma soprattutto condivise.
All About Jazz: Il Festival 'Namusica 2012 parte da lontano e ha radici, paradossale dirlo, che affondano nei ultimi dieci anni di storia della musica di Napoli e della Campania, nei suoi fallimenti e nei suoi momenti migliori. Cosa è stato questo decennio e cosa sembra essere cambiato ora?
Eugenio Ottieri: Sì, più che dal Festival 'Namusica 2012 (una delle molte modalità con le quali la nostra rete associazionistica intende agire) direi che conviene partire dalle motivazioni di questa scelta di costituirsi in una rete. Una nuova modalità di azione e programmazione che dal 2011 ha visto aderire alcune delle principali attività associazionistiche musicali campane (alcune operanti da oltre un ventennio in città e nella regione). Una scelta radicale, e per più di un verso profondamente innovativa nella loro tradizionale politica di resistenza culturale: quella di agire d'ora in poi con azioni sempre sinergiche, immaginando ogni singola attività programmata in autonomia come il tassello di un mosaico più vasto di offerte culturali. Offerte da ricondurre, nella capacità di dialogo che si sviluppa sempre di più tra i soggetti aderenti, ad un unico disegno unitario che cerchi come interlocutori e sostenitori principali gli ascoltatori ed il settore privato più sensibile alle esigenze di crescita culturale delle comunità, fondazioni bancarie comprese, ovviamente. È questa l'unica modalità di azione per la programmazione musicale in grado oggi di rispondere a nostro avviso ai profondi cambiamenti in atto nella nostra città, nella regione ed in Italia.
Per quel che concerne specificamente le evoluzioni intervenute nell'ambito delle problematiche del musicale in questo ultimo decennio qui da noi in Campania e a Napoli, direi che potremmo citare innanzitutto ciò che purtroppo non è cambiato, una serie di punti nodali nello sviluppo del settore di cui si è atteso inutilmente lo scioglimento da parte delle istituzioni pubbliche competenti. Non è mai nata un'orchestra stabile (dopo l'ormai lontana nel tempo fine dell'esperienza RAI), non c'è stato né il minimo passo avanti nel tentativo di identificare ed attrezzare degli spazi pubblici per la musica, né si sono destinate risorse per un pur minimo sostegno alla produzione musicale contemporanea.
A peggiorare la situazione in modo definitivo per le realtà produttive musicali della regione è poi intervenuta la prassi da parte di tutte le realtà istituzionali locali (enti provinciali, Ept, Comuni, Province e la stessa Regione) e di buona parte della Fondazioni culturali di programmare festival, rassegne, promozione spettacolare di beni culturali territoriali sostituendo un diretto impegno economico di risorse provenienti dal bilancio con finanziamenti europei messi a bando dalla regione Campania (Fondi Fesr 2007/2013). Dopo un triennio di questa modalità operativa (2008-2010), a causa principalmente dell'incapacità della Regione di rendicontare in maniera puntuale ed efficace queste attività, la situazione dallo scorso anno è diventata drammatica. La maggior parte degli operatori musicali si sono ritrovati, dopo aver anticipato i fondi per realizzare le attività artistiche, creditori impossibilitati all'incasso dagli enti committenti che a loro volta tentano faticosamente di rivalersi sulla Regione: un giro vorticoso di carte bollate e decreti ingiuntivi è l'unico 'spettacolo' rimasto.
A ciò si aggiunga poi la successiva pressoché totale desertificazione delle attività musicali e spettacolari a cofinanziamento pubblico intervenuta a seguito di questo triennio di débâcle gestionale; buona parte delle rassegne e dei Festival regionali, e cioè quel ricchissimo ecosistema che connotava da anni l'offerta culturale di tutte le province campane per molti mesi all'anno, ormai da tempo economicamente fondato sul solo apporto economico 'virtuale' dei fondi europei, è stato annullato.
La progressiva scomparsa di numerosi grandi appuntamenti festivalieri regionali e l'accumulo di crediti di natura pubblica e di difficile esigibilità sono le due ganasce della tenaglia che tortura attualmente molti degli operatori musicali campani. Il ritardo poi nei pagamenti dei contributi della pubblica amministrazione (con il caso limite eal Comune di Napoli che fissa i termini dei suoi pagamenti dai 48 mesi in su...) e la recente crisi economica globale hanno definitivamente chiuso, a parer mio, ogni residua aspettativa di futuro sostegno per le nostre attività da questo fronte di interlocuzione.
Unico segno di tendenza contraria a questa entropia culturale è stata la nascita cinque anni fa della nuova legge regionale di sostegno allo spettacolo in Campania; una legge che, pur essendo di taglio molto innovativo, ha però già alle sue prime applicazioni mostrato la necessità di ricevere alcuni correttivi per mostrare la sua reale efficacia, soprattutto per il settore musicale.
AAJ: Partirei da un'esperienza che mi sembra chiave per capire molte cose di Napoli, ancorché credo sia stata pesante e dolorosa, quale è stata quella del Madre. Sei stato direttore artistico della rassegna musicale un'estate al Madre dal 2008 al 2011. Cosa ha rappresentato questa esperienza per te e per la città di Napoli? Perché è poi terminata in modo così disastroso?
E.O.: È giusto definire l'esperienza di programmazione spettacolare del Madre un paradigma per comprendere uno degli assiomi negativi che domina la città: nulla può durare a lungo, ma soprattutto abbastanza da consolidarsi e produrre i suoi effetti positivi dopo i necessari sacrifici di avvio delle attività. Una sorta di impermanenza generalizzata, con il suo spreco di risorse e di energie, eletta a regola degli sviluppi imprenditoriali cittadini di ogni genere e che oggi ha sempre più l'aspetto dell'epitaffio tombale delle nostre speranze di riscatto civile e culturale.
In quattro anni la rassegna "Un'estate al Madre" con i suoi oltre 70 giorni annuali di programmazione di musica, teatro, danza, cinema, mostre ed installazioni da luglio a settembre ha generato migliaia di presenze affezionate. Un vasto pubblico di spettatori abituali provenienti da tutta la Campania e di presenze turistiche estive occasionali. E lo stupore di questo pubblico nel trovare proposte spettacolari coraggiose che attingevano alla più decisa contemporaneità, a differenza della maggioranza di manifestazioni estive in cui quasi ovunque si preferisce prudentemente fare scelte più leggere e popolari.
La cornice di un Museo d'arte contemporanea invece ha consentito che in tutti i generi di performing arts proposti in questi anni si sia riusciti a veicolare quella che potrebbe essere assunta come best practise da molti spazi polifunzionali simili: proporre senza esitazioni la stimolante pluralità di molti linguaggi artistici contemporanei, lasciando che l'offerta musicale si intrecci naturalmente con la danza, il teatro, il cinema e l'audiovisivo, avendo come comune denominatore la qualità della proposta e il valore degli interpreti. Per me è stato uno straordinario terreno di sperimentazione nella programmazione, importante per la sua durata temporale e la cornice nella quale si è svolto, che ha rafforzato per noi di Progetto Sonora - Network & Performing Arts la volontà di perseguire le nostre linee peculiari nella programmazione musicale: sommare il valore dell'identità dei luoghi in cui si opera alle nostre scelte di programmazione per creare progetti integrati ed innovativi.
L'esperienza della programmazione al Madre è terminata innanzitutto per la decisione della Regione Campania - dopo l'insediamento di una nuova giunta - di non proseguire più nel sostegno alle attività espositive: dopo milioni di euro di investimento di fondi pubblici le attività sono attualmente in stand-by, e, pur essendo il museo ufficialmente aperto in orario ridotto, le collezioni d'arte affidate in comodato d'uso sono state quasi tutte ritirate. Il direttore che aveva accompagnato la nascita e lo sviluppo del Museo, e che aveva voluto fortemente queste ed altre attività collaterali alla specifica mission museale, è stato esautorato e si attende l'uscita di un bando per il reclutamento del nuovo direttore. Il personale in servizio al museo è stato fortemente ridotto, l'orario d'apertura notevolmente abbreviato e - last but not least - essendo il necessario co-finanziamento delle attività della rassegna "Un'estate al Madre" un progetto legato ai Fondi Fesr una volta cancellati i bandi ... si è cancellata l'iniziativa. È un dolore solo il fare questo tipo di ricostruzioni di avvenimenti che denunciano tutta quella che appropriatamente Carmelo Bene definiva la volgarità del politico...
AAJ: Hai una lunga esperienza sul campo come consulente, direttore artistico e progettista di rassegne musicali e festival finanziati da enti pubblici e privati, in un campo, la Campania, che non è affatto facile. Una riflessione su questa regione bisogna farla e anche sul modo in cui queste iniziative sono state gestite.
E.O.: In effetti in merito alla programmazione culturale - e musicale in particolar modo - la Campania ha una sostanziale problematica di fondo come si diceva: non si conserva memoria delle esperienze positive, e salvo casi specialissimi, non vi si tutelano le buone pratiche, ancorché generalmente riconosciute sia dal pubblico che nell'ambito specifico dagli "addetti ai lavori". Ad ogni turn-over politico si azzera il precedente panorama progettuale, si ricomincia lentamente a rivalutare, soppesare, chiarire le simpatie o le antipatie per gli orientamenti dei singoli operatori (non il loro operato, che in nessun caso viene valutato in termini di utilità sociale in modo obiettivo, ma semplicemente ignorato...).
Oltre al recentissimo caso della rassegna al Madre potrei farti esempi in molti degli specifici culturali e spettacolari e vedresti sempre questa dominante di fondo: il soggetto o l'istituzione che ha ben operato non solo non è affatto detto che possa vedere riconosciuto il suo impegno in virtù dei risultati conseguiti, ma addirittura potrebbe vederseli completamente disconosciuti in un perenne turn over di gestioni e di progetti senza memoria. È un ricominciare ogni volta da capo, un perenne dover dimostrare la bontà di un'idea, di un servizio culturale che hai testato e che vorresti proporre, e che potrebbe esserti negato anche se nel progetto hai investito fondi ed energie personali, anche se hai oltre un ventennio di impegno in iniziative culturali e di conseguente credibilità professionale alle spalle.
Il settore pubblico e la sua dirigenza per le politiche culturali sono nella nostra regione un disastro completo. Salvo rarissimi casi paradossalmente in Campania la cosa migliore che un cittadino si possa augurare perché gli sia garantita un'attività culturale o musicale continuativa è che un politico si appassioni più o meno stabilmente ad un ambito culturale e si impegni in prima persona: la lunga stagione dell'assessore/direttore artistico è finita solo per le ragioni strutturali che ho descritto prima per i finanziamenti europei. A quella stortura ne è però subito subentrata un'altra: l'affidamento gestionale a soggetti in grado di garantire 'per professione' soprattutto la visibilità mediatica delle attività, anche prescindere dalla qualità e dagli esiti della programmazione. È facile osservare quanto affermo in Campania, per tutte le attività spettacolari residue di quegli enti pubblici e a prevalente conduzione pubblica, programmazioni culturali più durature solo perché funzionali a obiettivi politici e sicuramente extra-culturali.
Sintetizzerei: a livello gestionale dalle istituzioni preposte nessuna visione delle necessità culturali di un territorio / gestioni rigorosamente politiche quando ci sono grandi risorse economiche da impiegare (finanziamenti speciali, fondi europei, promozioni turistiche di territori...) ed abbandono totale dell'impegno nel settore culturale appena non ci sono fondi pubblici a cui attingere per aumentare essenzialmente la propria audience / nessuna volontà di apprezzare né misurare i risultati gestionali positivi conseguiti episodicamente da alcuni operatori culturali più capaci (che pure sono stati attivi e che si possono identificare attualmente tra alcuni giovani molto capaci e preparati) / mancanza totale di fiducia nelle giovani generazioni artistiche / e orizzonti culturali che dire ristretti è dire poco.
Un disastro appunto, da cui salverei solo nella nostra disgraziata Campania la caparbia volontà di continuare a fare ed esistere di programmatori, musicisti e artisti in genere, un entusiasmo positivo al di là di ogni difficoltà che è difficilmente comprensibile con gli strumenti della ragione: resistenza genetica alle avversità, anche quelle non "naturali"? Forse...
AAJ: Nel corso di questi anni ti sei anche confrontato con altre realtà in Italia, sempre centro-meridionali, penso ad esempio alla tua esperienza all'Aquila. Diverse? Migliori? Stimolanti?
E.O.: In questi ultimi dieci/quindici anni un organizzatore o un gruppo musicale che proponessero attività musicali connotate da un'idea culturale che si alimentasse della contemporaneità e che necessitasse di continuità, hanno dovuto affrontare in ogni regione italiana a mio avviso identiche difficoltà. Problematiche originate principalmente da quella svolta epocale nella considerazione e nella fruizione delle arti e della cultura che definiamo "avvento della cultura digitale" (con tutta una serie di cambiamenti indotti nelle modalità e nelle abitudini dell'ascolto musicale) combinata con la mancata governance a livello statale e locale di questi cambiamenti e la totale assenza di uno straccio di politica culturale, minimamente correlata alle nostre prestigiose tradizioni musicali nazionali. Il tutto ulteriormente peggiorato da una politica di progressivo disimpegno da un congruo sostegno economico alle attività culturali e musicali, con uno stanziamento nazionale per la cultura e lo spettacolo i cui valori assoluti in riferimento al PIL nazionale ci collocano alle ultime posizioni nelle graduatoria delle nazioni europee.
Le esperienze che ho fatto in regioni come le Marche e la Calabria (in teatri comunali come in organizzazioni festivaliere, tutte molto stimolanti) mi hanno mostrato che nessuna politica culturale locale può essere avulsa né dai problemi strutturali del nostro Paese per i Beni e le Attività Culturali né dal grado di sviluppo del territorio, inteso non solo in senso economico ma anche sul piano della coesione sociale, dell'apertura e del grado di maturità culturale come della capacità dei singoli di fare 'impresa' (intesa come il mettersi in gioco per sé stessi e per gli altri, rischiando in proprio).
Ho potuto sempre riscontrare che a maggiore benessere economico e dinamicità sociale di un territorio corrisponde maggiore disponibilità da parte degli amministratori a comprendere i vantaggi in termine di aggregazione sociale e di effetti positivi del cosiddetto welfare culturale sostanziato in investimenti per la musica e la cultura in genere. Indubbiamente lavorare in un territorio come le Marche presenta, almeno per chi si interessa di tematiche culturali, notevoli vantaggi operativi e maggiore stabilità di intenti rispetto ad un territorio come quello calabrese.
Ma bisogna anche dire che c'è una profonda differenza tra la qualità e la preparazione culturale degli amministratori pubblici (che in genere decresce proporzionalmente allo spostamento dal nord al sud) e la vivacità culturale degli operatori e la curiosità culturale, la disponibilità e le capacità dei giovani che invece, in molti casi al Sud addirittura provano a bilanciare e compensare con il loro entusiasmo contagioso e le indubbie qualità artistiche lo scadimento inaccettabile della qualità della gestione politica e la povertà dell'asfittica economia culturale regionale.
AAJ: Attualmente dirigi l'attività artistica e progettuale delle Associazioni Scatola Sonora - Musicisti Associati e Progetto Sonora - Network & Performing Arts di Napoli impegnate in programmazioni concertistiche e progettualità culturali in partenariato con Enti ed Istituzioni nazionali ed internazionali. L'attività di associazionismo percorre strade diverse rispetto a quelle delle istituzioni. Quali sono le specificità di questo nuovo percorso?
E.O.: La mia esperienza come organizzatore di eventi musicali all'interno di grandi istituzioni culturali, enti lirici e fondazioni sin dal 1988 ha camminato sempre parallelamente al mio impegno nel settore associazionistico dove la libertà di azione e programmazione si è sempre coniugata al piacere della condivisione con colleghi, artisti ed operatori vari di esperienze pilota, di sperimentazioni che erano sollecitate esclusivamente dal nostro entusiasmo nei confronti dell'ipotesi di proporre concertisticamente un autore o di una pagina musicale che andavamo a scoprire e che desideravamo condividere con gli ascoltatori, con il nostro pubblico. Oggi ho deciso di dedicare tutto il mio impegno esclusivamente alle associazioni musicali che attualmente dirigo artisticamente e alla rete 'Namusica che ho contribuito con altri colleghi a fondare e che mi auguro possa diventare un modello per altre esperienze di sviluppo simili alla nostra.
Ma ovviamente porto con me il bagaglio di conoscenza dei meccanismi di funzionamento di queste grandi istituzioni, la consapevolezza delle loro indubbie capacità propositive, economiche e gestionali come delle loro difficoltà: difficoltà di gestire progetti importanti con budget sostenibili, o di mutare rapidamente indirizzi, o ancora di rimettere in discussione rapidamente ed in modo molto flessibile orientamenti e programmi, così come sembra chiederci la nostra società dai cambiamenti vorticosi.
La mia personale utopia è quindi che il mondo dell'associazionismo possa intercettare più rapidamente le esigenze di programmazione e la necessità di servizi musicali e di formazione sul territorio, agendo sempre più in sintonia con i grandi Enti e con le più corpose Istituzioni, completando ove possibile la loro offerta culturale e agendo sinergicamente per trovare tutti i possibili terreni di collaborazione, facendo anche un lavoro di reciproco appoggio e promozione ove questo sia possibile. In non pochi casi, quando la qualità è a fondamento, piccolo non solo è bello, ma può anche essere molto funzionale...
E se pensi poi ad istituzioni culturali come Sovrintendenze, Musei e Fondazioni credo che la possibilità di lavoro sinergico e la capacità di un'associazione come Progetto Sonora di gestire attivamente e propositivamente queste collaborazioni così importanti sia stata dimostrata con l'attività degli ultimi anni: tra le esperienze più significative realizzate nei luoghi d'arte in Campania posso ricordare con soddisfazione i progetti e le rassegne realizzate nella Casina del Principe e nella Chiesa di S.Marie delle Grazie ad Avellino / nell'Hortus Conclusus e nella azienda Strega a Benevento / nel Belvedere di S.Leucio a Caserta; nelle Ville Vesuviane di Campolieto, Ruggiero, Favorita, Bruno, delle Ginestre e nel Palazzo Reale di Portici/ nel Castello di Arechi a Salerno e a Villa Rufolo a Ravello / nella Sala del Lazzaretto dell'Ospedale della Pace, nella cittadella monastica di Suor Orsola Benincasa, nel Museo MADRE, nella Certosa di San Martino, nel Museo di Capodimonte e nel Palazzo Reale a Napoli.
AAJ: Nel corso del NetMusicDay - la giornata di presentazione della rete 'Namusica al Pan e una giornata di approfondimento sulla diffusione musicale come segno di crescita civile e sociale - si sono sentite molte riflessioni critiche e auto-critiche sullo stato delle arti e della musica in particolare a Napoli. Non è stata una vera e propria nemesi, ma c'era bisogno di un momento, collettivo o meglio pubblico, in cui segnare un punto zero per ripartire. Quale nuovo fattore è entrato in campo in quest'ultimo anno che prima non c'era?
E.O.: Direi senz'altro che alla fine di questo ultimo anno la constatazione più grave e dolorosa che tutti gli operatori culturali italiani hanno dovuto fare è quella che la crisi economica mondiale è più grave e duratura di quel che potessimo pensare, e che questo per il settore musicale si tradurrà senz'altro a breve nella riduzione al minimo del sostegno economico da quel settore pubblico che fino a ieri era il principale finanziatore delle attività spettacolari e culturali in Italia.
Questo significa dunque che senza il diretto e concreto appoggio economico del pubblico non si darà più nessuna attività culturale e musicale, e significa anche il punto zero da cui ripartire per la nostra attività musicale a Napoli è l'affidamento di uno o più spazi pubblici, che siano franchi da costi di fitto e spese fisse e consegnati ad una gestione efficiente con criteri ed obiettivi operativi in ordine al più efficiente management culturale, come ad esempio la Casina Pompeiana. Dopo questi affidamenti di hardware sarà nostra responsabilità individuare il software culturale più giusto: occorrerà sicuramente puntare allo sviluppo di progetti completamente autogestiti, sviluppati in rete e fondati in modo equilibrato e variabile su attività da offrire totalmente in senso gratuito, su una serie di servizi accessori a pagamento e per le attività concertistiche sugli apporti economici della biglietteria, dei (residuali) contributi pubblici attivabili e del sostegno di sponsor privati.
AAJ: La rete 'Namusica costituita dalle Associazioni Dissonanzen, Progetto SonoraNetwork & Performing Arts, Arte di Improvvisare, Ensemble Barocco di Napoli, Circolo Artistico Ensemble, Quodlibet, si pone l'obiettivo promuovere di una proposta musicale e artistica centrata su diversi linguaggi musicali, con un particolare riferimento alla contemporaneità e alla sperimentazione, che abbia come promotori e protagonisti musicisti ed ensemble napoletani, in collaborazione con le Istituzioni locali, i Conservatori della Campania, soggetti culturali operanti sul territorio (Università, Musei, Istituti di Cultura esteri). Cosa rappresenta 'Namusica per Napoli?
E.O.: La rete 'Namusica credo che rappresenti un'esperienza preziosa per Napoli, una proposta da difendere e sostenere da parte di tutti, e cercherò di chiarire il perché. Il nostro impegno degli ultimi tre anni all'interno delle singole associazioni era già stato quello di lavorare proprio in un'ottica di medio periodo per poter passare gradualmente da una logica di fornitura di "servizi musicali" estemporanei e legati fortemente alle richieste e al contributo pubblico ad una programmazione sempre più indipendente, sostenibile economicamente senza grandi budget, integrata in rete con altri soggetti del terzo settore e legata fortemente alle esigenze di dialogo con le scuole di ogni ordine e grado.
Proverò a evidenziare in concreto quale possa essere l'interesse di ciascuno degli altri stakeholder di questa nostra attività musical-culturale e cioè il pubblico degli ascoltatori, le istituzioni pubbliche, gli istituti di formazione ed infine le altre organizzazioni pubbliche o private impegnate nello stesso settore.
Per le istituzioni pubbliche locali - dopo anni di indecisione tra gli interventi a pioggia su piccole e medie realtà, il sostegno più o meno esclusivo ai cosiddetti 'grandi eventi in piazza,' l'incapacità di scegliere una linea comportamentale coerente nell'oscillazione tra gli appoggi all'intrattenimento con finalità speculative e il finanziamento a presidi culturali di interesse pubblico - ci dovrebbe essere tutto l'interesse ad avere un interlocutore rappresentativo di una pluralità organizzativa con capacità di programmazione, con un'esperienza di buone pratiche culturali pluriennale nel settore no-profit, in grado di intercettare per la serietà del suo operato anche finanziamenti privati e, soprattutto, disposta ad investire denaro e risorse umane per attività culturali a nessun fine lucrativo.
Mettendo ad esempio semplicemente a disposizione degli aderenti alla rete spazi inutilizzati ed attivando procedure di supporto indiretto (non necessariamente legate a contributi economici) si fortifica l'attività associazionistica, si operano concrete scelte di 'politica culturale' a costo zero, si fornisce legittimazione a realtà culturali in grado di cominciare a sostenersi progressivamente in modo autonomo facendo a meno dei sempre più incerti contributi economici locali.
Per il pubblico la nostra rete associazionisticagestita con le premesse di cui sopraè garanzia di indipendenza di pensiero e di programmazione, di apertura alla contemporaneità e di possibilità di ricevere un servizio musicale pieno di valori aggiunti accanto al concerto vero e proprio e in grado di aumentare considerevolmente il proprio capitale di conoscenza, più vicino alla modularità e leggerezza del consumo culturale odierno. Pagando il contenuto costo del biglietto previsto per le attività concertistiche si può accedere accanto a questa possibilità di fruizione ad ulteriori nostre proposte (spesso gratuite) per la formazione personale e finalizzate alla crescita e all'affinamento del gusto, un arricchimento in termini di educazione al bello e una spinta verso quella ricerca e quel desiderio di conoscenza che la pratica o l'ascolto musicale attivo possono innestare in ciascuno di noi, lontano dalle logiche dell'enterteinment speculativo.
Per gli istituti di formazione musicali e artistici poi dovrebbe essere importante sostenerci in quanto la nostra proposta culturale si muove in varie direzioni, ma tutte finalizzate alla valorizzazione di specificità legate al territorio napoletano e campano, con una particolare attenzione alla formazione dei giovani musicisti ed artisti e al loro coinvolgimento in attività seminariali e concertistiche. Lavoriamo in sostanza soprattutto a favore del loro bacino di utenza, anche per rafforzare la motivazione delle loro scelte e fornire opportunità concrete in cui mettersi alla prova.
Per le organizzazioni culturali - di ogni dimensione ed importanza - con obiettivi e finalità vicini a quelli della nostra rete dovrebbe infine essere valutato positivamente almeno il lavoro che conduciamo nella formazione del nuovo pubblico, un lavoro che ovviamente va a beneficio di tutti gli operatori del settore.
AAJ: In un momento di crisi (economica) globale e generale si sperimentano nuove modalità di programmazione, direzione, indirizzo, associazionismo, progettazione, esecuzione. Su cosa pensi si debba lavorare maggiormente nei prossimi anni?
E.O.: Io credo che le sfide che aspettano chi progetta e propone servizi culturali all'interno di organismi no-profit siano essenzialmente su due piani: quello economico (come sostenere economicamente la progettazione) e quello contenutistico (cosa proporre e a chi proporre).
Per le grandi istituzioni musicali potrebbero farsi simili considerazioni, ma con una sostanziale differenza a mio avviso: essendo storicamente le modalità di intervento del legislatore italiano di tipo conservativo, è molto difficile che qualsiasi intervento di futura rimodulazione delle risorse destinate alle attività culturali ridimensioni significativamente le risorse a disposizione di questi enti. E' molto più probabile invece che - proseguendo una politica inaugurata circa 7 anni fa dal MiBAC - si vada a cancellare completamente il sostegno al mondo dell'associazionismo. Ecco perché credo che i nostri problemi e la nostra mission di realtà associazionistiche culturali continuino ad essere ad un tempo molto differenti da quelle delle grandi istituzioni ma anche più capaci di conseguire risultati positivi se in grado di fare sistema con la grande quantità di organismi similari che forma il tessuto connettivo più compatto della proposta musicale italiana.
Con la recente nascita di 'Namusica, e nel solco aperto dalla costituzione di MeD (sistema MusicaeDanza, un'associazione di categoria campana aderente all'AGIS), si è reso operativo un dialogo molto costruttivo ed assolutamente inedito tra le principali realtà associazionistiche regionali e alcuni amministratori pubblici più sensibili con i quali si sta lavorando attivamente - malgrado la cronica mancanza di risorse delle istituzioni locali - per uno sviluppo e un rilancio del settore artistico che potrebbe connotarsi a breve e medio termine intorno a 4 direttrici fondamentali, in perfetta aderenza con alcuni punti essenziali del Manifesto e costituente della Cultura recentemente lanciati da IlSole24Ore: 1) Qualificazione e riqualificazione di alcuni spazi pubblici inutilizzati e dedicabili alla musica dal vivo e ad iniziative di educazione all'ascolto. 2) Sostegno alle iniziative di diffusione territoriale della musica. 3) Azioni di sostegno e sensibilizzazione per la formazione del pubblico, tra i giovani (partendo dalle attività nelle scuole di ogni ordine e grado) e tra le fasce adulte della popolazione (comprese le aree del disagio economico e sociale). 4) Programmazione delle politiche culturali e turistiche partendo dalle realtà presenti sul territorio e sul loro indotto occupazionale.
AAJ: Parte delle attività del festival e della rete 'Namusica hanno beneficiato del contributo di uno sponsor, un marchio storico come Tassoni, attento e proteso a dar rilievo alla formazione, produzione e promozione delle eccellenze musicali campane. Questo contributo è stato volano positivo anche per altri sostegni. Vorrei una tua opinione a riguardo.
E.O.: Il segnale che ha voluto dare la Tassoni in una regione come la Campania è stato di fondamentale importanza per più di un motivo. Vedere che una realtà produttiva valuta positivamente e decide di sostenere un'entità culturale molto particolare, che non è illuminata dai riflettori della popolarità ed è per giunta lontana dal territorio di riferimento aziendale ha avuto un effetto a livello locale che definirei "dirompente," con una eco e delle conseguenze positive per il nostro lavoro futuro che valuto molto significative. Siamo quindi profondamente grati alla Tassoni che con questo sostegno ha chiarito di saper scegliere tra la munificenza genericamente destinabile ad affermati brand culturali di sicuro ritorno mediatico ed invece un sostegno a spazi indipendenti, nati per gli artisti che ora vogliono generare una nuova memoria per il futuro.
AAJ: Quanto è importante mantere (difendere?) margini di sperimentazione nella musica (pratica, ascolto, proposta)?
E.O.: Il nostro tentativo è chiaramente quello di un agire sociale e culturale nella realtà artistica contemporanea, nell'insieme delle sue valenze e delle sue complessità. E se la nostra collocazione sociale come organizzazioni no-profit è quella del presidio culturale all'interno delle comunità di riferimento, il nostro essere centrati principalmente sulla produzione musicale contemporanea ci pone apparentemente su un piano periferico. Ma è solo un'apparenza, appunto. Siamo invece convinti che il nostro modus operandi e l'oggetto specifico della nostre attività e i contesti in cui queste sono immerse siano come una sorta di microcosmo da considerare forse come la migliore espressione della complessità odierna.
Come ha molto bene ricordato Lucio Argano in un suo recente scritto condividiamo in questo agire con le altre discipline artistiche una sorta di insostituibile zona franca, tanto per le opportunità di creazione e produzione quanto per le occasioni di fruizione, confronto e relazione...tanti fronti di impegno, il cui tratto essenziale è l'indisciplinatezza o l'interdisciplinarietà...
AAJ: L'ultima domanda riguarda un punto importante di cui la rete 'Namusica si fa portavoce nelle sue proposte e nella sua pratica, cioè la didattica. Partire dalla formazione e dall'ascolto è diventato vitale pena la sopravvivenza del fare e programmare musica (contemporanea) oggi e qui.
E.O.: La didattica musicale rivolta all'infanzia, la diffusione più ampia possibile della pratica musicale e la formazione all'ascolto ci interessano moltissimo e sono al centro delle nostre rinnovate politiche culturali di rete. Abbiamo previsto quindi di intensificare la nostra attività annuale grazie alla cooperazione sinergica e di dedicare pertanto uguale spazio alla proposta concertistica e alla formazione tramite l'ascolto guidato e seminari con giovani studenti di musica e appassionati in genere.
In questa ottica stiamo appoggiando unitariamente anche la costituzione di nuclei di aderenti al comitato Orchestre giovanili italiano voluto da Claudio Abbado sul modello del Sistema venezuelano di Abreu e per queste attività programmando workshop, occasioni di incontro ed esibizioni dei giovani musicisti anche in assoluta continuità alle nostre attività professionali. Siamo convinti che tutte le proposte che vanno a lavorare sulla formazione di un "pubblico" critico e competentea prescindere dall'età anagraficarafforzino le possibilità espressive e le motivazioni operative dei musicisti impegnati nella proposizione di linguaggi e stili musicali contemporanei.
Tags
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.






