Webber/Morris Big Band: Unseparate

Le sassofoniste Anna Webber e Angela Morris confermano le innovative concezioni orchestrali dimostrate in Both Are True (Greenleaf Music, 2020), con un disco ancor più avvincente, che s'impone tra i migliori dell'anno. L'organico registra pochissime variazioni (le più significativa sono l'ingresso della pianista Marta Sanchez al posto di Marc Hannaford e le assenze della vibrafonista Patricia Brennan e del trombonista Nick Grinder sostituiti rispettivamente da Yuhan Su e Zekkereya El-magharbel). L'organico è costituito dai migliori strumentisti operanti a New York City nell'area musicale di ricerca.

La scrittura che caratterizza Unseparate esplora nuove e più ambiziose soluzioni, in un percorso sempre ricco di sorprese che presenta nei primi 25 minuti la suite in quattro parti "Just Intonation Etudes for Big Band," quattro brevi brani per piccolo organico "Unseparate 1/2/3/4" e altri episodi orchestrali ricchissimi di accadimenti, caratterizzati dal rapporto scrittura-improvvisazioni tumultuoso e cangiante.

La suite inizia con una breve serie di armonizzazioni di corni e ottoni che si snodano con solenne lentezza e sottili dissonanze ("Unseparate 1"). Il movimento successivo, "Pulse," è un'esplosione di timbri, possenti collettivi e veementi assoli: un furioso confronto di trombe (Ryan Easter e Nolan Tsang), più un lungo assolo di vibrafono su un fondale ritmicamente articolato. "Timbre" inizia riducendo la tensione con l'ossessiva ripetizione di un accordo di ance che fa da sfondo alle interazioni dei sassofoni; la parte centrale vede un quadro orchestrale nuovamente esplosivo (con Angela Morris veemente protagonista) mentre la conclusione riprende il modulo minimalista dell'inizio. Il clima iniziale di "Metaphor" è ancora lento e solenne, con un'avvincente melodia orchestrale a caratterizzare il brano: al suo interno un brillante assolo di Tim Vaughn al trombone.

Le mutevoli alchimie sonore, appena tratteggiate nelle righe precedenti, caratterizzano ogni brano orchestrale successivo, in un connubio di sontuose masse sonore, dionisiaci momenti free, frammentazioni timbriche e ritmiche, ricercate tessiture che ricordano Gil Evans. A questo proposito ci teniamo a segnalare "Microchimera," il brano più coinvolgente dove accade di tutto: uno splendido inizio evansiano che si evolve in un'esplorazione fantasiosa, tanto  mutevole quanto coerente. Il loro grande connazionale canadese avrebbe apprezzato.

Album della settimana.

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