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Ella Fitzgerald & the Tommy Flanagan Trio '77
ByElla Fitzgerald & the Tommy Flanagan Trio ‘77
Eagle Vision
(2006 - distr. Edel)
Valutazione: 4 stelle
La presenza di Ella Fitzgerald a Montreux era del tutto consequenziale al suo lungo rapporto di amicizia e collaborazione con Norman Granz, che nel 1955 aveva aperto la serie dei songbook dando una svolta decisiva alla carriera della cantante e al bilancio della Verve. Ella aveva seguito l’amico in tanti tour del Jazz at the Philarmonic e non lo aveva abbandonato quando Granz fondò la Pablo, etichetta che forniva al festival svizzero la crema dei musicisti mainstream e bop.
Nel luglio del 1977 Ella non era una cantante ormai rassegnata a vivere sugli allori e risparmiare energie davvero preziose nella serra dell’auditorium di Montreux. La sua stanchezza è visibile, quanto la voglia di donarsi al pubblico senza riserve, con una voce che manteneva tutta l’agilità e la potenza di quella degli anni d’oro, solo un poco appannata nel registro grave e nei passaggi giocati sul filo del fiato. E’ come assistere alla celebrazione di un’eterna bambina dello swing che, nata alla corte di Chick Webb, re della batteria di Harlem, aveva appreso lo scat da Gillespie, duettato con Armstrong e raggiunto il vertice dell’arte vocale diretta da maestri come Nelson Riddle.
Ella non fu mai interprete drammatica e portata allo scavo di ogni frase del testo, qui lo si verifica nella “My Man” che trae dal repertorio di Lady Day. Difficile immaginare mondi più distanti: tutta la parte ballad, che per la Holiday avrebbe rappresentato il cuore della narrazione, sembra spingere verso la conclusiva emersione dello swing.
In una performance di Ella i brani mood erano pause distensive, eleganti, carezzate con leggerezza e rispetto, destinate a creare la giusta antitesi con i brani mossi, a volte colorati di soul, grazie anche al magistrale shuffle di Bobby Durham. La spinta del trio di Tommy Flanagan lancia la cantante in esplorazioni vocali ardite per una signora della sua età, che non mostra la paura di sperimentare e rischiare. Magari ottenendo risultati discutibili, come in un paio di cadenze finali, ma sempre sul filo dell’invenzione più generosa. Quella che colma di fuochi di artificio “One Note Samba” e “Billie’s Bounce” ad esempio.
Anche il repertorio era rivisto e aggiornato, fino a includere un allora recente successo di Stevie Wonder, “You Are the Sunshine of My Love”, offerto come bis.
Sul trio di Flanagan ci sarebbe da scrivere un trattato di arte dell’accompagnamento o sprecarsi in superlativi, ma basta ascoltare per avere l’esempio di come si debba trattare una canzone, seguire una voce, gioire nel jazz.
Notevole il restauro dei filmati ad opera della Eagle Vision, strepitoso il concerto, scarsi gli extra, che poi si ripetono identici in tutti i DVD della serie Norman Granz’ Jazz in Montreux
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