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Eivind Aarset e Jan Bang al Roma Jazz Festival 2023
Roma Jazz Festival 2023
Teatro Studio, Parco della Musica
Roma
12.11.2023
Il chitarrista norvegese Eivind Aarset dopo una iniziale gavetta si è fatto notare dal grosso pubblico verso la fine degli anni '90, con la partecipazione a due album pubblicati da ECM, Small Labyrinths del gruppo Future Song di Marilyn Mazur e il seminale Khmer di Nils Petter Molvaer, che mettevano in mostra (soprattutto il secondo) le sue particolari qualità come creatore di paesaggi sonori utilizzando un approccio elettronico/ambientale al suo strumento. Da allora non si è più fermato, incidendo diversi album a suo nome e continuando a collaborare con altri artisti fornendo il suo caratteristico sound a numerosi progetti musicali. Spicca in particolare la collaborazione di lunga data col produttore e compositore Jan Bang, culminata in alcuni album firmati in coppia, il più recente dei quali, Last Two Inches of Sky, ha fornito il materiale per la data romana nell'ambito del Roma Jazz Festival 2023.
La musica proposta appartiene di fatto al filone ambient/elettronico di cui i due sono tra i maggiori esponenti contemporanei, accomunati dall'interesse per la sperimentazione sonora con campionamenti e elaborazione elettronica, anche se la definizione, come tutte le categorizzazioni, appare estremamente riduttiva alla luce di quello cui abbiamo assistito. Nella musica del quartetto, completato da Audun Erlien al basso e Samuel Rohrer alla batteria e percussioni, confluiscono varie influenze, che vengono puntualmente miscelate dai trattamenti dei due leader, ai quali ben si addice la definizione di alchimisti sonori. Il riferimento più diretto è la musica 'quartomondista' sviluppata dal trombettista Jon Hassell a partire dal 1980, e col quale sia Aarset che Bang hanno occasionalmente collaborato, soprattutto per il tappeto sonoro elettronico sottolineato dalle percussioni di sapore etnico e sul quale si innesta il suono elaborato dello strumento solista (tromba per Hassell, chitarra per Aarset). Sono tuttavia pochi gli interventi solistici in senso classico, preferendo Aarset dedicarsi alla creazione di tessiture sonore e fornire input a Bang per i campionamenti e trattamenti in tempo reale, ridefinendo e allargando il ruolo stesso di musicista.
In un'ora e un quarto di concerto il pubblico viene condotto attraverso paesaggi sonori in continuo movimento, un caleidoscopio di suoni completamente avvolgente (i suoni dalle frequenze più basse vengono trasmessi fisicamente dal pavimento alle poltrone) in un viaggio affascinante oltre i confini della musica, anche se potrebbe sconcertare chi della musica ha una visione più tradizionalista e ristretta.
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