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Double Vision - Fotografie e scritture sul Jazz
Thesis
Realizzato in occasione della mostra "Phocus sul Jazz - Fotografie dagli anni '60 ad oggi," tenutasi a Pordenone nel dicembre del 2008 all'interno di un cartellone più ampio ("Allora è Jazz," a cura dell'associazione culturale Thesis e del Teatro Comunale G. Verdi), questo piccolo ma prezioso libro raccoglie dodici delle foto esposte e le accompagna con le parole di dodici scrittori, che possano illustrare, commentare, completare l'impressione destata dalle immagini.
L'obiettivo, apparentemente semplice, è - come scrive nell'introduzione il curatore del lavoro, Flavio Massarutto - parlare di jazz. E tuttavia, l'intenzione è di farlo «senza intenti didascalici ma piuttosto cercando di ottenere un libro aperto alle possibili re(l)azioni tra i due "materiali," in modo che il lettore si trovi di fronte un volume vivo e in grado di generare ulteriori associazioni e nuovi percorsi» (p. 6). Parlare di jazz, si potrebbe chiosare, in modo dunque aperto, creativo, interattivo con il lettore. In altri termini: parlare di jazz in modo jazzistico.
Se questo intento semplice, ma come si vede anche assai ambizioso, si realizzi o meno nelle pagine di Double Vision, è cosa che deve giudicare ciascun lettore per proprio conto, perché ciascuno avrà la sua parte nel gioco interpretativo delle immagini/parole: dovrà metterci del suo, lasciarsi ispirare, aggiungere a quel che è fisso sulla carta anche ciò che invece è mobile nei suoi ricordi e nella sua sensibilità. Quel che ci si può limitare a dire qui è che i dodici "quadri," forti delle personalità che ritraggono (da Ellington a Sun Ra, passando per Davis e Rollins, Baker e Konitz, ma anche Fresu, D'Agaro, Krakauer, Mingus, Motian, Murray), degli artisti che li riprendono (da Jan Parson a Carlo Verri, passando per numerosi fotografi della Phocus Agency che ha curato la mostra e il libro) e degli autori dei testi citati (da Julio Cortazar a Boris Vian, passando per Vitaliano Trevisan e Sue Mingus), certo hanno un forte potere evocatore. Tanto da sembrare, alla meditata lettura, assai più numerosi di quanto siano in realtà.
E allora, forse un primo risultato jazzistico quest'operetta pare averlo comunque conseguito: quello di racchiudere in sé qualcosa di non banale e cangiante, da ripercorrere con attenzione più volte e da ripensare in funzione del cambiamento del proprio personale bagaglio culturale e umano. Quasi fosse la registrazione di un classico della musica improvvisata.
Non è poco.
[Il libro, dal costo di 7 euro, può essere richiesto all'associazione culturale Thesis, www.thesis-pn.it]
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