Christopher Hollyday: Dialogue

Il ritorno discografico di Christopher Hollyday—a un quarto di secolo dall'ultimo disco—è proprio una sorpresa. Chi segue il jazz dei primi anni novanta ricorderà il formidabile debutto del sax contralto non ancora ventenne in un disco da leader per l'RCA/Novus, accompagnato da Wallace Roney, Cedar Walton, David Williams e Billy Higgins. Un talento naturale dalla tecnica smagliante e lo stile alla Jackie McLean, che nei successivi tre dischi per l'etichetta l'imposero tra i promettenti young lions della sua generazione. Nel pieno del successo s'iscrisse al Berklee College per conseguire il diploma e poi scelse di dedicarsi all'insegnamento, scomparendo dalla scena pubblica.

Tutto fino all'anno scorso quando ha pubblicato questo disco in quintetto con gli abituali partner di San Diego, la città dove insegna.

Alla soglia dei cinquant'anni Hollyday non ha perso nulla dell'impeto e dell'eloquenza che ricordavamo, confermando una tecnica di prim'ordine arricchita da essenzialità e ispirazione. Conferma in pieno la sua trascinante impronta boppistica, in assoli vorticosi e timbricamente incisivi. Il repertorio alterna sue composizioni, temi brasiliani ("Pau de Arara"), due seducenti ballad ("Dedicated to You," "You Make Me Feel So Young") e qualche classico di Horace Silver e Mal Waldron. Per gli amanti del cosiddetto straight-ahead jazz è una fonte di piacere. C'è freschezza e sincera passione anche per il contributo degli ottimi partner: il trombettista Gilbert Castellanos e tutta la sezione ritmica.

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