Tre ampi brani per un totale che supera di un po' i settanta minuti di musica tirata e vibrante, colta dal vivo nel gennaio 2022 al celebre jazz club newyorchese, compongono questo notevole nuovo lavoro di Dave Liebman, una delle presenze più significative (e incidenti) della scena jazzistica ormai da oltre quarant'anni. Il gruppo protagonista dell'incisione, del resto, è di prima grandezza, a partire dal pirotecnico (ma mai per miracol mostrare, come si suol dire) trombettista Peter Evans, che si alterna al leader nel regalare assoli sempre pertinenti e capaci di infiammare e, nel contempo (nonché di conseguenza), di farsi ascoltare senza troppe mediazioni cerebrali.
Tutto procede dunque nel migliore dei modi, vitale e cangiante quanto necessario, senza un attimo di stasi creativa (ovviamente anche nelle prove del trio di supporto, sia in funzione di propellente al lavoro principale dei fiati, sia quando chiamato al centro delle operazioni, come entità o singolarmente), in modo tale da far apparire l'incisione (che, considerati i titoli, si ha motivo di credere frutto di sostanziale improvvisazione sul campo) sempre perfettamente centrata e convincente.
Un ascolto, come amiamo dire in questi casi, salvifico e quasi terapeutico.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o