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Bill Bruford. Autobiografia alla batteria.
di Bill Bruford
Edizioni Aereostella
Il batterista Bill Bruford, noto per la sua attività pluridecennale con i gruppi Yes e King Crimson e come leader di formazioni che hanno lasciato il segno in ambito jazz e rock, ha deciso di ritirarsi dall'attività musicale e ha scelto di raccontare la sua esperienza in questo bel libro che vuole essere anche una sorta di spartiacque nella sua vita.
Bruford si racconta utilizzando una formula piuttosto anomala che rende la narrazione molto discorsiva ma che allo stesso tempo complica un po' la vita a chi vuole seguire la sua luminosa carriera in maniera lineare: il libro è diviso in una ventina di capitoli che prendono spunto e titolo dalle domande che più frequentemente Bruford si è sentito rivolgere nella sua lunga carriera. Si va da "Perché hai lasciato gli Yes?" a "Com'è lavorare con Robert Fripp?," da "Si, ma di giorno cosa fai?" a "Ti piacciono le interviste?" e così via, senza tralasciare domande tecniche sul suo strumento e domande piene di ironia e senso dell'understatement che sfocia a volte nell'ingenuità.
A differenza dell'edizione inglese, che comprende un accurato indice dei nomi citati nel testo e una bella sezione fotografica fuori testo, l'edizione italiana non fornisce queste due importanti appendici. La prima sarebbe stata molto utile allo studioso per poter ricostruire anche in maniera temporale le numerose collaborazioni che Bruford si è messo alle spalle, la seconda sarebbe stata semplicemente un prezioso contributo visivo.
A dire il vero anche nell'edizione italiana non mancano le foto, che però sono semplicemente usate per segnalare anche graficamente l'inizio di un nuovo capitolo. Bruford è un ottimo narratore ed è davvero piacevole seguirlo nelle sue avventure musicali che si spostano dal rock al jazz senza troppe remore, spinte in avanti da una grande passione e da una curiosità sempre dinamica che lo spinge a tuffarsi in avanti anche ad occhi chiusi, pur di sostenere il proprio sogno.
Accompagnandolo per quasi 400 pagine, in questo lungo viaggio, ci troviamo a cogliere importanti riflessioni sulla musica degli ultimi quarant'anni, proposte con arguzia da un musicista che è certamente stato uno dei protagonisti più interessanti e meno isterici del rock progressivo e del jazz, un vero professionista interessato più a difendere la sua normalità come individuo che non a percorrere la strada dell'eccesso.
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