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Benny Golson & Rainbow Jazz Orchestra alla Villa Medicea di Artimino

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Benny Golson & Rainbow Jazz Orchestra
Ognissanti Jazz
Villa Medicea di Artimino
Carmignano (PO)
3.11.2019

Il grande jazz fiorisce anche fuori dalle grandi città, anzi, talvolta trova attenzioni e spazi più accoglienti proprio là dove le luci sono meno intense. È il caso di Ognissanti Jazz, minirassegna di tre date giunta alla seconda edizione—organizzata dal Circolo Le Quinte con il supporto dei comuni di Carmignano, Poggio a Caiano e della Provincia di Prato—che quest'anno aveva come momento culminante il concerto della Rainbow Jazz Orchestra dedicato alla musica del grande sassofonista Benny Golson, presente come graditissimo e illustre ospite. Il concerto si è svolto il pomeriggio di domenica 3 novembre nel magnifico contesto della Villa Medicea di Artimino, una delle più belle della Toscana, e ha avuto due repliche, una alle 15,30 (che abbiamo seguito), l'altra alle 18,00.

L'ormai novantenne Benny Golson (è nato a Filadelfia nel gennaio del 1929) è uno dei grandi sassofonisti della storia del jazz, collaboratore di musicisti come Count Basie, Benny Goodman, Dizzy Gillespie, Art Blakey, amico fraterno di John Coltrane, prolifico autore di brani che fanno parte degli standard del jazz come "I Remember Clifford" (dedicata al trombettista Clifford Brown e scritta dopo la sua prematura scomparsa) e "Whisper Not," nonché eccellente arrangiatore. Duccio Bertini, direttore artistico di Ognissanti Jazz nonché direttore e arrangiatore della Rainbow Jazz Orchestra, ha colto al volo l'opportunità che gli si è presentata di portare in Italia Golson e averlo ospite dell'orchestra, una big band che include musicisti dell'area fiorentina—della quale avevamo avuto occasione di occuparci qualche mese fa, in occasione di un concerto interamente dedicato alle musiche di John Coltrane, con ospite il giovane sassofonista olandese Ben van Gelder (clicca qui per leggere la recensione di quel concerto).

Il programma, molto opportunamente, prevedeva esclusivamente composizioni di Golson, le prime due arrangiate da Bertini ed eseguite senza la presenza dell'ospite americano, le altre quasi tutte negli arrangiamenti dello stesso Golson e con lui nel ruolo di voce solista. E se le composizioni, nell'esecuzione dell'orchestra, hanno restituito tutta la loro articolata bellezza, il valore aggiunto è stato proprio Golson, che ha mostrato allo strumento un suono e un'interpretazione oggi davvero rari: senza né forzature dinamiche, né urgenza nei fraseggi, il tenorista ha sfoggiato un timbro leggermente ruvido, con frequenti effetti di soffiato, con il quale accentava in modo espressivo i passaggi lirici più dolci o malinconici, oppure dava agli attacchi un colore personale e singolarissimo. I suoi assoli, mai troppo lunghi, sembravano quasi trasportare in un'altra realtà, un mondo nel quale ogni frase uscita dalla campana del sax ha un suo ben preciso significato e chi la pronuncia ha la sola intenzione di trasmetterlo, senza né fretta, né artifici.

L'orchestra ha assecondato Golson nel migliore dei modi: sostenendone gli interventi con un lavoro armonico rispettoso e attento; alternandosi nei soli con alcuni dei suoi elementi; esaltando le composizioni grazie a un lavoro eccellente e una perfetta gestione delle diverse sezioni. Il tenorista ha colpito anche per la palpabile attenzione con cui seguiva il lavoro altrui, tendendo l'orecchio e apprezzando ora questo, ora quell'intervento, e perfino scherzando con alcuni musicisti nel corso del concerto, come quando, verso la fine, sul rullare della batteria in "Blues March," ha ripetutamente mimato il saluto militare, ridendo poi con i musicisti che gli erano più vicini.

Un musicista di altri tempi, peraltro perfettamente calato nella contemporaneità, che ha fatto la gioia del pubblico—esauriti da giorni entrambi gli spettacoli—e degli stessi musicisti, emozionati e felici per la possibilità di vivere un'esperienza con una leggenda di questa musica—oltretutto estremamente umile e disponibile, visto che, come ci raccontavano, nel corso delle prove e nei momenti liberi dalla musica è stato assai generoso di storie e aneddoti tratti dalla sua lunghissima carriera artistica.

Foto: Valentina Bellini

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