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Alessandro Balossino: Keith Jarrett - Improvvisazioni dall'anima

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Keith Jarrett—Improvvisazioni dall'anima
Alessandro Balossino
160 pagine
ISBN: 978-88-99759-57-5
Chinaski
2019

Nonostante sia universalmente riconosciuto come uno dei musicisti più importanti e significativi degli ultimi 50 anni, la letteratura ufficiale su Keith Jarrett è ancora decisamente troppo scarna. Escludendo i lavori di stampo accademico, limitati sia nella diffusione che nella portata dell'analisi per la loro natura prettamente specialistica, i lavori di riferimento sono essenzialmente la biografia ”The Man and His Music” scritta da Ian Carr e pubblicata nel lontano 1991 (in Italia è stata tradotta nel 2001, come ”L'uomo, la musica”), e il volume che raccoglie la lunga confessione autobiografica del musicista estratta da una serie di conversazioni a ruota libera intrattenute col giapponese Kunihiro Yamashita, pubblicata nel 1994 come ”Inner Views” in Giappone, e un paio di anni dopo in traduzione italiana col titolo ”Il mio desiderio feroce”. Recentemente (2015) è uscita una nuova biografia del pianista scritta da Wolfgang Sandner, al momento solo in lingua tedesca. Vista l'età e la difficile reperibilità dei due lavori citati, una nuova aggiunta alla lista era attesa da tempo, e il nuovo volumetto appena pubblicato da Chinaski appare come un tentativo di colmare questa lacuna editoriale.

Diciamo subito cosa non è il libro in questione: non si tratta di una biografia in senso stretto, anche se naturalmente non mancano dettagli su alcuni degli eventi principali nella vita di Jarrett (e in particolare il suo rapporto con il pensiero di George Ivanovic Gurdjieff), e non è neanche una analisi dettagliata della sua musica e dei suoi album, pur comprendendo alcune considerazioni analitiche su alcuni degli aspetti musicali più significativi nell'ambito della sua opera. L'autore, Alessandro Balossino, è anch'egli pianista, oltre ad essere stato per parecchi anni direttore per Casa Ricordi e membro del Louisiana Jazz Club di Genova, e fin dagli anni '70 si è appassionato alla musica di Jarrett. Il suo libro nasce da un'esigenza personale, quella di condividere questa passione con altri, mettendone la storia su carta e cercando di suscitare un maggiore interesse per il pianista da parte di chi ancora non lo conosce.

Sono proprio i neofiti i maggiori beneficiari di questo libro, il pubblico ideale a cui esso è rivolto; chi già ha familiarità con la musica di Jarrett non troverà grosse novità nelle 120 pagine del testo (alle quali ne vanno aggiunte una quarantina contenenti una discografia parziale, un glossarietto di termini musicali e una bibliografia che riporta libri, articoli e siti consultati tra cui stranamente non compare il testo, fondamentale seppur datato, di Carr). L'autore, dopo una breve introduzione nella quale ripercorre il suo coinvolgimento con la musica jazz in generale e quella di Jarrett in particolare, passa a esaminare vita e opere del pianista cominciando dal suo collocamento iniziale nel jazz degli anni '60 e col periodo trascorso nel gruppo di Miles Davis. I capitoli successivi suddividono il lavoro del pianista per aree tematiche principali, identificate nel piano solo, il trio Standards e la musica classica (come compositore e interprete). Un altro capitolo è dedicato alle altre formazioni (il trio con Charlie Haden e Paul Motian, i due quartetti americano e europeo, tutti concentrati negli anni '70, e il duo finale con Haden nel 2010). Il libro si conclude con qualche riflessione sul Jarrett di oggi, che sembra aver abbandonato le scene forse definitivamente.

Probabilmente il limite principale del volume è proprio il suo approccio molto personale, che se da un lato può aiutare a stabilire un più stretto legame tra autore e lettore, dall'altro la selezione delle opere basasta sul gusto porta ad alcune esclusioni abbastanza clamorose come quella di Spirits, qui appena accennato, un disco centrale nel processo di sviluppo sia interiore che musicale del pianista, e che un lavoro intitolato ”Improvvisazioni dall'anima” non può permettersi di trascurare. Rimane apprezzabile il tentativo di comunicare la passione per Jarrett e la sua musica, ma la sua statura artistica meriterebbe un'analisi più completa e approfondita.

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