Home » Articoli » Live Review » Rava suona Gershwin
Rava suona Gershwin
Parte con il botto la settima edizione del Piacenza Jazz Fest, rassegna che la mannaia abbattutasi su finanziamenti e risorse non ha scalfito dal punto di vista della qualità e della varietà delle proposte. Lo storico spazio "Le Rotative" si è rivelato insufficiente ad accogliere il foltissimo pubblico accorso per assistere all'esibizione dell'ennesimo gruppo allestito dalla mente perennemente in fermento di Enrico Rava. Da sempre il trombettista e compositore triestino pone particolare attenzione da una parte alla ricerca di una espressività libera e spesso fuori dalle convenzioni (Electric Five, quando le due chitarre elettriche presenti nel gruppo suonavano quasi come una bestemmia, o Rava Carmen e Rava l'opera va in tempi non sospetti), dall'altra alla scoperta e alla valorizzazione di giovani talenti (Bollani, Petrella, Guidi, ma l'elenco sarebbe lungo).
In Rava suona Gershwin, questo il progetto presentato a Piacenza, potremmo dire che le due anime si realizzano compiutamente: la rilettura di alcune immortali pagine di Gershwin viene affidata ad un manipolo di talenti del jazz italiano, organizzati in un organico piuttosto insolito, con gli arrangiamenti del ventottenne Dan Kinzelman, sassofonista americano di nascita ma italiano d'adozione.
Da un inizio informale, una sorta di prova d'orchestra felliniana, prende forma "It Ain't Necessarily So," brano dall'andamento piuttosto tradizionale che dispensa la consueta successione di assoli, giusto per scaldare il motore del nonetto. Qua è là compaiono sequenze che ricordano il fervore dei primi gruppi mingusiani e non a caso proprio a quei workshop del grande contrabbassista di Nogales si può in qualche modo accomunare il laboratorio musicale allestito da Rava.
Una lunga, lirica introduzione di Giovanni Guidi al pianoforte svela lentamente "I Love You, Porgy," con la chitarra di Marcello Giannini a creare macchie timbriche leggermente acide, un finale free entusiasmante ed una esibizione che decolla definitivamente. Gli assoli continuano ad essere elemento importante dell'esibizione ma ora sono decisamente più organici agli arrangiamenti e valorizzano finalmente le dinamiche. Qui risulta decisivo il lavoro di Mauro Ottolini: con il trombone passa disinvoltamente da growl selvaggi a frasi dolci appena sussurrate, con il sousaphone rinverdisce i fasti delle brass band colte nell'euforia del Mardi Gras.
L'immancabile "Summertime" ha come prologo un intenso, sontuoso assolo di Stefano Senni, abile nell'assicurare un inesauribile sostegno ritmico alle evoluzioni dei cinque fiati. Che mettono in mostra un volitivo Kenzelman al tenore e al clarinetto basso, il giovanissimo Francesco Fratini alla tromba, il sax contralto di Daniele Tittarelli, rigoroso, dal fraseggio cool, quasi distaccato ma lucidissimo. Valore aggiunto è il batterista Jeff Ballard (già nel quintetto americano di Rava) presenza sicura, fantasiosa e discreta, autore di un memorabile duetto con il pianoforte di Guidi, in bilico tra romanticismo europeo e minimalismo d'oltreoceano.
E Rava? Beh Rava da grande saggio e da grande musicista qual è ha lasciato spazio ai giovani compagni di viaggio, ha lanciato qualche tracciante, spesso affilato, con la sua tromba, ha dispensato consigli e sollecitato cambi di direzione ad un ensemble con qualche ingranaggio ancora non perfettamente oliato ma già in grado di proporre una musica fresca, ricca di energia e dal formidabile impatto sonoro.
Foto di Claudio Casanova (Rava) e Riccardo Crimi (Kinzelman)
Tags
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.







