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Power, Passion and Beauty - The Story of the Legendary Mahavishnu Orchestra

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Walter Kolosky

Power, Passion and Beauty - The Story of the Legendary Mahavishnu Orchestra

Abstract Logix Books

Walter Kolosky è stato rapito dalla musica della Mahavishnu Orchestra a sedici anni, vedendo un loro concerto in TV, nel 1973. Da quel momento la band e i musicisti che la componevano sono diventati l'oggetto delle sue ricerche e della sua passione. [Per leggere l'intervista a Kolosky clicca qui]

Passione che è anche la giusta chiave per interpretare il lavoro della band di John McLaughlin, cosa che questo libro riesce a fare molto bene. L’assunto di Kolosky è dichiaratamente quello del fan (come bene si evince dal sottotitolo che recita: “La storia della leggendaria Mahavishnu Orchestra, il più grande gruppo mai esistito”) ma il suo procedere nella ricostruzione della storia della band avviene con attenzione, senza nascondere le cose spiacevoli che pure ci furono.

La sua scelta di base è stata quella di reintervistare il maggior numero possibile di persone che avevano avuto a che fare con la band, non fidandosi di un’aneddotica spesso lacunosa e carica di leggende metropolitane non confermate. All’inizio l’autore aveva dato per scontata la non disponibilità dei cinque membri del gruppo originale ad essere intervistati e a raccontare le loro storie, visto anche il modo brusco con cui si era conclusa la loro avventura. Invece, strada facendo, si è trovato inaspettatamente a poter contare sulla collaborazione di tutti e cinque i musicisti e la cosa ha dato ulteriore spinta alla meticolosa costruzione del libro, essenzialemnte basata sulle testimonianze dei musicisti coinvolti, del loro seguito e di altri musicisti ed addetti ai lavori.

Kolosky sceglie di partire da lontano e ricostruisce, brevemente ma con cura, le storie e le carriere di John McLaughlin, Billy Cobham, Jerry Goodman, Jan Hammer e Rick Laird. E segnala come Tony Levin fosse in realtà la prima scelta di McLaughlin per il ruolo di bassista. Levin rinunciò perchè stava lavorando con un gruppo sul quale aveva riposto molte aspettative che invece si rivelarono sbagliate.

Poi piano piano si arriva alla ricostruzione degli inizi della storia della band, delle prove in un loft newyorchese, dei primi concerti, del loro enorme successo, dei successivi problemi legati a conflitti di personalità ingigantiti dalle scelte religiose di McLaughlin e da apparentemente banali questioni di royalties (‘follow the money, baby...’). Una intervista sulla rivista Crawdaddy, dove Hammer e Goodman in particolare avevano dichiarato la loro insoddisfazione per come i loro apporti creativi venissero messi poco in evidenza a livello di ‘credits’ compositivi, fu la goccia che fece traboccare il vaso provocando l’irritazione di John McLaughlin e la decisione di azzerare tutto, completando semplicemente i tour già programmati, sino all’ultimissimo concerto che si tenne il 30 dicembre del 1973 al Masonic Temple Auditorium di Detroit, Michigan.

Tutti dischi ufficiali della Mahavishnu vengono analizzati brano per brano, spesso con dettagli poco noti e precisazioni importanti. Alcuni brani sono analizzati anche da un punto di vista strettamente musicale, con l’inserimento di alcune trascrizioni di frammenti delle composizioni prese in esame. Altre analisi e altro materiale anche iconografico sono abbondantemente presenti nel sito interattivo collegato al libro.

Vengono prese in considerazione anche le collaborazioni esterne alla band, come quella celebre di McLaughlin con Carlos Santana, nel nome del comune guru Sri Chinmoy, che portò alle realizzazione dell’album Love, Devotion and Surrender che vide coinvolti, sul versante Mahavishnu, non solo il chitarrista inglese ma anche Billy Cobham e Jan Hammer.

Il libro non si ferma qui e segue le peripezie di McLaughlin con le successive varianti della Mahavishnu, con e senza il suffisso di Orchestra. In qualche modo si potrebbe dire che questo libro è anche una biografia parziale di John McLaughlin e non potrebbe essere altrimenti, visto l’indubbio ruolo di leader esercitato in questa prestigiosa avventura musicale dal chitarrista inglese.

La parte finale del libro è dedicata ad approfondire aspetti anche recentissimi legati e ispirati alla Mahavishnu, con divagazioni che si spingono anche ad aspetti culinari (alcuni grandi cuochi vedono la loro arte paragonata alla musica della band) e grafici (il font “Mahavishnu” creato da Chris Poisson, autore di molte copertine degli album della band).

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