Decisamente affascinanti le trame policrome, acide e vintage dei Plymouth, inedito combo dedito all'improvvisazione radicale animato dal tastierista Jamie Saft e dal chitarrista Joe Morris e che in questa nuova avventura associa una solida sezione ritmica formata dal bassista Chris Lightcap e dal batterista Gerald Clever. Dulcis in fundo i Plymouth si avvalgono in questa occasione anche delle arti soniche di Mary Halvorson, giovane e agguerrita chitarrista, già nota negli ambienti della musica d'avanguardia americana (ha suonato con Anthony Braxton, Jessica Pavone ecc.), e allieva dello stesso Morris.
Tre lunghe jam lisergiche formano l'ossatura di questo CD che per compattezza e lucidità dell'esecuzione supera il già notevole Black Aces dei Slobber Pup uscito l'anno scorso sempre per la RareNoise Records e che vedeva Saft e Morris alle prese con materiale incandescente e ipnotico frutto di un incrocio continuo e ipercinetico tra tastiere visionarie e assoli brucianti di chitarra.
Qui il clima è forse meno forsennato ed estremo e più sbilanciato sull'argine del jazz. Un ottimo esempio di questa tendenza è "Manomet," la suite che apre il CD e che fa subito venire alla memoria le improvvisazioni dei primi Soft Machine e l'organo pastoso dell'indimenticato Mike Ratledge. A dettar legge ci sono infatti le tastiere dolci e dissonanti di Saft alle prese con le traiettorie inquiete delle due chitarre elettriche di Morris e della Halvorson sempre pronte a scatenare il caos.
Jamie Saft: organ, echoplex piano, Fender Rhodes; Joe Morris: electric guitar; Chris
Lightcap: electric bass; Gerald Cleaver: drums; Mary Halvorson: electric guitar.
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