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Filippo Vignato

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01. How Town -I Dare You Sea (Kleine Opa -2016).
Per me una rivelazione, è il terzo album di questo gruppo vocale (leader il contrabbassista belga Lennart Heyndels) formato da giovani improvvisatori ed improvvisatrici nord-europei di immenso talento gravitanti attorno alla vivace scena olandese. Disco visionario per scrittura, suono, ricerca sulle possibilità dello strumento vocale ed al tempo stesso vicino a sonorità folk e di matrice popolare. Ancora più imperdibili dal vivo.

02. Albert Mangelsdorff -A Jazz Tune I Hope (MPS -1979).
Il grande trombonista tedesco all'apice del suo potenziale espressivo insieme a Wolfgang Dauner, Eddie Gomez e un immenso Elvin Jones. Uno dei massimi incontri tra Europa e Stati Uniti di quegli anni. Costantemente in ascolto.

03. Jon Hopkins -Immunity (Domino -2013).
Disco tra la techno-ambient e l'IDM consigliatomi dal vulcanico Stefano Tamborrino. Sono stato stregato dal sound scuro e ipnotico, dalle distorsioni ritmiche, dal 'detune' dei sintetizzatori e dalle stratificazione di melodie, rumori e suoni ambientali riprocessati. 

04. Joëlle Léandre Tentet -Can You Hear Me (Ayler Records -2016).
Suite (registrata dal vivo) che alterna scrittura e improvvisazione nelle loro più diverse accezioni e sfumature con una limpidezza narrativa assolutamente unica. Il più recente lavoro della 'Madame' dell'improvvisazione francese (e non solo).

05. John Zorn, Bill Frisell, George Lewis -More News for Lulu (Hatology 2010 -seconda edizione).
Versione live (da concerti tenuti nel 1989) dell'album in studio News for Lulu, questo surreale trio di giganti riesce a far rivivere brani (non sempre tra i più celebri) dell'era Blue Note (di Sonny Clark, Hank Mobley e Kenny Dorham tra gli altri) in maniera paradossalmente tanto filologica quanto personale. Bellissima la foto (del 1925) di Tina Modotti come cover e molto interessanti ed esaustive le note di copertina di Bill Meyer sul senso e il contesto storico di questo singolare progetto.

06. Jakob Bro -Hymnotic/Salmodisk.
Disco scaricabile gratuitamente dal sito del chitarrista danese, lo amo per il meraviglioso ed imponente suono della band (con Andrew D'Angelo, Chris Speed, Thomas Morgan tra gli altri) e per l'integrazione dello spoken word (in lingua danese) del poeta danese Peter Laugesen come parte integrante del flusso musicale. 

07. Shostakovich -String Quartets Nos. 7,8 & 9 -Brodsky Quartet (Warner Classics International -2001).
Conoscevo lo Shostakovich sinfonico ma non i quartetti. Recentemente ho acquistato un po' per caso questo disco ed è stata una fonte di grande ispirazione. Il breve quartetto numero 7, composto nel 1960 e dedicato alla moglie Nina (mancata nel 1954), mi rapisce per la sua atmosfera assolutamente dark eppure estremamente lirica.

08. Giorgio Pacorig, Zeno De Rossi -Sleep Talking (Artesuono -2016).
Due musicisti dall'intesa perfetta. Dotati secondo me di una eccezionale capacità di sintesi, riescono al tempo stesso ad essere estremamente comunicativi raggiungendo profondi territori emozionali. Un disco evocativo e sognante con numerosi rimandi, diretti e indiretti, al compianto Ornette.

09. Slickaphonics -Wow Bag (Enja Records -1982).
Uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, una commistione di funk, r'n'b, echi hip-hop e free jazz, capitanato da un gigante come Ray Anderson non soltanto al trombone ma anche e soprattutto alla voce. Wow Bag è il primo album di questa cult band e lo ascolto da anni con regolarità.

10. Miles Davis -Nefertiti (Columbia 1968 -Ristampa con bonus tracks 1998).
Inutile da parte mia fare commenti su Miles o questo gruppo sui quali sono stati scritti libri interi. Per usare due parole: pura magia.

Foto: Giacomo Frison

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