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Omer Avital Quintet

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Aperitivo in concerto

Teatro Manzoni - Milano - 11.12.2011

Come suonerebbero, oggi, i Jazz Messengers di Art Blakey? Impossibile affermarlo con certezza, ma una vaga idea ce la si può fare ascoltando il quintetto di Omer Avital.

Nel corso di questo concerto milanese, infatti, il contrabbassista israeliano, ben lungi dal proporre un jazz dai sapori mediorientali intriso di echi klezmer (e chi aveva aspettative in tal senso sarà forse rimasto deluso) ha presentato una musica solidamente ancorata nella tradizione del jazz. Art Blakey, dicevamo, e non solo per il formidabile drumming di Blake (senza la y) o per la configurazione strumentale del gruppo (un jazz-quintet che più classico non si può), ma anche - soprattutto - per un approccio al materiale musicale caratterizzato da uno sguardo giocoso verso il passato recente, unito ad un'esecuzione assolutamente contemporanea.

Del resto, i titoli dei due brani con cui si è aperto il concerto - "Modern Souls for Ancient Men" e "Old School" - non lasciavano spazio a dubbi. E non lasciava spazio a dubbi nemmeno il meraviglioso look del leader, che sembrava uscito fresco fresco da un telefilm di Starsky & Hutch. Un pieno tuffo negli anni '70, insomma. Con molto funk (con tanto di contrabbasso slap), una spruzzata di Keith Jarrett in versione europea (con Joel Frahm ad evocare - nel fraseggio e nella voce - le atmosfere nordiche di Garbarek) ed uno sguardo ancora più indietro, al John Coltrane di Giant Steps.

I musicisti sono eccellenti (oltre ai già citati Omer Avital, Joel Frahm e Jonathan Blake, c'erano il trombettista Avishai Cohen, sempre molto lucido e consequenziale nelle parti solistiche, ed il pianista Jason Lindner nel ruolo di eminenza grigia, di tessitore di armonie complesse) e la band suona in modo fantastico. La sezione ritmica, in particolare, è travolgente. Il groove è di quelli tosti, e si perdona volentieri qualche ammiccamento in eccesso, qualche sporadica gigioneria. Si scivola anche nel kitsch, con il pubblico che scandisce il tempo battendo le mani, manco fossimo al concerto di capodanno dei Wiener Philarmoniker.

Certo una band di questo livello ha un potenziale notevole, e potrebbe prodursi in brani di maggior rigore e spessore concettuale. Ma la musica che propone resta comunque di ottimo livello e molto (molto!) divertente. Impeccabile per affrontare con il sorriso una grigia domenica mattina milanese.

Foto di Roberto Cifarelli.

Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria fotografica

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