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"Musicista o grafico questo è il dilemma" Intervista con Håkon Kornstad
ByTalvolta mi domando se la nuova generazione non si senta come nell' "Ultima cena" di Leonardo da Vinci, ma senza Gesù e i discepoli.
Nato a Oslo, Norvegia, il 5 di aprile del 1977, ha cominciato a suonare il clarinetto a scuola in giovane età, in seguito passato allo studio del sassofono presso il Conservatorio di Trondheim. Durante quel periodo ha incontrato due studenti, Wetle Hotle (batteria) e Per Zanussi (basso), e con loro ha creato il "Jazz Triangle".
Nel maggio del 1998, grazie al primo concerto al Nattjazz di Bergen, la band diventa Wibutee e un anno più tardi esce un disco per la Jazzland, Newborn Thing, in cui Live Maria Roggen, alla voce che si unisce al trio.
Kornstad ha seguito percorsi diversi e ha dimostrato, negli ultimi dieci anni, un ampio campo di esplorazione e di espressione: dall'elettronica di Wibutee al Post-Bop del Kornstad trio passando per collaborazioni con il chitarrista Pat Metheny e il trombettista dell'avanguardia tedesca Axel Dörner, dalle improvvisazioni "free" con il batterista Paal Nilssen-Love fino al duo con il pianista Håvard Wiik.
Dopo un decennio di sperimentazione e di crescita nel ruolo di musicista e diverse produzioni musicali in collaborazione con altri, decide di fare il grande salto con un disco in "solo".
Con Single Engine Håkon Kornstad sembra completare un percorso di maturazione che lo ha portato a comporre, suonare e produrre in totale autonomia un disco dallo spessore artistico molto elevato, giocato sulla scoperta delle sfumature e sull'esplorazione delle possibilità sonore del sax. L'opera denota una grande maturità "vocale", libera da stili, regole e omologazioni, e proietta il suo autore verso un futuro di maggiore maturità e sicurezza.
In dieci anni di carriera, parallelamente all'attività di musicista, ha realizzato la grafica e il design di gran parte delle copertine dei dischi suoi e della Jazzland, con risultati eccellenti.
All About Jazz: Pur essendo molto giovane, hai già lavorato in diverse produzioni che rivelano un ampio campo di applicazioni e di espressioni. Cominciamo con la prima, con la quale hai fatto 4 album: Wibutee. Puoi raccontarci come iniziato il progetto e chi ne ha avuto l'idea?
Håkon Kornstad: Ho incontrato il bassista Per Zanussi l'estate prima che iniziassimo a studiare assieme al conservatorio di Trondheim. Appena iniziati gli studi abbiamo conosciuto Wetle Holte e abbiamo formato il "Trio Triangle". Credo che l'idea di base per tutti fosse quella di mescolare elementi di jazz e le diverse forme espressive della musica dei club. Andavo pazzo per la musica di Bjork e di tutti quelli che le ruotavano attorno, come Goldie, Tricky e la Ninja Tunes in genere. Volevamo che il nostro jazz avesse quel suono, credo. Wibutee è nato nel momento in cui si è unita a noi la vocalist Live Maria Roggen. Penso che all'inizio le sonorità assomigliassero molto a quelle dei Massive Attack.
A.A.J.: Pensi che Wibutee si fondi sul ruolo di un "leader" o sia un vero collettivo?
H.K.: Wibutee è sempre stato un collettivo, ma nell'ambito di un concerto il sassofono assume per natura un ruolo da "leader". Inoltre, negli ultimi tre anni, gran parte della musica che ho scritto è per sassofono. Credo che ora si sia ridotto a me e a Wetle che costituiamo un duo molto dinamico, con l'apporto degli altri componenti che si uniscono alla band in molti altri modi.
A.A.J.: Dopo tre album per Jazzland, hai creato Sonnedisk per Sweet Mental. C'è un motivo specifico e comporta un cambiamento per Wibutee o si tratta di un caso particolare?
H.K.: L'industria discografica sta vivendo un momento di forti cambiamenti. Jazzland viene distribuita da una grande etichetta, e abbiamo avuto la sensazione che al suo interno non avremmo avuto alcuna priorità. La musica di Wibutee ha bisogno di promozione e non può essere venduta dalle stesse persone che ritengono che quello di Diana Krall sia il miglior jazz del mondo. Così abbiamo pensato di poterci promuovere da soli e abbiamo costituito Sonne Disk, lavorando con distributori indipendenti di tutto il mondo. È stata una bella esperienza, abbiamo imparato un sacco di cose.
A.A.J.: Parliamo del Kornstad trio e della improvvisazione libera con Paal Nilssen-Love. Come sono nati quei progetti? Come pensi di proseguire?
H.K.: Il Kornstad trio è stato il mio primo progetto di gruppo come leader, l'ho costituito nel 1998 quando avevo ventun'anni. All'epoca quella band è stata per me una vera officina e una grande fonte di ispirazione. Ricordo momenti veramente magici. Tuttavia, la mia visione della musica è ora un po' diversa e voglio essere in grado di lavorare con costellazioni e suoni differenti. Penso che il Kornstad trio si fondasse su un suono molto vicino all'avanguardia degli anni '60 e avrei voluto che la mia musica fosse un po' più attuale. Ma lavorare con Paal è sempre bello. Lui non è il solito batterista che trova la sua via nel "sottofondo" del suono. Assume una parte molto attiva, indipendentemente dal tipo di musica sta suonando.
A.A.J.: Ultimo punto, anche se non meno importante: parlaci del duetto con Håvard Wiik.
H.K.: Håvard e io siamo come fratelli. Insieme formiamo una combinazione unica, sia in scena che durante i tour. Ho la sensazione che questo si rifletta nella nostra musica; discutiamo e dibattiamo le idee l'uno con l'altro. Utilizziamo i motivi jazz come trampolino piuttosto che attenerci alle armonie e alle regole, e penso che miti quali Ornette Coleman e Paul Bley ci abbiano ispirato in questo senso; abbiamo cercato di costruire ciascun motivo come una composizione indipendente.
A.A.J.: Dopo dieci anni di lavoro intenso e interessante, hai deciso di fare un salto importante con un album da solista. Ci puoi dire da dove è venuta l'idea?
H.K.: Durante gli ultimi cinque anni ho pensato di fare un album tutto mio. Credo che sia qualcosa che tutti i musicisti desiderano. Dopo aver lavorato con diverse band mi sono reso conto di aver raccolto sufficiente materiale grezzo per poter fare qualcosa completamente da solo. Ma d'altra parte, non volevo fare un album tradizionale di sassofono solista; volevo essere totalmente libero da dogmi, fare qualcosa che fosse bellissimo da ascoltare, tutto mio, con un piccolo aiuto da parte dei musicisti che conosco. Desideravo fare un album con la qualità che si ottiene in studio, poiché ritengo che la musica live sia una cosa e gli album in studio un'altra.
A.A.J.: Single Engine sta ottenendo un grande successo di critica in varie parti del mondo, in particolare in Germania. Pensi che questo sia un nuovo indirizzo per il tuo futuro? È cambiata in qualche modo la tua prospettiva? Questo ti darà una nuova spinta per cambiare?
H.K.: Seguire del tutto quella che è la propria visione della musica, comporre, suonare e anche produrre un proprio album, come ho fatto, è ovviamente qualcosa che ti cambia come musicista. Ora che l'ho fatto, mi sento molto più sicuro ed come se avessi trovato la porta di ingresso per un mondo estremamente eccitante, conosco meglio le mie doti e i miei limiti e così, improvvisamente, ho tutto un nuovo mondo di argomenti su cui lavorare, nuovi obiettivi da raggiungere. E spero di presentare tutto questo agli ascoltatori negli anni che verranno.
A.A.J.: Quali sono le radici della tua musica? Ti ispiri in particolare a qualcuno (non necessariamente nell'ambito del Jazz)?
H.K.: Traggo ispirazione da diversi tipi di musica, ma soprattutto dal jazz, dalla musica elettronica e un po' dalla musica contemporanea. Al momento il jazz che mi piace veramente ascoltare è quello dei sassofonisti molto antichi, anteriori a Coltrane, come Coleman Hawkins e anche Stan Getz: avevano davvero un gran "sound". Credo che la maggior parte dei musicisti del sax tenore di oggi presi dall'eterno circolo di Coltrane manchino di un suono autentico, pensano di poter raggiungere una buona musicalità esercitandosi con le scale. Devo dire che chi ha avuto maggiore influenza su di me per il sax tenore è Jan Garbarek, perché mi ha fatto aprire gli occhi su Coltrane e su tutti i suoi seguaci come Shepp, Ayler e Barbieri, tra gli altri. Garbarek ha un tocco del tutto particolare ed è per questo, che lo ammiro. Così è stato fonte di ispirazione, soprattutto nel metodo. Quando l'ho ascoltato per la prima volta ho capito che volevo tentare di ricavare un suono tutto mio dai pezzi che ascolto, proprio come ha fatto lui. Naturalmente Coltrane è molto importante per me, il modo con cui ha continuato a fare ricerca e a trovare nuove soluzioni mi ispira moltissimo, la sua carriera è stata breve, non è mai giunto al punto di produrre un suono rifinito, levigato, privo di asperità.
A.A.J.: Che ruolo giocano l'improvvisazione e il movimento nella tua musica?
H.K.: La mia musica nasce soprattutto dall'improvvisazione. Alcuni motivi di Single Engine sono improvvisati sulla base di alcune idee sulle quali ho lavorato per anni. Altri motivi sono stati scritti in modo tradizionale, per far sì che Bugge e Ingebrigt potessero suonarci sopra. E un paio di questi motivi sono stati creati sul momento in studio, in modo del tutto libero.
A.A.J.: Quali ritieni siano le tue maggiori doti o qualità (gli arrangiamenti, la scrittura, l'improvvisazione ecc.)?
H.K.: Penso che ora la mia dote principale sia l'improvvisazione, saper creare qualcosa "sotto pressione". Ma ho anche imparato molto sulla produzione dagli ultimi tre album di Wibutee nonché da Single Engine, perciò credo di essere in grado di produrre anche un mio album.
A.A.J.: Qual è il tuo peggior difetto? Se pensi di averne uno.
H.K.: Non ho fatto troppa esperienza di quello che la gente considererebbe il classico "sassofono jazz", perciò se mi si mettesse di fronte a una jazz band, i miei pezzi forse non sarebbero esattamente "New York Style"…
A.A.J.: Tu e Jazzland sembrate rompere con la tradizione che vede la ECM come unico canale di distribuzione della musica Nord europea nel mondo. Sei d'accordo? Come ti senti in questo ruolo?
H.K.: Sono d'accordo, anche se molti musicisti della Jazzland hanno fatto album anche con la ECM.
Ho grande rispetto per la ECM perché parte importante della storia del jazz, ma non credo che mi avrebbero permesso di fare Single Engine.
È questa l'obiezione che le faccio: i nuovi artisti emergenti sembrano quasi seguire un codice sonoro ripetitivo.
A.A.J.: La carriera di Trigve Seim e di Mathias Eick è cambiata dopo aver vinto premi importanti negli Stati Uniti. Quale aspetto della tua carriera è cambiato maggiormente?
H.K.: Credo che la cosa migliore per me sia stata portare a termine Single Engine.
Non dò troppa importanza ai premi perché sono assegnati da qualcuno che ha una propria visione di che cosa è e cosa non è buona musica.
Ora la mia carriera è cambiata, perché ho preso atto del fatto che lo faccio per me stesso. Voglio fare ogni anno musica nuova e crescere come strumentista. E naturalmente spero che qualcuno voglia ascoltare quello che faccio!
A.A.J.: Che cosa ha significato per te partecipare al premio Alarmpris 2007?
H.K.: Sebbene abbia ricevuto la "nomination" sette volte per differenti progetti, non ho mai vinto.
È sempre un onore ricevere una nomination per qualcosa che fai. Ci sono tanti grandi musicisti in giro, quindi il fatto che abbia ricevuto tante attenzioni mi rende molto umile.
A.A.J.: Parlaci un po' di Håkon, come progettista grafico e designer. È venuto prima il design o la musica?
H.K.: Credo che siano arrivati nello stesso momento!
Quando ancora adolescente ho cominciato a esprimermi, è stato con la musica, ma amavo anche la fotografia e mettere insieme disegni con il computer. Raccoglievo "fonts" e sin da piccolo ero interessato a forme e a colori.
A.A.J.: Credo che l'aspetto delle copertine degli ultimi anni sia davvero in linea con la tua musica: c'è qualcosa di tradizionale ma anche di moderno, sperimentale ma sempre molto indirizzato al futuro. Sei d'accordo?
H.K.: Grazie per averlo detto. Cerco di tirar fuori qualcosa di nuovo e fresco da tutto quello che ho ereditato dalla tradizione.
Talvolta mi domando se la nuova generazione non si senta come nell'"Ultima cena" di Leonardo da Vinci, ma senza Gesù e i discepoli. Una tavola vuota, con gli avanzi di quella che è stata una grande cena... Ed ecco che arriva la nostra generazione e cerca di ricavarne qualcosa. O forse c'è un'altra portata in arrivo...
A.A.J.: Continuerai ad andare in entrambe le direzioni?
H.K.: Non lavorerò molto sulla grafica nel 2008, mi concentrerò soprattutto sulla musica.
Ho intenzione di mettermi di nuovo a far fotografie come hobby. Prima devo proprio comprare una buona macchina fotografica...
A.A.J.: Farai un tour per il tuo album Single Engine?
H.K.: Ho fatto diversi concerti da solo quest'anno con il materiale di Single Engine, in Norvegia, Germania e Giappone.
A.A.J.: Ci sarà un seguito al lavoro fatto con Knut Reiesrud o rimarrà un evento a sé stante?
H.K.: È stata un'esperienza grandiosa e, la prossima primavera sarò ospite della sua band in un concerto. Spero che si possa fare molto di più insieme, perché amo molto il suo suono.
A.A.J.: Hai altri progetti per il futuro?
H.K.: Ci sono molte cose in arrivo. Sono nella fase fantastica in cui cerco le idee per il mio prossimo album. Sto suonando con un musicista che riproduce con la voce il suono della batteria, è molto divertente e ho intenzione di estendere a un piccolo gruppo la versione da tour del mio progetto solista. Mi sento un po' troppo solitario viaggiando sempre da solo...
A.A.J.: C'è una domanda che non è mai stata fatta alla quale vorresti rispondere?
H.K.: Nessuno mi ha fatto domande sui miei testi nell'ultimo album di Wibutee Sweet Mental, quelli che Anja Garbarek canta in modo così meraviglioso nella canzone "The Ball". Continuerò a scrivere testi? Hmmm... E adesso non so come rispondere! Haha!
A.A.J.: E una domanda che ti fanno sempre e alla quale non ne puoi più rispondere?
H.K.: Niente che mi venga in mente...
Visita i siti di Håkon Kornstad, Wibutee e Sonne Disk.
Foto di Mizuho (la terza e l'ultima)
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