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Lucian Ban e Mat Maneri al PARC di Firenze

Courtesy Giuseppe Flavio Pagano
P.A.R.C.
Mixité 2025 -Toscana Produzione Musica
Firenze
11 maggio 2025
Collaboratori di lungo corso nei reciproci progetti, il pianista rumeno Lucian Ban e il violista statunitense Mat Maneri sono approdati al P.A.R.C. di Firenze, terza data italiana del loro lungo tour europeo , per presentare Transylvanian Dance, il loro ultimo lavoro dedicato alla rielaborazione della musica tradizionale della Romania.
La ricerca nelle musiche del paese d'origine del pianista è un capitolo artistico assai frequentato dai due: apertosi con Transylvanian Concert (ECM, 2013), è poi proseguito con vari altri lavori simili, come Transylvanian Folk Songs (Sunnyside, 2019), nel quale compariva John Surman, ma è passato anche da progetti significativamente diversi, come Oedipe Redux, recupero e ardita rilettura di un'opera lirica del compositore rumeno novecentesco George Enescu.
Come scrivevamo già nella recensione del disco, Transylvanian Dance è un lavoro che nasce e vive in relazione alle ricerche musicologiche svolte da Béla Bartók a inizio Novecento: nella sua esecuzione dal vivo ciò è emerso in modo ancor più netto, vuoi perché Ban ha spiegato come i vari brani siano libere improvvisazioni sviluppate a partire dalle brevi tracce melodiche offerte dalle cantanti registrate (e poi trascritte) da Bartok e che proprio per questo a ogni concerto mutano significativamente , vuoi perché quelle registrazioni sono state riprodotte prima delle esecuzioni del duo e sul suggestivo sfondo di immagini e video d'epoca, raffiguranti scene di vita e di festa della Romania del primo Novecento.
Il concerto, assai partecipato, è vissuto di una forte intensità emotiva, interrotta solo dall'ampio dialogo con il pubblico ora dell'uno, ora dell'altro artista tra un brano e l'altro. Ban ha iniziato operando sulle corde del piano, per poi passare a un marcato lavoro percussivo, mentre Maneri riprendeva le melodie tradizionali, facendo suonare la propria viola come se fosse una voce umana, grazie anche al suo singolarissimo stile, ispirato alla ricerca microtonale del padre Joe Maneri, con il quale iniziò a suonare giovanissimo, alla fine degli anni Ottanta.
Il pianista ha mutato spesso le proprie modalità espressive, talvolta dedicandosi anche lui alle variazioni melodiche, talaltra accompagnando la viola in modo più classico, comunque differenziando in ciascun brano sia gli stilemi, sia la dinamica, così da costruire ogni volta attorno alla traccia melodica una più complessa struttura narrativa. Dal canto suo Maneri, che ha espressamente detto di essere fortemente affascinato e coinvolto da quella musica tradizionale, vi ha ogni volta cercato nuovi aspetti reconditi, perlopiù modulandone le linee liriche, ma anche giocando con il tempo o sottolineandone l'incedere con impennate sulle note alte.
Uno spettacolo originale e incantevole, in perfetto equilibrio tra la tradizione e la contemporaneità, assai apprezzato dai presenti, molti dei quali si sono poi intrattenuti con gli artisti, acquistando un buon numero di copie dei dischi. Annunciati per autunno due altri album in trio con John Surman.
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