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Le x-roads dell’espressività afroamericana e Amiri Baraka: l’immaginario del jazz tra cinema, letteratura e poesia

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Altre x-roads - Ritratto dell'artista in nero

di Franco Minganti

Bacchilega Editore, 2009, 176 pp., 15 euro

Amiri Baraka - Ritratto dell'artista in nero

a cura di Franco Minganti e Giorgio Rimondi

Bacchilega Editore, 2007, 304 pp., 20 euro

Alle banalità, alle tante semplificazioni - e alle inveterate omissioni - che da sempre accompagnano la maggior parte dei discorsi sulla musica nera, sul jazz, sulla letteratura afroamericana, capita che a volte si oppongano delle evidenze, dei percorsi di una tale luminosità intellettuale che gli oggetti che ne vengono irraggiati assumono una profondità indispensabile.

Al novero di queste felici evidenze appartengono con certezza i percorsi di due studiosi come Franco Minganti e Giorgio Rimondi, che in anni di intenso lavoro nell'ambito della ricerca su jazz e letteratura hanno avuto la capacità - molto rara nell'ambito accademico di casa nostra - di coniugare la qualità dello sguardo analitico con la capacità di appassionare, di vivere da dentro [e come potrebbe essere altrimenti?] l'emozione che un'espressività come quella afroamericana suscita.

Di Minganti, docente di letteratura americana all'Università di Bologna, la Bacchilega pubblica in questi giorni Altre x-roads - modi dell'espressività afroamericana, r che accoglie una ampia serie di saggi e articoli, indagando la centralità del jazz nella complessità della cultura occidentale, attraverso la continua dialettica con il mondo del cinema, della letteratura, della performance. Che i linguaggi del jazz abbiano da subito evidenziato una naturale tensione a ibridarsi con i più differenti aspetti delle altre culture è cosa nota; meno scontata è l'intensa intertestualità che emerge, con passione sincera, dalle pagine di Minganti, al tempo stesso profondissime e aperte verso nuove connessioni.

Nelle tre, grandi sezioni che compongono il libro, troviamo così un'intensa ricognizione degli stessi modi dell'espressività afroamericana, raccontando il cinema e il signifyin(g), gli elementi sincretici e quelli sintetici, ma anche una interessante analisi di Novecento di Baricco - di cui viene con particolare chiarezza evidenziata l'inconsistenza culturale e la distanza dall'urgenza della letteratura jazz cui sembra riferirsi - e una interessante serie di considerazioni sulla "radical jewish culture" di John Zorn e Don Byron. E ancora l'emergere di figure come quelle di Charlie Parker, Charles Mingus o Billie Holiday e brevi annotazioni sul rap e sul klezmer.

Pur nella eterogeneità dei contesti per cui questi contributi sono originariamente stati concepiti, il libro è una formidabile fonte di stimoli, perfettamente in bilico [e questo è un merito raro] tra la capacità di dare forma sintetica ai concetti e la voglia di aprire finestre, di accendere links nella mente e nel cuore dei lettori.

Minganti è, insieme a Giorgio Rimondi, anche il curatore di quello che possiamo considerare senza timore "il" libro di riferimento su Amiri Baraka, uscito da qualche tempo, ma di cui vale assolutamente la pena tornare a parlare. Amiri Baraka, ritratto dell'artista in nero è un lavoro assolutamente fondamentale per conoscere in profondità l'opera di questo controverso poeta, saggista, performer, che in Italia conoscemmo nel 1968, quando fu tradotto il fondamentale Il popolo del blues, firmato allora con il suo vero nome, LeRoi Jones.

Dopo il sentito omaggio poetico di Julie Patton posto nelle pagine d'apertura, il volume raccoglie molti contributi interessantissimi, a partire dallo splendido saggio con cui il filosofo francese Christian Béthune traccia alcune imprescindibili linee di riflessione sul rapporto tra occidente e jazz. Ma si segnalano anche gli interventi di Giampiero Cane e Marcello Lorrai, quello di Nathaniel Mackey sul ruolo della musica nera nella poesia di Baraka, il glossario a cura dello stesso Rimondi e la preziosissima bibliografia ragionata curata da Andrea Ravagnan. L'ambito poetico/performativo è segnato dagli interventi di Paul Vangelisti e Luigi Ballerini - di cui tra l'altro è uscita da pochissimo per gli Oscar Mondadori una ricca antologia, Nuova poesia americana - New York che include tre fondamentali lavori di Baraka.

L'ultima parte del volume comprende una buona scelta [purtroppo solo nella traduzione italiana che, pur ottima, non può ovviamente rendere completamente la musicalità della lingua dell'autore] di scritti di Baraka, alcune note pagine critiche come Lo stesso che cambia o poesia come In the Tradition. Un volume assolutamente indispensabile per chiunque voglia accostarsi all'opera del contraddittorio, ma affascinante, intellettuale nero.

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