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Le arti del suono
Nonostante (o forse proprio perché si tratta di) un argomento al confine con il jazz, l'uscita di questa nuova rivista semestrale, intitolata significativamente Le arti del suono (Edizioni Orizzonti Meridionali) merita di essere segnalata. Nell'editoriale di questo primo numero monografico dedicato ai "Luoghi del Novecento," Agostino di Scipio scrive una sorta di programma a futura memoria: "ci si occuperà ancora di musica, ovviamente, perché tra le arti del suono essa non è certo la meno significativa, in particolare per via di certe profonde trasformazioni delle prassi ideative, produttive e di fruizione che sono avvenute e che stanno avvenendo in questi anni. Ma ci si occuperà soprattutto di ragionare sulle condizioni storiche [...] che affronta chi oggi opera creativamente nel suono, e di proporre di volta in volta prospettive teoriche e testimonianze di concreto lavoro artistico."
Di Scipio chiarisce, inoltre, il significato di arti (al plurale) e di suono (al singolare), ponendo fin da subito l'accento su una serie di dimensioni dell'esperienza musicale contemporanea che si propone di prendere in considerazione, quali il milieu musicale, il suono inteso come oggetto, evento, contesto, forzando di conseguenza su classiche (ma mai banali) riflessioni sull'ideologia del suono (prodotto, ascoltato, fruito).
L'approccio interdisciplinare di compositori, musicologi e operatori del settore è già delineato da questo primo numero, che pur affontando un tema ampio, quali i "luoghi musicali" del Novecento, riesce a tracciare una sorta di mappa di esperienze molto significative per comprendere le arti del suono del Novecento.
Il primo contributo in tal senso illuminante è quello di Wolfgang Hagen, musicologo tedesco straordinario, specializzatosi in particolare in storia della Radio, "Artaud e la serializzazione radiofonica" [trad. it della relazione presentata a Brema al workshop Sound ArtZwischen Avantgarde und Popkultur]. Spostando l'attenzione da Pierre Schaeffer e dalla sua musica concreta Pierre, "che pure è nata come arte radiofonica," alla pièce radiofonica "Pour en finir avec le judgement de dieu, 1947) dell'attore e scennagiatore Antonin Artaud, Hagen compie una operazione molto significativa nella rivalutazione sia del rapporto di Artaud con la radio, sia anche di quello di esperienze di sperimentazione radiofonica.
I due contributi curati da Leonardo Zaccone, "Studi sperimentali italiani a confronto (14 Maggio 1968)" e "Una Nota alla Trasmissione Musica 'Ex Machina' a Radio Rai," hanno una certa continuità con il contributo di Hagen, nonostante guardino all'esperienza italiana e siano volti a presentare (il primo) e ad analizzare (il secondo) il contenuto di una trascrizione di una tavola rotonda (avvenuta il 14 Maggio 1968 all'interno del Maggio Musicale Fiorentino) che avrebbe dovuto andare in onda come decima e ultima puntata della trasmissione Club d'Ascolto di un ciclo dedicato alla musica di ricerca, alla musica elettronica e alla computer music. Tale registrazione è particolarmente significativa non solo perché inedita, ma in particolare perché raccoglie e mette a confronto le esperienze dei più importanti studi sperimentali degli anni Sessanta e Settanta, da quella di Angelo Paccagnini (neodirettore dello Studio di Fonologia di Milano), Enore Zaffiri (Studio di Musica Elettronica di Torino), Teresa Rampazzi (fondatrice di Nuove Proposte Musicali), Pietro Grossi (dello Studio Fiorentino di Fonologia Musicale) a quella infine di Domenico Guaccero dello Studio Roma 7.
Il contributo di Massimo Scamarcio, "Musica elettronica in Olanda. Direzioni e figure principali," è di particolare utilità ed interesse per quanti vogliano approfondire le principali correnti della musica elettronica olandese a partire dagli Cinquanta. "Luogo musicale" (ma non solo per l'elettronica) di grande interesse, l'Olanda è stata terra capace di una felice ed originale sintesi tra i due "grandi blocchi" della musique concréte (Parigi) e dell'elettronica "pura" (Colonia). Risultato massimo di questo percorso è stato senza dubbio l'Istituto di Sonologia e le successive fondazioni di altri centri didattico/artistici (a Utrecht-Hilversum, Groningen, Rotterdam) che ancora oggi si profilano quali centri di sperimentazione all'avanguardia sulla scena internazionale.
Il contributo del musicista tedesco Volker Straebel, "Spazio sonoro e istallazione sonora tra tecnica elettroacustica, performance e scultura," fa luce sul complesso rapporto tra spazio sonoro e istallazione sonora a partire dagli anni Trenta per arrivare alla fine degli anni Novanta.
Chiude un'intervista a Folkmar Hein di John Palmer riguardante lo Studio Elettronico dell'Università Tecnica di Berlino e la musica sperimentale più in generale in Germania nel secondo dopoguerra.
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