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John Zorn@70 a Modena, Reggio Emilia e Bologna

John Zorn@70 a Modena, Reggio Emilia e Bologna

Courtesy Rolando Paolo Guerzoni

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John Zorn
Teatro Storchi e Teatro Valli
John Zorn @70
Modena e Reggio Emilia
30-31.10.2023

Nella ricorrenza del suo settantesimo compleanno (coincidente quest'anno con l'anniversario di mezzo secolo di carriera professionale, iniziata con le prime incisioni nel 1973), e analogamente a quanto fatto in precedenza per i suoi 50 e 60 anni, il sassofonista e compositore John Zorn ha organizzato una serie di concerti celebrativi in giro per il mondo per proporre una selezione più o meno vasta delle sue opere più recenti, eseguite da un folto gruppo di musicisti in varie configurazioni strumentali.

La maggior parte dei concerti si è naturalmente tenuta oltreoceano, in particolare a New York e San Francisco dove ha presentato un programma molto ricco ripartito su più serate e con alcune gustose anteprime. Fortunatamente anche per il pubblico in terra europea erano previste alcune esibizioni, in Italia, Francia e Olanda. Il breve tour europeo è cominciato in Italia con due serate a Modena e Reggio Emilia, per proseguire a Parigi con un programma molto simile (con la sola aggiunta alla lista dei musicisti del quartetto d'archi Jack Quartet) e terminare in Olanda a 's-Hertogenbosch, con un programma molto più ricco e altri musicisti che si sono uniti al gruppo di interpreti.

Nelle due date italiane (precedute il giorno prima da una sua esibizione a Venezia all'organo del Conservatorio e concluse da un'altra esibizione notturna a Bologna all'organo della Basilica di Santa Maria dei Servi, per la serie di improvvisazioni denominata "The Hermetic Organ") Zorn ha presentato alcune delle sue composizioni più recenti, suddivise in quattro brevi set per ciascuna delle due serate tenute nelle eleganti cornici ottocentesche rispettivamente del Teatro Storchi di Modena e del teatro Valli di Reggio Emilia.

La prima serata si è aperta con la composizione cameristica "Jumalattaret," un ciclo di canzoni per soprano e pianoforte ispirato alle figure di dee femminili del poema epico finlandese Kalevala, ancora inedito su disco. La composizione risale al 2012, ma la prima esecuzione fu solo nel 2018, per l'estrema difficoltà della partitura vocale che ha richiesto allà'interprete, la cantante Barbara Hannigan, oltre un anno di preparazione dopo l'incontro col compositore. Nei suoi 25 minuti di durata la Hannigan dimostra un controllo stupefacente dell'emissione vocale sull'accompagnamento del pianista Stephen Gosling.

Il programma presentava poi il quartetto Heaven and Earth Magick costituito da Gosling, la vibrafonista Sae Hashimoto e la sezione ritmica formata dal contrabbassista Jorge Roeder e dal batterista Ches Smith. La musica del quartetto è un mix di scrittura rigorosa e improvvisazione libera, come avviene di frequente nelle composizioni di Zorn, ma lasciando qui più libertà alla sezione ritmica mentre piano e vibrafono eseguono parti completamente notate. Il disco omonimo è stato pubblicato nel 2021.

Il terzo set vede protagonista il solo Zorn, impegnato in una serie di improvvisazioni al sax alto, uno dei suoi progetti più longevi che porta avanti dal 1974 sotto il nome di "The Classic Guide to Strategy," alcune delle quali sono state raccolte in quattro volumi pubblicati tra il 1983 e il 2016. Nei tre brani eseguiti il sassofonista si lascia andare alla pura creazione sonora. Quindici minuti di improvvisazione radicale totale, solo nel secondo brano c'è una parvenza di struttura che rende l'ascolto più agevole.

Gran finale con Simulacrum, organ trio tendente all'heavy metal fondato nel 2015 con una decina di incisioni all'attivo. John Medeski all'organo, Matt Hollenberg alla chitarra e Kenny Grohowsky alla batteria sono i protagonisti di un set estremamente potente, che si presenta al pubblico ad altissimo volume, un flusso sonoro che annichilisce ma lascia affascinati allo stesso tempo, musica trasversale che combina jazz, rock, metal, minimalismo e rumore in una miscela esplosiva che non può lasciare indifferenti, un po' una summa dell'universo musicale zorniano.

Anche la seconda serata di Reggio Emilia si articolava in quattro set distinti, aperti ancora dal duo Hannigan/Gosling con "Split the Lark," un ciclo di sette notturni per voce e pianoforte ispirato a poesie di Emily Dickinson e composto appositamente per la cantante nel 2021, che ancora una volta ha occasione di dimostrare tutta la sua bravura. Segue un'altra composizione cameristica recente relativamente breve (10 minuti), "Star Catcher," ispirata alla pittrice surrealista Remedios Varo, per soprano, pianoforte e sezione ritmica improvvisata di basso e batteria, per la quale a Gosling e la Hannigan si uniscono sul palco Roeder e Smith. In realtà, come capita spesso con Zorn è difficile capire dove finisce la composizione e inizia l'improvvisazione, in quanto le due fasi sono sempre strettamente interconnesse, e spesso Zorn compone replicando passaggi improvvisati, in un interessante e riuscito mix di musica classica e jazz. La composizione, come la precedente, è ancora inedita su disco.

Anche la composizione successiva in programma, la "Suite for Piano" incisa nel 2021, unisce musica classica e jazz; i dieci movimenti che compongono la suite, eseguita integralmente dal trio del pianista Brian Marsella accompagnato dai soliti Roeder e Smith, portano il titolo di forme classiche tradizionali come "Minuetto," "Sarabande" o "Passacaglia," ma la musica è decisamente jazzistica nel suo svolgimento, affidato a un virtuosistico Marsella molto ben sostenuto dalla ritmica, alternando momenti calmi e meditativi ad altri più mossi ed energetici, che strappano più di un applauso entusiastico alla platea nonostante la raccomandazione iniziale del compositore di trattenersi fino al termine della suite.

Per il finale, torna in scena anche Zorn alla guida del New Masada Quartet, che rinnova i fasti del quartetto originale attivo tra il 1994 e il 2003, inserendo la chitarra di Julian Lage al posto della tromba di Dave Douglas, e con una nuova sezione ritmica col solito Roeder al contrabbasso e Kenny Wollesen alla batteria. Il repertorio è quello classico del primo Masada Songbook, reinterpretato con nuova energia in un set trascinante e entusiasmante, dove tutti i musicisti trovano un proprio spazio solistico sotto la costante direzione del leader. Anche Lage sembra trasformato dal contatto con Zorn, e si esprime con maggior libertà e vigore rispetto ai propri progetti.

Non è esagerato parlare di evento per questa rassegna di grande musica, che grazie al Centro di Ricerca Musicale AngelicA insieme alle Fondazioni dei teatri di Modena e Reggio Emilia ha permesso al pubblico italiano di assaporare una piccola ma significativa parte della sterminata produzione di uno dei più importanti compositori contemporanei, un artista poliedrico e multiforme che ha spaziato praticamente attraverso ogni genere musicale e che speriamo di poter rivedere presto sui palcoscenici italiani.

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