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Jerry Wexler e Aretha Franklin: quando la Soul Music conquistò il pianeta

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Nei giorni successivi il 16 agosto, tutti i media del mondo hanno commentato la morte di Aretha Franklin, la straordinaria soul singer e una delle massime voci del Novecento. Una scomparsa avvenuta in singolare coincidenza di quella di Jerry Wexler dieci anni prima. Il 15 agosto 2008 se n'era andato quel produttore dell'Atlantic Records che fece emergere l'espressione più vera della cantante e la sostenne nella fase folgorante della carriera.

In quest'articolo vogliamo ricordare Wexler analizzando il suo rapporto con Aretha e il suo contributo nel determinare il successo planetario della Soul Music, oltre la nicchia delle piccole etichette indipendenti e dei quartieri afro-americani.

Il momento chiave della nostra storia è il 27 gennaio 1967 quando Aretha Franklin incise nei Fame Studios di Muscle Shoals, Alabama, il brano "I Never Loved a Man, The Way I Love You." Con lei c'erano il primo marito Ted White, il tecnico del suono Tom Dowd, il produttore locale Rick Hall coi musicisti di studio e appunto Jerry Wexler. Fu una session strepitosa e drammatica ma prima di parlarne andiamo, indietro di due anni, a Memphis, Tennessee, negli studi della Stax Records.

Collaborando con quella piccola etichetta del Sud, Jerry Wexler aveva appreso come dare al Rhythm & Blues (un termine coniato da lui, che sostituì l'osceno Race Music) un nuovo volto, senza alterarne i caratteri e venderlo al pubblico internazionale.

Wexler era un ex giornalista di Billboard appassionato di Black Music e collezionista di dischi. Nel 1953 era stato chiamato da Ahmet Ertegun all'Atlantic Records e in quel decennio contribuì a sviluppare l'ancora piccola label, producendo dischi con LaVern Baker, i Drifters, Ray Charles, Joe Turner e altri. All'inizio del 1965 l'Atlantic s'era consolidata e Wexler scese a Memphis con l'ingegnere del suono Tom Dowd per incrementare la collaborazione con la Stax, che otteneva un buon successo regionale coi dischi di Rufus e Carla Thomas e di Otis Redding. L'etichetta aveva gli studi in un vecchio cinema dismesso e registrava ancora con un Ampex monofonico quindi Dowd ne istallò uno a due piste insegnando al tecnico Jim Stewart come registrare al meglio.

Wexler fu stupito dal loro modo spontaneo di produrre i dischi. Le incisioni all'Atlantic venivano organizzate affidando i temi a un esperto arrangiatore che scriveva partiture per session men professionisti, spesso provenienti dal jazz. Anche se i cantanti avevano libertà (vedi Ray Charles) tutto era molto strutturato. Alla Stax il fulcro musicale era rappresentato da una sezione di bianchi (Booker T. Jones e Steve Cropper) e neri (Donald Dunn e Al Jackson) che usavano head arrangements in cui confluivano le radici della black music ed echi di country. Spesso anche i pezzi da registrare venivano composti al momento. Fu così che Wexler, nel maggio 1965, portò a incidere alla Stax Wilson Pickett, che era stato scritturato da un anno ma non vendeva dischi. In seguito Pickett se ne attribuì il merito: "Dissi a Wexler che non volevo più far dischi in quel modo. Mi chiese cosa volevo e gli dissi di aver sentito una canzone di Otis Redding fatta a Memphis e che era quella la direzione in cui volevo andare."

Quando il 12 maggio 1965 Pickett registrò alla Stax "In the Midnight Hour" capirono d'aver fatto centro. Come al solito quando entrarono in studio non c'era nulla di pronto. Steve Cropper aveva ascoltato qualche canzone di Pickett ed era rimasto colpito da un brano che terminava con la frase ...late in the midnight hour... e gli propose di lavorarci su. Pickett suggerì un'idea costruita su un paio d'accordi. Cropper mantenne gli accordi ma aggiunse una coloritura diversa e durante la session Wexler aggiunse qualche consiglio ritmico per accentuare il basso. Il gioco era fatto e il produttore capì di cambiare metodo.

Per gli uomini della Stax non era Pickett la star ma Wexler, l'ebreo di New York che scendeva al Sud a imparare da loro che s'occupavano di musica part time, dovendo lavorare in altri ambiti per vivere. Poco dopo quella collaborazione s'interruppe e l'Atlantic annullò l'accordo di produzione con la Stax, pur continuando a collaborare nella distribuzione. Erano sorti contrasti sui tempi di lavoro imposti dall'Atlantic (troppo affrettati per il Sud) e il brutto carattere di Wilson Pickett, che litigava con tutti, peggiorò le cose.

Wexler porta Aretha a Muscle Shoals



Jerry Wexler trovò un'alternativa alla Stax nei Fame Studios di Muscle Shoals, Alabama, 220 chilometri da Memphis. Il proprietario Rick Hall aveva appena inciso coi suoi uomini "When a Man Loves A Woman" di Percy Sledge, diventato subito un grande successo. La nuova band dello studio era formata da Spooner Oldham alle tastiere, Jimmy Johnson alla chitarra, Junior Lowe al basso, Roger Hawkins alla batteria più la presenza stabile del cantante e compositore Dan Penn. Con loro collaboravano di volta in volta altri musicisti, come il chitarrista Chips Moman e la sezione fiati dei Memphis Horns. Wexler gli spedì Wilson Pickett e la cose funzionarono bene con l'incisione di "Land of 1000 Dances," che scalò subito le classifiche di vendita. Fu quindi la volta di Aretha.

È noto che la Franklin era stata scoperta da John Hammond che la scritturò alla Columbia cercando di farla diventare una cantante jazz. Ovviamente fallì come accadde al produttore Mitch Miller che provò con un repertorio di canzoni pop e orchestre infarcite di violini. Alla fine dell'estate 1966 la Columbia non voleva più rinnovarle il contratto e Wexler—ormai vice presidente dell'Atlantic—si fece avanti.

Ma torniamo alla session di Muscle Shoals. In aggiunta alla sezione ritmica dei Fame Studios erano venuti da Memphis il bassista Tom Cogbill (sostituendo Lowe) e il chitarrista Chips Moman. Era presente Dan Penn che aveva abbozzato la melodia di "Do Right Woman, Do Right Man." Rick Hall aveva scelto la sezione fiati che comprendeva il sassofonista e arrangiatore dei fiati Charlie Chalmers, l'ignoto trombettista Ken Laxton e il trombonista David Hood. Tutti bianchi. Gli unici afroamericani erano Aretha e suo marito che non apprezzò la cosa (contribuendo al litigio che scoppiò dopo).

Quasi nessuno dello studio conosceva la Franklin e sembrava iniziare una session come le altre. Wexler e la cantante avevano una canzone scritta da un eccentrico autore di Detroit, Ronnie Shannon, "I Never Loved a Man, The Way I Love You" e Aretha iniziò ad abbozzarla al pianoforte mentre i musicisti ascoltavano. Possiamo avere un'idea ascoltando il demo pubblicato in Aretha Franklin: Rare & Unreleased recordings dove Aretha prova il pezzo due mesi prima. Wexler aveva capito che doveva lasciare Aretha libera al pianoforte, aspettando i risultati. Con il contributo di Spooner Oldham il brano iniziò a prendere forma e fu eseguito con la sezione ritmica: era una ballad in 6/8 con un testo che sembrava descrivere la conflittuale situazione sentimentale della cantante. Charlie Chalmers andò a scrivere le parti per i fiati e poi tutti incisero il brano, senza sovraincisioni. Ne uscì un piccolo gioiello di semplicità e dosaggio delle emozioni.

"Come produttore mi sono quasi sempre confrontato col fraseggio e l'enunciazione dei cantanti—ha dichiarato Jerry Wexler nel 2004 a Rolling Stone—ma nel caso di Aretha non c'era niente che potessi dirgli. Per aiutarla potevo solo condividere la sua strada. (...) Non credo che alla Columbia le lasciassero suonare il pianoforte ma io ho sempre creduto che quando un cantante suona uno strumento va lasciato libero di suonarlo nel disco, anche se non è un virtuoso perchè aggiunge un'altro elemento di sé nella registrazione. Nel caso di Aretha poi va detto che era una pianista brillante."

La session a Muscle Shoals si concluse con la parziale registrazione di "Do Right Woman, Do Right Man" in un'atmosfera elettrica. Cominciarono a girare troppe bottiglie e il marito di Aretha reagì a un complimento del trombettista alla cantante. Questi peggiorò le cose con qualche commento razziale nei suoi contronti. Il trombettista fu licenziato ma questo non bastò e l'indomani mattina Aretha e suo marito lasciarono la città giurando di non tornarci più (cosa che avvenne).

Wexler se ne tornò furioso a New York con una canzone a cui mancava solo qualche voce di sfondo e un secondo brano appena abbozzato. L'Atlantic distribuì subito il demo di "I Never Loved a Man, The Way I Love You" ai DJ radiofonici e il successo fu immediato tanto che il pubblico iniziò a richiedere il 45 giri che non esisteva ancora. Wexler convocò negli studi di New York la sezione ritmica di Muscle Shoals, scritturò altri fiati, tra cui King Curtis, chiamò le sorelle di Aretha e Cissy Houston a fare le coriste e terminò il secondo brano per pubblicare il singolo (che schizzò al 1° posto nella classifica di R&B). Per registrare il Long Playing ci furono tre sessioni e in quella del 14 febbraio fu inciso "Respect."

Respect

Quel brano è stato il primo successo internazionale della cantante ed è entrato nella storia musicale del Novecento come bandiera delle contestazioni sociali (afroamericane e femministe) negli anni sessanta. Nel 2002 la Libreria del congresso l'ha incluso nel National Recording Registry per la sua importanza culturale storica ed estetica.

Qualcuno ha scritto che fu Wexler a suggerire ad Aretha il brano ma è inesatto. "Respect" era stato scritto da Otis Redding due anni prima ed era incluso nel suo terzo album Otis Blue. Il testo esprimeva una richiesta maschile alla propria donna, che si mostrava affettivamente fredda quando lui tornava a casa dal lavoro. Aretha la conosceva e l'aveva cantata dal vivo anche se in forma ancora vicina all'originale. In studio avvenne la definitiva trasformazione. La Franklin si mise al pianoforte e iniziò a ripensare il tema con sua sorella Carolyn, modificandolo nella dinamica generale e aggiungendo un nuovo testo in prospettiva femminile: la sua non era più una richiesta di rispetto ma una rivendicazione. Nel clima di lotta per i diritti civili e i ghetti afro-americani in fiamme, il fervore gospel della voce di Aretha in call and response con le sorelle (che l'incitavano ripetendo il celebre sock it to me! ) divenne l'inno della rivolta afro-americana, di quella femminile e studentesca. Nel brano la simbolica risposta maschile fu affidata all'intervento da honker del sassofonista King Curtis.

Il singolo uscì il 29 aprile 1967 e il successo di vendite fu impressionante, sia presso il pubblico bianco (statunitense ed europeo) che afro-americano. È stato "Respect" a conferire ad Aretha l'appellativo di Queen of Soul e quella versione è stata collocata al 5° posto da Rolling Stone tra le 500 migliori canzoni della storia.

La collaborazione continua

Incredibilmente, proprio nei mesi del primo grande successo commerciale, Jerry Wexler voleva vendere l'etichetta e spingeva per convincere Ahmet Ertegun, fortemente contrario. Il rock aveva cambiato il mercato discografico e secondo il produttore occorrevano investimenti sempre più alti per reggere la concorrenza dei grandi gruppi. Il suo forte pessimismo e la progressiva scomparsa di molte etichette indipendenti lo avevano impaurito. Uomo dalla personalità ossessiva, invece di godersi il successo era sempre nervoso, continuamente al lavoro e incapace di rilassarsi. Quando il fratello di Ahmet, Nesuhi Ertegun, appoggiò la posizione di Wexler la decisione fu presa. Nell'ottobre 1967 l'Atlantic Records fu venduta alla Warner Seven Arts per 17,5 milioni di dollari. Dal punto di vista commerciale fu un gravissimo errore: solo l'anno successivo i profitti lordi—grazie soprattutto ad Aretha— furono di 45 milioni.

Con il progressivo coinvolgimento di Arif Mardin e Tom Dowd, Wexler restò a produrre per l'etichetta e la collaborazione con la Franklin andò avanti. Fino al 1972 nacque un'impressionante serie di capolavori musicali e successi commerciali: Aretha Arrives (1967), Lady Soul (1968), Aretha Now (1968), Aretha in Paris (1968), Soul 69 (1969), This Girl's in Love with You (1970), Spirit in the Dark (1970), Live At Fillmore West (1971), Young, Gifted and Black (1971), Amazing Grace (1972).
Alcuni successi planetari nacquero dalla straordinaria capacità della cantante d'infondere la sua personalità in brani di altri autori. È stato il caso di "I Say a Little Prayer" o "(You Make Me Feel Like) A Natural Woman." Il primo era stato scritto da Burt Bacharach per Dionne Warwick che la pubblicò nell'ottobre 1967 facendone un successo. Pochi mesi dopo la riprese Aretha, infondendole il suo caratteristico ardore gospel, e raggiunse in breve un milione di copie.

Il secondo fu scritto da Carole King e Gerry Goffin su invito di Wexler che cercava nuovi brani per l'album Lady Soul; fu lui a suggerre il tema di fondo del testo e per questo fu ricompensato con l'inclusione del suo nome come co-autore. La King l'inserì nel 1971 in Tapestry e gli va riconosciuta autonomia dal modello (tutt'ora imperante) creato da Aretha. L'arrangiamento era di Mardin e Dowd ma pochi sanno che a condurre gli archi c'era Ralph Burns (lo aveva già fatto in "Georgia on My Mind" di Ray Charles).

Quella magistrale stagione si concluse con il doppio album di gospel Amazing Grace, atteso ritorno della cantante nel seno della chiesa battista. Le note di copertina furono scritte da John Hammond che chiuse simbolicamente la storica fase omaggiando il produttore dell'Atlantic: "Jerry Wexler ha sempre sognato il momento in cui il grande pubblico sarebbe stato pronto per una registrazione di Aretha in chiesa. Quel momento è giunto ora e mi chiedo se la popular music sarà più la stessa." Aretha Franklin continuerà a incidere nuovi dischi (il successivo—Hey Now Hey—fu prodotto da Quincy Jones) ma niente sarà più come prima.

Foto dall'archivio della Rock & Roll Hall of Fame.

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