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Il marziano del jazz - Vita e musica di Eric Dolphy

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Il marziano del jazz - Vita e musica di Eric Dolphy

Di Claudio Sessa

2006

Luciano Vanni Editore - 125 pp. - 15 euro

A più di quarant'anni dalla morte, la bibliografia su Eric Dolphy rimane ancora sorprendentemente scarna, incentrandosi quasi essenzialmente sulla biografia di Vladimir Simosko integrata per la parte discografica da Barry Tepperman.

Questa, che possiamo chiamare alla fine una "anomalia", è stata negli anni parzialmente compensata dallo svilupparsi del ricco sito curato da Alan Saul e da molte testimonianze - anche europee - sulla vita e la figura del grande polistrumentista, alcune delle quali sono parzialmente documentate dal volume che contiene gli atti del convegno Tender Warrior - L'eredità musicale di Eric Dolphy, tenutosi durante il Festival di Sant'Anna Arresi del 2004.

In questo quadro va ora a inserirsi, molto atteso e benvenuto, Il marziano del jazz - Vita e musica di Eric Dolphy, scritto da un giornalista e critico di grande acume analitico come Claudio Sessa e pubblicato - con layout un po' spartano - da Luciano Vanni Editore.

Sessa, che negli ultimi anni ha progressivamente focalizzato il proprio lavoro su Dolphy attraverso tappe successive come la trasmissione "Fuochi" di Radio3 e i convegni di San Vito al Tagliamento e quello già citato di Sant'Anna Arresi, sceglie di non seguire le vicende del jazzista in modo lineare e cronologico, ma le raggruppa in densi capitoli che, a partire dalla produzione ufficiale come leader si inoltrano progressivamente a esplorare le innumerevoli collaborazioni in cui Dolphy fu coinvolto nell'arco della sua breve e fulminante carriera.

Sebbene possa disorientare inizialmente il lettore che non sia particolarmente aduso alle vicende dolphiane, questa struttura del libro ha il grande pregio di condensare i tanti temi che una figura musicalmente così ricca suggerisce secondo tappe che permettono all'autore di mettere in evidenza quello che più gli preme: la straordinaria unicità della figura di Dolphy, la sua trasversalità, il pionieristico approccio al polistrumentismo, la radicalità di un linguaggio che viene spesso appiattito alla categoria del free e che invece ha delle caratteristiche di assoluta originalità, specie nella dialettica con la tradizione jazzistica.

Il grande merito di Sessa è quello di non indulgere in agiografie - seppur suggestive - e invece di privilegiare un'analisi che partendo dai dischi, mette progressivamente in luce le varie caratteristiche di questa unicità di cui si diceva. In particolare il rapporto con Mingus e Coltrane, il ruolo che queste due esperienze hanno avuto nella maturazione della musica di Dolphy [e ovviamente anche il contrario!] viene tratteggiato con invidiabile essenzialità e sono piuttosto illuminanti anche i dati che puntualmente l'autore enuclea dalla discografia, in particolare il rapporto tra repertorio e strumento.

Il marziano del jazz - Vita e musica di Eric Dolphy diviene così uno strumento utilissimo e anche una lettura godibile per comprendere al meglio la figura del polistrumentista californiano.

Resta forse - ma qui le responsabilità dell'autore ci sembrano comunque limitate - una perplessità di fondo sulla "dimensione" del libro: collocandosi per numero di pagine e per "concezione" in una via di mezzo tra il manualetto rapido e l'analisi musicologica più voluminosa e approfondita, c'è sempre il rischio che il lavoro risulti troppo specifico per il neofita e magari lasci l'appassionato più evoluto con il desiderio che l'analisi sia ancora più articolata.

Ma in un'editoria italiana per la quale sembrano esistere solo o le grandi biografie o le innumerevoli [e del tutto arbitrarie, oltre che spesso compilate da autori di competenza vaga] "guide ai migliori 100, 500, 1000 dischi jazz", l'acuta presenza di un libro come questo suona già come un gigantesco passo avanti e si esce dalla lettura con la solo apparentemente contraddittoria sensazione di avere tutto molto più chiaro e al tempo stesso essere ancora più curiosi!

Consigliato!

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