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Giovanni Maier: 5 album tra contrabbasso e violoncello, improvvisazione e standard
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Live in Pisa
Fonterossa Records
Tra i suoi più recenti lavori c'è Live in Pisa, un duo con il sassofonista contralto Tobia Bondesan, registrato nel luglio 2022 nella città toscana in occasione della sesta edizione del Fonterossa Day e uscito l'anno successivo per Fonterossa Records. Tre quarti d'ora di musica perlopiù della penna dei due protagonisti, conclusa da un classico di Ornette Coleman, la cui presenza aleggiava nelle precedenti atmosfere dell'album.
I primi due brani, del sassofonista, sono lente narrazioni, quasi prive di temi dominanti e sviluppate in contrappunto, così da lasciare ampio spazio espressivo ai due protagonisti: di Bondesan spiccano il suono rotondo e la prontezza nell'accentazione delle articolazioni, ma anche la tendenza ornettiana a far calare le note espressivamente; di Maier invece spicca il nitore del pizzicato, la profondità della cavata e del suono. "Mr Pip," del contrabbassista, s'impenna al centro con un riff minimale ripetuto e modificato, con Bondesan che qui richiama Tim Berne e Maier che ha modo di far risuonare le corde con una profondità sorprendente. Di Bondesan è "Lo Ziro," di nuovo una narrazione nella quale Maier a un certo punto si avventura in passaggi cameristici all'archetto che ne cambiano l'atmosfera e aprono lo spazio per un sontuoso assolo sul registro più basso dello strumento. Splendido il dialogo tra i due, che conclude il brano.
"Grandi speranze," di Maier, è una solenne prolusione del contrabbasso pizzicato, accompagnata dal contralto con soffi, rumori e armonici. La conclusiva "Lonely Woman," infine, è non solo un omaggio a un artista che è stato per entrambi una grande fonte di ispirazioni, ma anche una sorta di sintesi della musica precedente. Lo splendido brano di Ornette viene esplorato in varie direzioni, modificato, temporaneamente abbandonato fin dall'introduzione ci si muove su territori liminali, con il tema che spunta fuori solo al terzo minuto e poi ripreso, forzandolo, drammatizzandolo, smontandolo e rimontandolo. Conclusione eccezionale di un lavoro davvero notevole.

Sparks
Palomar Records
Il trio Jaz Drevo, con gli sloveni Cene Resnik ai sassofoni e Boris Janje al contrabbasso, è una formazione a cui Maier si dedica già da qualche anno, che gli consente di mettersi alla prova nell'improvvisazione con il violoncello e che ha già al suo attivo altri album. Sparks, uscito per Palomar nel 2024, è stato registrato a Nova Gorica nel maggio 2023 e vede la formazione all'opera per poco meno di quaranta minuti suddivisi in undici brani. Musica libera, nella quale la centralità di Resnik è incorniciata dai due archi, che si scambiano nell'offrire spinta ritmica e nell'intrecciare i fraseggi con quelli del sassofonista.
Più eterei e spumeggianti i brani in cui Resnik è al soprano l'iniziale "Broader Wiew," ove Janje spinge con il pizzicato e Maier s'insinua con l'archetto, "Maps," ove entrambi accompagnano lo svolazzare dell'ancia con il pizzicato , più drammatici e intensi quelli nei quali è al tenore come nello scuro "Old Mixtape," dove i cambi di registro del sax sono sottolineati dalle due linee delle corde archettate, o nel conclusivo "Short Movie." Notevolissimi "Lazy Yesterday," per metà un vivacissimo duetto tra i due archi sul quale poi entra con fraseggi espressivi il soprano di Resnik, e "Room for Wawe," ove l'iniziale duetto degli archi è al pizzicato e l'intervento del soprano è nervoso e aggressivo.

Passaggi Paralleli
Palomar Records
Maier è ancora al violoncello in Passaggi Paralleli, in duo con il flautista Massimo De Mattia, amico e antico collaboratore. Il disco, uscito per la Duo Series di Palomar, presenta oltre cinquanta minuti di musica in nove parti numerate ma senza titolo, improvvisata con una modalità di fondo che la rende decisamente particolare. Pur nella varietà degli scenari attraversati, infatti, i due si muovono in larga misura in contrastante contrappunto, realizzato giocando ora sui timbri, ora sul registro, ora sulla dinamica, ora sulla lunghezza di note o frasi.
Così "Untitled #1" è una libera narrazione del flauto sospinta dal pulsare ritmico del violoncello pizzicato, mentre in "Untitled #3" il flauto avanza con note lunghe e accompagna il violoncello che canta, ancora in pizzicato; in "Untitled #6" Maier passa all'archetto, sul registro basso, per dialogare con i toni alti del flauto, prima energicamente, poi in progressivo diradarsi. Ma le tracce migliori sono forse le due più lunghe: in "Untitled #5" gli stilemi si mescolano e i due strumenti incrociano le loro linee quando Maier passa all'archetto, per poi tornare a contrappuntarsi quando De Mattia gioca a tempo lento con gli armonici e il violoncello risponde con arpeggi sul registro più basso; in "Untitled #7," invece, il flauto si distende e disegna linee aeree mentre il violoncello, con l'arco, ora lo incita con strappi dai toni profondi, ora lo affianca legandosi a lui con linee nervose, tessendo una trama morbida e cangiante, ma anche densa ed espressiva, che abbraccia l'ascoltatore.

Scamáche
Palomar Records
Registrato a Pordenone nell'ottobre del 2023 e uscito l'anno successivo, Scamáche vede stavolta Maier al contrabbasso, affiancato da Efrem Scacco alla chitarra elettrica e da Igor Checchini alla batteria. Il programma è interamente dedicato a composizioni del periodo free, con brani di Ornette Coleman, Eric Dolphy, Steve Lacy e Donald Ayler, oltre a uno di Checchini, il cui materiale viene trattato, per così dire, "al contrario," cioè seguendo modalità abbastanza tradizionali esposizione del tema, improvvisazioni, richiamo del tema ma anche attraverso forme piuttosto originali. Tra queste risalta il contrasto tra il lavoro svolto dal chitarrista, che frantuma spigolosamente i temi e agisce sui toni acuti, e quello di Maier, che invece rimane sul piano lirico e fa risuonare i suoni scuri, anche usando l'archetto in modo spesso drammatico. Singolare l'apporto di Checchini, che alterna momenti in cui accompagna con suoni quasi impercettibili, a là Paul Motian, ad altri in cui è invece presente con più decisione, innestandosi tuttavia nella tessitura complessiva.
In un'ora di musica molto coerente e tutta di alto livello vanno segnalate l'iniziale "Trikles," di Lacy, per il modo in cui viene "smontata" la sghemba architettura del brano originale, la conclusiva "Sadness," uno dei brani più toccanti e trascurati di Ornette, per l'eccellente modo in cui ne viene resa la drammaticità pur in assenza di una voce lacerante com'è nell'originale il sax, e "War Orphans," ancora di Ornette, che in qualche modo sintetizza le forme espressive usate nell'intero disco e il modo in cui i tre dialogano tra loro.

Darn That Song
Palomar Records
L'ultimo album che documentiamo, Darn Than Song, è realizzato da un classico piano trio, nel quale accanto a Maier, di nuovo al contrabbasso, sono Giorgio Pacorig al pianoforte e Francesco Vattovaz alla batteria. Il titolo, che parafrasa il titolo del notissimo brano d'apertura, "Darn That Dream," richiama anche il suo programma: una serie di standard, che il trio reinterpreta anche stavolta "al contrario," ovvero portando sulla via del free dei brani invece appartenenti al mainstream. Qui le composizioni perlopiù non vengono frazionate nelle loro componenti ritmico-melodiche, bensì si dilatano con il rallentamento dei tempi, che permette improvvisazioni sui temi così libere da farli scomparire e poi riapparire a momenti, come lampi. Fa eccezione la monkiana "Off Minor," in cui soprattutto la batteria ma anche il piano, accentuando le spigolosità originali, e il contrabbasso, cantando e distorcendo il tema con l'archetto frammenta il tema sottolineandone gli elementi ritmici e riproponendoli in molteplici variazioni.
Altrove i tre, pur costantemente memori degli elementi tematici, spesso li prescindono muovendosi in un dialogo paritetico che talvolta li fa scomparire all'ascolto (è il caso della sorprendente "Solar," o dell'introduzione di "'Round Midnight"), mentre altrove li variano a ripetizione, ma sempre in modo pacato e riflessivo (come esemplarmente in "Nardis" e "Blue in Green"), su tempi lenti che permettono da un lato all'ascoltatore di assorbire il complesso universo armonico, dall'altro di valorizzare i timbri e le qualità strumentali dei musicisti: l'eclettismo stilistico e l'abilità nel dargli unità di Pacorig; il controllo dinamico e le capacità coloristiche di Vettovaz, che spesso stria la scena con improvvise pennellate; il suono profondo e nitido del contrabbasso di Maier, che ora lascia vibrare le corde nel dialogo con il piano, ora drammatizza con l'archetto anche producendo suoni alterati. Un suono che qui più che negli altri lavori può essere apprezzato in tutta la sua autorevolezza e duttilità.
Liste dei brani e musicisti
Live in PisaBrani: Jungle Ballad; Diciotto, diciannove, venti; Mr. Pip; Lo ziro; Grandi Speranza; Lonely Woman.
Musicisti: Tobia Bondesan: sax contrato; Giovanni Maier: contrabbasso.
Sparks:
Brani: Broader Wiew; Someone New; Is This a Ballad?; Calm Abyss; Maps; Old Mixtape; Private Limit; Lazy Yesterday; Room for Wave; All Into; Short Movie.
Musicisti: Giovanni Maier: violoncello; Cene Resnik: sax soprano e tenore; Boris Janje: contrabbasso.
Passaggi Paralleli
Brani: Untitled #1; Untitled #2; Untitled #3; Untitled #4; Untitled #5; Untitled #6; Untitled #7; Untitled #8; Untitled #9.
Musicisti: Giovanni Maier: violoncelo; Massimo De Mattia: flauti.
Scamáche:
Brani: Trickles; Out to Lunch-Extrema Meditatio-Prophet John; War Orphans; Lonely Woman; Straight Up and Down; The Empty Foxhole; Sadness.
Musicisti: Efrem Scacco: chitarra elettrica; Giovanni Maier: contrabbasso; Igor Checchini: batteria.
Darn That Song
Elenco dei brani: Darn That Dream; I Love You; If You Could See Me Now; Solar; She's Funny That Way; Nardis; Off Minor; 'Round Midnight; Blue in Green; I Can't Get Started.
Musicisti: Giorgio Pacorig: pianoforte; Giovanni Maier: contrabbasso; Francesco Vattovaz: batteria.
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