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Free Jazz and Free Improvisation
Tod Jenkins
Greenwood Press
(2004)
Due volumi, 468 pagine
Compilare un'enciclopedia interamente dedicata a Free Jazz e Free Improvisation è impresa che si presenta da subito come complessa, controversa e ricca di tranelli, tutti elementi che non sembrano avere spaventato il giovane Todd Jenkins, autore di due volumi intitolati per l'appunto Free Jazz and Free Improvisation e pubblicati dalla Greenwood Press.
In quasi cinquecento pagine l'autore ha cercato di organizzare per lemmi un gigantesco who is who che parte dal free storico per giungere agli improvvisatori e musicisti elettronici più recenti, anche europei, introducendo il tutto con due rapidi saggi, il primo sulla natura della musica free e il secondo ad affrontare un veloce excursus storico delle musiche in questione.
Una prima domanda già si affaccia alla mente del lettore - che pur non può celare una istintiva simpatia per l'autore di questa titanica e appassionata impresa: a che può servire, in un'epoca dominata da internet [con la conseguente sempre maggiore reperibilità di informazioni] imbarcarsi nella fatica di compilare un'enciclopedia e pubblicarla in un formato [due volumi distinti dotati di una pesante rilegatura] scomodo che presumiamo anche abbastanza costoso - la copia in nostro possesso non riporta il prezzo - anche tenendo conto che una parte consistente delle voci trattate è tutt'altro che "chiusa" o definitiva?
Beh, si può sperare ad esempio nella particolare "cura" delle singole voci, quell'attenzione che nella babele del web rende magari difficile l'omogeneità della qualità informativa. Ma anche qui si rimane ahinoi presto delusi: le voci sono ovviamente di lunghezza molto variabile, si passa da poche righe alle diverse pagine dedicate a nomi come Ornette Coleman o John Coltrane, non è che ci debba essere una necessaria corrispondenza tra "lunghezza" e "importanza", ma si ha talvolta la sensazione che l'approfondimento o meno di una voce dipenda più dalla quantità di informazioni che Jenkins ha sottomano che non da un lavoro metodologico serio.
Un esempio? Matthew Shipp ha quattro volte lo spazio dedicato a George Lewis, godendo di ampi dettagli biografici, addirittura di recensioni di un paio di dischi, mentre il povero trombonista si accontenta di una quindicina di righe riassuntive.
Sconcertante è l'assenza di criterio anche per i dati più semplici: i più fortunati vedono il proprio nome accompagnato da luogo e data di nascita precisa, altri si vedono riportato magari solo luogo e anno, alcuni solo il luogo e altri solo l'anno, alcuni proprio nulla! Qui non si tratta di pignolerie: se si sceglie un criterio lo si usa sempre oppure se ne sceglie un altro.
Lo stile dell'enciclopedia è diseguale, a voci trattate con tono asciutto e impersonale se ne alternano altre - evidentemente quelle che all'autore sono più care o familiari - ampiamente discorsive e parziali, in cui fa capolino anche uno stile che tradisce la natura dell'appassionato più che quelle del professionista.
Le perplessità a questo punto sono già sufficienti che il "giochino" della ricerca delle imperdonabili omissioni [immancabile tiro al bersaglio ad ogni uscita di dizionario o enciclopedia musicale] diventa piuttosto superfluo ed è quasi il meno: certo l'assenza - che è già stata notata anche da altri commentatori - di Steve Swell [ma c'è Hans Tammen] o quella di Gino Robair non sono proprio delle sviste da poco!
Così come sono errori piuttosto marchiani attribuire ad esempio al giovane Sun Ra una militanza nella fantomatica orchestra di Erskine Caldwell [scrittore!] invece che nella big-band di Erskine Hawkins. Altri ce ne sono, anche simpatici, ma non è il caso di infierire.
Che dire in definitiva? Spiace che l'autore abbia speso tanto tempo a lavorare ad una pubblicazione la cui utilità risulta fortemente limitata da tanti fattori: spiace ancor più perché lo stesso lavoro, magari condiviso su internet con filosofia wiki, avrebbe portato a una rapida correzione degli errori e a una integrazione continua, un aggiornamento che avrebbe fornito un ricco strumento ai tanti interessati.
Beh, magari si è ancora in tempo, no?
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