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Federica Michisanti alla Città del Teatro di Cascina

Federica Michisanti alla Città del Teatro di Cascina

Courtesy Benedict Munz

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Federica Michisanti Quartet
Città del Teatro
FLUX
Cascina
28 novembre 2024

A quasi un anno di distanza dalla sorprendente ma meritata tripletta di premi nel Top Jazz del mensile Musica Jazz, la compositrice e contrabbassista romana Federica Michisanti (clicca qui per leggere l'intervista che le abbiamo fatto a inizio anno) ha portato il suo prestigioso quartetto italo-francese alla giornata conclusiva della rassegna FLUX, organizzata da Toscana Produzione Musica presso la Città del Teatro di Cascina, nei pressi di Pisa.

La serata prevedeva in realtà due concerti: quello d'apertura aveva visto in scena Emem, il trio di Simone Graziano a pianoforte e tastiere elettroniche, Francesco Ponticelli al basso elettrico e Marco Frattini alla batteria, qui al secondo concerto assoluto e che ha pienamente convinto il pubblico con la sua musica intensa, paritetica e ipnotica, riguardo alla quale rimandiamo a quanto da noi scritto in occasione del loro precedente concerto alla Sala Vanni di Firenze, solo due settimane prima.

Il quartetto di Michisanti era al completo e ha ovviamente riproposto le musiche del pluripremiato Afternoons: quindi musica tipicamente cameristica, ampiamente scritta ma con spazi di libertà per i magnifici interpreti, dal suono fondamentalmente acustico e tuttavia screziato di elettronica (e non solo) da quel geniale guastatore che è Michele Rabbia, il cui ruolo è emerso dal vivo più quanto non apparisse nella registrazione. Ciò grazie sia alla percezione visiva, che rendeva conto dei suoi interventi anche nei momenti in cui, pur importanti, erano acusticamente "mascherati" dai suoni lirici dei compagni, sia alla maggiore ampiezza dei brani, che garantiva più libertà agli interventi solistici —nel caso di Rabbia, in particolare, un'introduzione elettronica solitaria e piuttosto lunga, assente nel disco.

Proprio la maggiore apertura all'improvvisazione delle parti scritte —alla quale si aggiungeva con ogni probabilità la crescita dell'intesa tra i musicisti —ha permesso momenti di grande libertà anche per gli altri tre protagonisti, con la leader autrice di alcuni notevolissimi assoli —ma spettacolare, nel suo caso, è osservare il modo in cui dirige la musica con gli sguardi e, soprattutto, con gli attacchi del proprio strumento —e Louis Sclavis che ha da par suo giganteggiato ai clarinetti. Ma su tutti, a parer di chi scrive, si è in quest'occasione elevato Vincent Courtois, che con il suo violoncello ha non solo sostenuto la musica del gruppo e duettato magnificamente ora con Sclavis, ora con Michisanti, ma si è soprattutto prodotto in alcune improvvisazioni esplosive —termine che non è usuale usare per uno strumento come il violoncello —e di un'espressività straordinaria: musicista sopraffino, la cui performance valeva da sola il prezzo del biglietto.

Complessivamente, si è trattato di un concerto di livello assoluto, con passaggi entusiasmanti ora per intensità, ora per precisione degli stacchi, ora per la bellezza dei suoni. E questo nonostante che i musicisti arrivassero da un viaggio lungo e tormentato (la sera precedente avevano suonato in Lussemburgo e il doppio volo aereo era stato massacrato dai ritardi): ma il pubblico se n'è forse accorto dai loro volti un po' "tirati," perché la musica non ne ha in alcun modo risentito, ed è infatti stata apprezzata con molto calore. Quando si ama la musica e la si suona con lo stesso spirito, anche gli inconvenienti e la fatica si fanno da parte. Chapeau!

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