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Emem, esordio di un nuovo piano trio a A Jazz Supreme

Emem, esordio di un nuovo piano trio a A Jazz Supreme

Courtesy Luca Segato

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Emem
Sala Vanni
A Jazz Supreme—Musicus Concentus
Firenze
11 ottobre 2024

La seconda data stagionale della rassegna A Jazz Supreme vedeva l'esordio assoluto di Emem, un nuovo piano trio composto da Simone Graziano al pianoforte, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Marco Frattini alla batteria. La formazione era alla prima uscita dal vivo dopo un lungo lavoro in studio, durato quasi un anno, nel corso del quale ha messo a punto un repertorio a partire da materiali scritti, perlopiù del pianista, che hanno però subito una progressiva rielaborazione collettiva —fatta di prove, registrazioni, riascolti, discussioni, modifiche, nuove registrazioni, e così via —che ne ha mutato faccia e struttura. Una modalità realizzativa inusuale, che ha però consentito non solo una profonda assimilazione dei materiali, ma soprattutto la concreta presenza di ciascun elemento del gruppo in tutta la produzione musicale. Cose che hanno inciso sull'identità del trio, paritetico in misura che è raro trovare, e sulla qualità della musica che si è potuta ascoltare fin da quest'esordio.

La cifra del trio, con Graziano che agiva anche al Fender Rhodes e all'elettronica, è apparsa molto moderna: composizioni originali dalle strutture complesse e frammentate; fasatura variabile della leadership, con ciascun membro che prendeva alternativamente la scena; marcato dinamismo, con numerosi brani dal crescendo narrativo; equilibrato e non manieristico uso dell'elettronica; ritmi e modalità espressive a cavallo tra la tradizione e la contemporaneità. Tratti che si sono potuti cogliere fin dal primo brano, aperto da suoni elettronici campionati, proseguito con un lavoro sulla timbrica del piano, "preparato" e in parte suonato direttamente sulle corde, e poi portato avanti in un intenso e magnetico crescendo dinamico che trasportava l'ascoltatore all'interno del flusso musicale.

Sebbene quest'identità musicale abbia poi caratterizzato l'intero concerto, non sono in seguito mancati momenti significativamente diversi, con tempi e dinamiche meno intensi, oppure con un'evocatività spaziale dal gusto quasi nordeuropeo, o ancora con un maggior peso dell'elettronica, quasi a mostrare le diverse facce di una musica comunque sempre caratterizzata da una forte narratività, sebbene mai direttamente lirica e a momenti virtuosamente tortuosa. In questo modo di costruire le tessiture hanno colpito gli specifici apporti dei singoli: Graziano ha ripreso e adattato alla formazione certe sue recenti ricerche sulla tastiera, di tipo sia timbrico —la preparazione del suono attraverso l'applicazione di oggetti sulle corde o l'interazione tra acustica ed elettronica —sia stilematico —frequenti i passaggi minimalisti, gli improvvisi e inattesi cambi di approccio allo strumento, l'alternanza degli strumenti —; Ponticelli, esclusivamente impegnato al contrabbasso, ne ha fatto un uso molto versatile, prendendosi ampi spazi —tutto sommato inusualmente—non tanto per esibirsi in assoli "tematici," bensì per caratterizzare con il suono del contrabbasso il brano o parte di esso; Frattini, infine, ha preso in tutto il concerto un unico assolo relativamente tradizionale, ma ha invece "cucito" costantemente le invenzioni dei compagni con il suo drumming disciplinatamente articolato, legando il suono complessivo piuttosto che tenere il tempo.

Ne è scaturito un concerto molto bello e coinvolgente —la Sala Vanni era praticamente piena, anche di moltissimi giovani, e tutti hanno tangibilmente apprezzato —ma soprattutto decisamente originale, risultato non facile da raggiungere per una formazione inflazionata e dalla storia ricchissima qual è il piano trio. Stando alle comunicazioni dei protagonisti, una testimonianza registrata non dovrebbe tardar troppo a essere pubblicata.

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