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Erik Friedlander Broken Arm Trio
ByAssociazione culturale "JazzOn"
Certo, leggendo la locandina dell'evento, l'accostamento violoncello - contrabbasso puo' incuriosire positivamente o far storcere il naso, ma francamente basta un secondo di musica per far dimenticare la questione.
Se è vero che il nome del trio rievoca le condizioni che portarono Oscar Pettiford a suonare il violoncello e ad incidere un disco ad esso dedicato (My Little Cello con Mingus al contrabbasso!) è anche vero che durante l'esibizione non si ha la sensazione che Erik Friedlander voglia (ancora) dimostrare qualcosa e il concerto corre via piacevolissimo, un brano dietro l'altro, lasciando tutti soddisfatti.
Cantabile, aggressivo, malinconico e gioioso il violoncello di Erik mette in luce un musicista che, con grande esperienza e maestria tecnica, si mostra anche un ottimo leader in grado di stare sulla scena con grande equilibrio.
Al prevalente pizzicato alterna talora l'uso dell'archetto, quanto basta per sottolineare la versatilità dello strumento e per spezzare la continuità timbrica e anche ritmica che potrebbe affaticare l'orecchio. Nelle sue composizioni a momenti di grande lirismo che culminano forse nel brano in solo affianca momenti swinganti o battute più tese e incalzanti.
Senza sviscerare forzatamente tutte le caratteristiche dello strumento, come potrebbe voler fare un compositore di musica colta, Friedlander fa venir fuori l'anima dello strumento che apre ad interessanti scenari. Il timbro un po' malinconico del violoncello lascia la possibilità di estendersi in contesti frenetici e burrascosi senza diventare freddi e cerebrali, mantenendo invece calore ed espressività. Mettendo in luce senza ostentarle l'importanza delle microvariazioni tonali e timbriche che lo strumento permette, oltre ad offrirci un contesto più ricco, il leader ci avvicina a volte ad forme di espressione orientali ed africane con naturalezza e spessore non comuni.
A questo mondo complesso ed allargato ha risposto molto bene, rilanciando, il batterista Mike Sarin, sempre più versatile ed intelligente, che nelle sue escursioni fantasiose riesce a mantenere delicatezza e controllo anche sui suoni in saturazione.
Egregio il lavoro dell'eclettico Trevor Dunn al contrabasso che con un ruolo meno in primo piano ha giustamente accompagnato i compagni con linee essenziali ed efficaci.
Lodevole infine l'italiano di Friedlander che con simpatia ha anche lanciato un applauso meritato al presidente dell'associazione organizzatrice "JazzOn".
Foto di Ignazio Prignano
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